Top e Flop, i protagonisti di sabato 8 marzo 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 8 marzo 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 8 marzo 2025.

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TOP

PAPA FRANCESCO

(Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Ha voluto far sentire la sua voce al mondo, e lo ha fatto nel momento di maggior sofferenza della sua esistenza terrena. Papa Francesco proprio non ci riesce, a smentire una carica di umanità che va bel oltre il suo mandato massimo sul Soglio di Pietro. Quello che è passato dell’audio messaggio in spagnolo inviato ieri dal Pontefice ai fedeli, anzi, “Urbi et Orbi”, è un messaggio chiaro.

La Via è mostrare al mondo la fragilità dell’uomo e l’accettazione della sofferenza…. Una cosa che non si nasconde, che non abbisogna di tare tecniche. E che non ha nessuna forza se non quella gigante della sofferenza di chi la fa unita alla grandezza del ruolo che occupa nel mondo.

Un ruolo che si fa piccolo, ed Immenso. Perché Papa Francesco ha voluto dire al mondo che ognuno ha la sua Croce da portare. E che tutti siamo chiamati ad accettarne il peso non senza dolore. E non senza rammarico. Ma con la consapevolezza che anche il più grande dei sovrani diventa l’ultimo degli uomini quando è posto di fronte alla sue finitezza.

Un re senza trono

E la grandezza del Cristianesimo sta tutta qua, in questo angolo rincantucciato di riflessione in un oceano di spregiudicato cinismo. Il mondo è in guerra? L’ultima delle vittime è nostro fratello. La minaccia nucleare incombe? Nessuno pensi che esistono privilegiati che nel suo nome possono usare le parole bieche della crassa indifferenza.

Ringrazio di cuore per le vostre preghiere per la mia salute dalla Piazza, vi accompagno da qui. Che Dio vi benedica e che la Vergine vi custodisca. Grazie”.

Queste la parole di un sovrano che non ha troni, ma che ha solo la grandezza di un Trono più alto da testimoniare. Ieri dopo il suo ricovero al Gemelli, non è stato diffuso alcun bollettino: “In considerazione della stabilità del quadro clinico il prossimo bollettino medico verrà diffuso nella giornata di sabato”.

Ed oggi tutti aspettano con trepidazione di sapere come sta Francesco, anzi Bergolio, magari il Papa. Ma soprattutto un uomo buono.

Ecco l’uomo.

PIERLUIGI SANNA

Pierluigi Sanna

Dipendesse da me farei una sola e semplice riforma: abolirei tutte le riforme fatte dal 1948 in poi: via la Prima Repubblica”. Agile, spigliato, rapido nel pensiero e concreto nell’azione, soprattutto coraggioso nel declinare il suo pensiero politico nonostante spesso non sia omologato. Il sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna, vicesindaco della Città Metropolitana di Roma, con la sua generazione ha nulla da spartire.

Sembra uscito da una porta spazio – temporale che lo ha portato qui direttamente dalla stagione dei Sindaci che caratterizzò il centrosinistra negli anni Novanta quando elesse Francesco Rutelli a Roma, Antonio Bassolino a Napoli, Massimo Cacciari a Venezia, Valentino Castellani a Torino. Con loro condivide una evidente capacità di amministrare il suo territorio, unita ad una non comune abilità nel coinvolgere in maniera trasversale, soprattutto possiede una visione politica profonda e solida. Come ha dimostrato l’altra sera intervenendo alla trasmissione A Porte Aperte su Teleuniverso.

Enfant Prodige
Pierluigi Sanna. Foto © Stefano Carofei / Imagoeconomica

Al punto che il Partito Democratico ora è ad un bivio. Impallinarlo dopo averlo avvelenato (come sta facendo da anni per ogni figura emergente della sua classe dirigente) o spianargli la strada. La cosa più salutare sarebbe la prima: perché Pierluigi Sanna è dotato di una corazza e di un antidoto sviluppati da quella massa immensa di voti con i quali è stato rieletto sindaco di Colleferro nel Duemila totalizzando una percentuale del 75% superando i 9mila voti personali. In una città che eleggeva sindaci di centrodestra.

Non si tratta di un fenomeno locale. Nella corsa per diventare vice di Roberto Gualtieri nella guida della Città Metropolitana di Roma (l’ex Provincia di Roma) ha preso ben 122 voti tra gli amministratori chiamati alle urne. Già lì ci fu chi provò ad impallinarlo, lui con disinvoltura schivò e sorrise: non è con il rancore che si costruisce.

Tra poco scade il suo secondo mandato: «speriamo che facciano una riforma, io il sindaco lo farei a vita se gli elettori continuassero a votarmi». Ma la riforma non ci sarà. È chiaro allora che qualche altra cosa punterà a fare.

