Top e Flop, i protagonisti di venerdì 1 novembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 1 novembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 1 novembre 2024.

TOP

ITALO BOCCHINO

Italo Bocchino (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Ha scalato le classifiche e si è piazzato tra i primi posti nella speciale classifica su Amazon. Cioè quella per cui un libro viene ordinato e richiesto con lo strumento di acquisto online più diffuso e massivo del pianeta. Non è dato da poco perché “Perché l’Italia è di destra”, il libro di Italo Bocchino, è un libro divisivo. Assai.

La polarizzazione rispetto a quanto il direttore editoriale di Libero ha esposto nel suo libro è figlia di diversi fattori. Il primo è quello politico, per cui Bocchino è senza ombra di dubbio un esponente, prima attivo ed oggi concettuale, del destracentro. Esponente schierato, partigiano e, a volte, non immune da una certa dose di spigolosità empatica.

Il secondo motivo va a braccetto con il primo, ma è più “personal”. E’ quello per cui Bocchino sa essere, all’occorrenza, quello che una volta veniva definita simpaticamente “una faccia da schiaffi”.

Come irritare l’avversario
Italo Bocchino (Foto: Alessandro Amoruso © Imagoeconomica)

Chiariamo questo concetto: l’ex parlamentare e giornalista ha tutto il diritto di essere quello che è e di dire quello che pensa con i format argomentativi che sceglie. Perciò “faccia da schiaffi” è solo locuzione che indica la propensione di Bocchino a far saltare i nervi ai suoi “avversari” nella legittima dialettica politica, nulla più.

Resta il dato però per cui il personaggio è mediamente ostico. Insomma, che quando il nostro aveva deciso di scrivere un libro lo stesso potesse essere destinato a glorie editoriali non eccelse ci stava. E invece no, a riprova del fatto che spesso quello che “sente” l’universo della politica e del giornalismo non è affatto quello che percepisce e su cui regola il suo termometri emotivo il Paese. “Perché l’Italia è di destra” è stato il più letto per la saggistica e la storia politica contemporanea su Amazon a metà mese ed oggi è tra i must-have.

Ma perché è piaciuto?

La lettura del Secolo: partigiana
Giorgia Meloni

La lettura del Secolo non può certo definirsi asettica, ma offre qualche spunto interessante. “E’ un libro catartico; scarica una tensione accumulatasi per molto tempo nei magazzini della memoria collettiva, dello spirito pubblico: il lettore lo sente vero, vicino alla realtà”. In parte è vero: Bocchino non sarà Fest, ma ha messo a nudo “un’Italia che prima si era travestita da liberal e che invece ha idee molto diverse”.

“Affermare e spiegare che l’Italia è di destra, fino all’ingresso della Meloni a Palazzo Chigi, sembrava impossibile, andava contro il canone’ del pensiero dominante. Di un Paese culturalmente governato dalla sinistra, anche quando politicamente ed elettoralmente vinceva il centrodestra: le pagine firmate dal direttore editoriale del Secolo sono, così, liberatorie”. Il Secolo è moderatamente agiografico ma non sbaglia in tutto.

Perché Bocchino non resterà negli annali della letteratura per aver dato alla luce il suo libro, ma di certo ha saputo fiutare un clima nazionale in cui, forse, i detrattori della destra a tutto tondo hanno creduto che di destra ve ne fosse una sola. Quella esecrabile da tutti per il suo passato. E nell’ignorare quella del presente e quanto abbia fatto presa sul Paese è stato un errore.

Non piace a tutti? Forse.

DOMENICO BECCIDELLI

Domenico Beccidelli

Volare alto consente di avere una visione diversa: più ampia, di prospettiva. E fare scelte sul lungo periodo: non di corto respiro. Facile in apparenza, complesso nella sostanza. perché conquistare una posizione sufficientemente in alto da avere una visuale adeguata è complesso. Richiede lavoro, dedizione, sacrificio, rinunce: ne ha fatte tante Domenico Beccidelli, da ieri presidente provinciale di Federlazio, la Federazione delle Piccole e Medie Imprese del Lazio.

Lo hanno eletto all’unanimità. Per la sua storia e la sua visione. È uno dei self made man che, seppure in maniera rara, fino a qualche tempo fa nascevano in Ciociara. E facevano nascere industrie. Ha iniziato a 16 anni come apprendista tornitore in una piccola fabbrica: oggi è la sua. Mentre gli altri giocavano a pallone lui lavorava i metalli, ne capiva i segreti, imparando poco alla volta il modo con cui comprendere se sono affaticati o possono ancora continuare a portare in alto le persone con sicurezza racchiudendole nel guscio di un elicottero. Ha rischiato: è arrivato in alto.

Ma l’assemblea degli imprenditori di Federlazio lo ha scelto soprattutto per altro: Domenico Beccidelli ha visione politica, capacità di relazione. Ed il periodo che si sta aprendo davanti al mondo industriale ciociaro è tra i peggiori dalla grande crisi del dopo CasMez. Il ridimensionamento del comparto Automotive comporterà una ulteriore perdita dei posti di lavoro, una contrazione delle commesse per l’indotto, il suo lento trasferimento verso altre latitudini. La necessità di avviare una transizione.

Sono processi difficilissimi da gestire. Che richiedono soluzioni non convenzionali, concertate, coraggiose. È questo che Federlazio chiede a Domenico Beccidelli: e non avrà una torre di controllo per aiutarlo: tutto in solitaria, con la sua capacità di volare alto.