Danie’ c’è posto?
Daniele Leodori (Foto: Alessandro Amoruso © Imagoeconomica)

Nel Pd c’è chi lo vede bene in un ruolo. Già occupato. A fare il frontman Pd nel Lazio c’è Daniele Leodori, altro abilissimo amministratore che le ossa se l’è fatte in un municipio come Zagarolo indossando la fascia di sindaco ed amministratore provinciale prima di compiere il balzo in Regione. Se Daniele Leodori metterà nel mirino lo scranno che fu del suo maestro Bruno Astorre a Palazzo Madama, l’abilità di Pierluigi Sanna sarà quella di essere parte d’un nuovo equilibrio regionale: tale da consentirgli di avere una sua dimensione e rivendicare il ruolo oggi tenuto nel Lazio da Daniele Leodori: Segretario regionale del Pd e battistrada nella corsa verso la Regione.

Non sarà facile. Come il presidente Pd del Lazio Francesco De Angelis anche Pierluigi Sanna si è allontanato dall’orbita di Rete Democratica (la potentissima componente romana di Claudio Mancini). E lo ha fatto nello stesso periodo: le scorse Europee. Per compiere le stesse scelte: appoggiare il sindaco di Firenze Dario Nardella e non il sindaco di Pesaro Matteo Ricci indicato dalla camponente.

La lezione di Frosinone
Francesco Rocca

C’è una lezione che viene da una piazza elettorale complicata come Frosinone. Lì il centrosinistra elegge sindaci quando ha il coraggio di candidare personaggi vincenti (ma se lo fai poi ti ritrovi tra i piedi qualcuno che pretende legittimamente di dire la sua) e che siano trasversali. Cioè apprezzati anche dal fronte avversario. Così fu per Domenico Marzi, così potrebbe essere per Pierluigi Sanna in chiave regionale.

Nei giorni scorsi il Governatore Francesco Rocca ha detto che si ricandiderà in Regione: in genere significa l’esatto contrario e che si accomoderebbe volentieri in Parlamento. Amministrare logora.

Su una coalizione guidata da Pierluigi Sanna sarebbero pronti a scommettere molti centristi attualmente accasati nel centrodestra. Esattamente come stava accadendo quando sembrava che il candidato Dem dovesse essere Daniele Leodori poi impallinato per piazzare Alessio D’Amato nel nome di un progetto di respiro cortissimo. Inoltre, se le elezioni dovesse anche vincerle, i primi a festeggiare sarebbero gli sconfitti perché ne conoscono le capacità di dialogo trasversale e sanno benissimo che non verrebbero marginalizzati.

L’orizzonte che cambia
Pierluigi Sanna

La Realpolitik ha creato negli ultimi anni un terreno sempre meno estremizzato sui territori. Come dimostrano le vicende di Ferentino, Sora, Veroli ed ora anche Frosinone: tutti centri con oltre 15mila abitanti nei quali centrosinistra e centrodestra governano insieme nel nome di un comune progetto amministrativo. Ma senza contaminazioni politiche.

Ragionamento inaccettabile per una generazione, realisticamente già attuato dalla nuova e senza nemmeno grosse difficoltà in nessuno degli esempi citati. L’impiego di Pierluigi Sanna su un fronte più ampio di quello colleferrino rappresenta una sfida cruciale per il Partito Democratico del Lazio. Perché sarebbe la possibilità di un concreto rinnovo affidato all’esperienza solida di chi ha amministrato i territori. Resta al Partito Democratico dire se intende farlo o preferisce subire quel cambiamento.

L’uomo nuovo.

NICCOLO’ SACCHETTI

Niccolò Sacchetti

Riconfermato. Per acclamazione. L’insediamento del nuovo CdA del Consorzio di Bonifica Litorale Nord di Roma guidato dal presidente Niccolò Sacchetti è la dimostrazione che il processo di riconversione dell’ente sta funzionando. Soprattutto è sempre più chiara la nuova mission dei Consorzi: hanno cessato di essere dei semplici gestori di acqua per l’agricoltura aprendo e chiudendo i rubinetti, per diventare la linea del fronte contro i cambiamenti climatici ed i disastri ambientali. Non a caso l’assessore regionale all’Agricoltura Giancarlo Righini nei giorni scorsi ha detto che se non si interviene in maniera radicale, entro trent’anni nel Lazio le coltivazioni e gli allevamenti saranno scomparsi.