Come sullo Spirit of St. Louis.

NARCISO MOSTARDA

Narciso Mostarda (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Questione di competenza. Perché se un ingegnere viene chiamato a selezionare un ballerino, a meno che non sia appassionato di danza è costretto a fidarsi dei suoi collaboratori esperti nel tutù e gli scarpini di raso. Ma se a scegliere viene chiamato un étoile la cosa si fa più complessa, poi se si chiama Roberto Bolle o Michail Baryšnikov c’è la certezza che il prescelto sia frutto di un giudizio ben ponderato. È grosso modo quanto capitato a Narciso Mostarda, confermato ieri alla guida di Ares 118 nel Lazio per un altro anno.

Non è stata una scelta politica non è il risultato di un equilibrio tra quote. A sceglierlo è stato Francesco Rocca, recentemente diventato Governatore del Lazio precedentemente Presidente della federazione che riunisce Croce Rossa Internazionale e Mezzaluna Rossa Internazionale. Ed oltre ad avere competenza sui medici ne ha sulla loro capacità organizzativa.

È esattamente quella messa in evidenza dal dottor Narciso Mostarda, lanciato in politica anni fa dal sindaco Domenico Marzi che lo volle nel suo esecutivo a Frosinone per occuparsi di Cultura. Ma nonostante quella esperienza fatta sotto i colori del centrosinistra, Mostarda è un tecnico e non ha protettori. Come dimostra tutta la sua carriera: costruita sui risultati, ottenuti sempre in sedi poco agevoli. (Leggi qui: Perché hanno scelto Mostarda per Ares 118).

Il rinnovo dell’incarico è un’ulteriore conferma. Ed un beneficio per i pazienti del Lazio.

Camice bianchissimo.

FLOP

IVAN DI STEFANO

Ivan Di Stefano

Non è difficile da spiegare perché non è poi così difficile da intuire: fare un contratto ad un medico presuppone che si verifichi come precondizione che quello a cui si è fatto un contratto davvero medico sia. Ed anche al netto di tutti i possibili equivoci del mondo e di circostanze favorevoli alla parte “furba” dell’equazione questo è avvenuto. In maniera Ex Post come prevede la norma: tu mi certifichi i tuoi titoli ed io mi riservo di controllarli, come previsto in Italia dal lontano 1968 per accelerare le procedure e semplificare la burocrazia.

Certo, c’è il rischio che qualcuno provi ad approfittarne. Magari confidando nel fatto che i numeri da verificare sono tanti e quelli dei verificatori sono pochi. Ma nella Asl di Frosinone non è andata così: imbeccati da una segnalazione fatta dal sindacato Uol hanno avuto il sospetto ed in meno d’una settimana hanno chiesto ai carabinieri del Nas di verificare. dando vita così al caso del “dottor” Ivan Di Stefano.

Anzi, del sedicente neurologo Di Stefano, e poi del già concorrente di “Amici” di Maria De Filippi Di Stefano. Per finire del personaggio di medio-basso mainstream elvetico Di Stefano.

Specializzazione in neurologia? Certo che ce l’ho…

È ritenuto “responsabile di aver dichiarato falsamente il possesso della specializzazione in neurologia, ottenendo così la stipula di un contratto a tempo determinato con l’A.S.L. di Frosinone, per un totale di 36 ore settimanali. Giochiamocela, la matta del preambolo tecnico. Qui da noi, come ormai a livello sanitario in tutta Italia, riuscire ad affidare un paziente alle cure degli organismi deputati oa nche solo provare ad avere un quadro diagnostico è diventata una roulette.

Non funziona quasi nulla e, quando funziona, accade perché le eccellenze singole sopperiscono – ma solo per un attimo e solo in episodi censibili, a carenze spaventore. Eppure può accadere che un sedicente neurologo ed esperto di prevenzione, protagonista di una sua trasmissione sulla tv svizzera dal titolo “DOC IVAN parliamo di…”, qui da noi faccia Bingo. E riesca a farsi assumere come medico non da una struttura privata, ma da quella apicale che da un punto di vista sanitario governa l’intera provincia di Frosinone.

Il tutto giocando su una norma: quella sull’Autocertificazione in vigore dal 1968. Ora bisognerà vedere quali sono le cose autocertificate. Supponiamo:

Laureato in medicina? Si. Laurea conseguita a: Mosca ex Unione Sovietica. Specializzazione: Neurologia. Conseguita a: Kyiv, Ukraina.

Tutto vero. Ma quei titoli non vengono riconosciuti in Italia. Perché per essere classificato medico occorre un iter molto più rigoroso, serio, severo che in buona parte del mondo. Infatti i nostri medici vanno a ruba

Indagine del Nas e denuncia della Procura
L’Aula della Corte d’Assise di Cassino

Ora toccherà alla Procura di Cassino stabilire possibili situazioni equivoche “emerse nell’ambito dell’attività di verifica dei requisiti professionali degli operatori sanitari”. In particolare, l’uomo è ritenuto responsabile di aver dichiarato falsamente il possesso della specializzazione in neurologia, “ottenendo così la stipula di un contratto a tempo determinato con l’A.S.L. di Frosinone, per un totale di 36 ore settimanali”.

Certo qualcuno ha abboccato, e quel qualcuno, come organismo complesso, è lo stesso a cui noi cerchiamo ogni giorno di affidare il bene più caro: la salute. Resta da capire se è la rete dei controlli a fare acqua o direttamente la norma ad avere maglie larghe.

Sì, serve un neurologo.