Con gli stivali sul terreno
I lavori di Anbi Lazio

Nel suo discorso di insediamento, il presidente Niccolò Sacchetti ha evidenziato questo cambio di pelle e di passo. Prima della trasformazione, il Consorzio di Bonifica Litorale Nord era commissariato, con un bilancio in grande sofferenza, debiti verso le imprese esecutrici dei lavori e sette ruoli consortili non emessi. Situazioni molto critiche e un catasto fermo al 2002 rendevano la situazione molto vicina al baratro. Oggi il Bilancio è risanato, sono stati inviato i ruoli non emessi, aggiornato il catasto di Roma, restituito l’acquedotto di Ostia al Comune di Roma e stipulato una nuova convenzione con Aeroporti di Roma, trasformando le relazioni in una collaborazione attiva per la salvaguardia idrogeologica del territorio.

A proposito di Adr, Sacchetti ha annunciato la nascita di un tavolo tecnico di confronto permanente. Si occuperà delle attività di salvaguardia del perimetro e della zona aeroportuale. Inoltre è stata confermata la linea della concertazione e della sinergia tra le tre principali organizzazioni agricole: Confagricoltura, Coldiretti e CIA che hanno rimarcato il grande spirito di squadra dal quale è nata la governance dell’Ente nel 2020.

I numeri
Il Direttore Generale Andrea Renna con il presidente di Lazio Nord Niccolò Sacchetti

Il Consorzio di Bonifica Litorale Nord di Roma ha un comprensorio di 134 comuni, oltre 627.000 ettari di superficie complessiva ricadenti in 4 province, con oltre 254.000 ettari di perimetro sul quale sono organizzate opere e servizi di bonifica permanenti. Sono 23 gli impianti idrovori, 2734 Km di reticolo idrografico, 1450 km di rete in pressione attraverso 20 impianti, 2 sbarramenti ed una diga. Dei 152 dipendenti, ben 89 sono operai e oggi i lavori vengono svolti, per quanto attiene alla pulizia di fossi e canali in amministrazione diretta con operai e mezzi propri nei 603 km di corsi d’acqua con 60 mezzi d’opera, 92 mezzi di servizio ed un consumo pari ad oltre 425.000 litri di gasolio.

La replica del CdA avvenuta con il recente rinnovo dà atto del lavoro svolto: soprattutto sul fronte del cambiamento climatico. E di quell’orologio che entro trent’anni ci consegnerà un lazio profondamente diverso.

Con gli stivali sul terreno.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Ha sbagliato e per l’ennesima volta la magistratura glielo ha ricordato. E attenzione: non ci sono più scuse “governative” per invocare il claim delle toghe che si oppongono scientemente ai desiderata di chi, investito dal voto, oggi rappresenta il popolo. Questa è una favoletta che deve essere (è il caso di dire) cassata una volta per tutte.

Perché la narrazione con cui Giorgia Meloni e, nel caso di specie, Matteo Salvini, continuano a dire che c’è qualcuno dello Stato che attenta a ciò che lo Stato fa è sbagliata. E velenosa. Lo spega bene il caso Diciotti e la sentenza della Cassazione che spiega come l’allora Ministro dell’Interno prese una cappellata.

Accolto il ricorso

La notizia è di queste ore ed è Gigante, in punto di etica prima ancora che in punto di Diritto. E’ stato accolto il ricorso di un migrante eritreo che era a bordo della nave della Guardia costiera Diciotti e che non fu fatto scendere per giorni. La “Suprema” infatti, riunita in seduta a sezioni unite civili, ha accolto il ricorso di un migrante eritreo che era a bordo della nave della Guardia costiera.

Quella stessa imbarcazione che su ordine dell’allora titolare del Viminale ed oggi Ministo dei Trasporti e Vicepremier, non consentì lo sbarco. Infatti dal 16 agosto al 25 agosto 2018, nei primi quattro giorni non fu autorizzata ad attraccare in un porto italiano.

Il caso Diciotti

E, come spiega (ed un po’ “zuppianamente” gongola), Avvenire, nei successivi sei giorni, una volta permesso l’attracco nel porto di Catania, non ottenne il consenso allo sbarco sulla terra ferma. Secondo i giudici del massimo organo giurisprudenziale italiano le persone a bordo della Diciotti “dovevano sbarcare subito e quindi il danno per i migranti c’è stato, e deve essere risarcito, diversamente da quanto deciso un anno fa dalla Corte d’appello di Roma”.

C’è un’ordinanza che lo spiega e ci sono regole etiche universali che lo confermano, prima ancora di quelle marinare. La Corte “cassa la sentenza e rinvia la causa alla Corte di appello di Roma, in diversa composizione”. Perché salvare significa fare tutto il possibile per portare a terra. E non portare a terra significa e sigificò non aver fatto abbastabza per salvare.

Il cognome è una bufala.