
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 11 aprile 2025
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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 11 aprile 2025.
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COSIMINO MITRANO

Per un amministratore finire al centro dei sospetti è già una condanna: perché la condotta deve essere limpida e specchiata. Il sospetto di avere approfittato del denaro pubblico è ancora più pesante, perché significa abusare della propria posizione per arricchirsi con i denari che i cittadini si tolgono dalle tasche per pagare la propria quota di tasse. Cosimino Mitrano è stato per dieci anni sindaco di Gaeta ed oggi è Consigliere regionale del Lazio eletto a furor di popolo. E non ha approfittato del denaro dei cittadini.
La storia è quella del piazzale dell’ex stazione di Gaeta venduto alla società Cavour Immobiliare. Le indagini puntavano sulla trasformazione dell’area da zona servizi scolastici e ferroviari a parcheggi. In questo modo il valore dell’area sarebbe aumentato a tutto vantaggio della Cavour. Le indagini avevano portato a formulare per 13 persone le ipotesi di abuso d’ufficio, lottizzazione abusiva e turbata libertà degli incanti.
Tana libera tutti

Nelle ore scorse il tribunale ha preso atto l’abuso di ufficio era una solenne fesseria e per fortuna non è più previsto dalla legge come reato. Significa che la parte più consistente delle ipotesi a carico dell’allora sindaco Mitrano e della sua seconda Giunta sono evaporate. Prosciolto lui e gli assessori Teodolinda Morini, Angelo Magliozzi, Alessandro Martone, Lucia Maltempo, Felice D’Argenzio e la dirigente Stefania Della Notte.
Prosciolti anche dall’accusa di Lottizzazione Abusiva: lo stato ha impiegato troppo tempo per valutare quel reato e non avrebbe più senso farlo ora; in termine tecnico si chiama Prescrizione. Con Mitrano e la Giunta sono stati prosciolti anche i vertici dell’allora Consorzio Industriale Formia-Gaeta.
Resta l’ipotesi di Turbativa della procedura di vendita, contestata ai vertici del Cosind e della Cavour: verrà esaminata il 29 gennaio 2026. Ma per quella data saranno già scattati i termini di prescrizione anche per quel reato.
Il giudizio popolare
Sulla questione si era già espresso il popolo di Mitrano. Che al momento delle elezioni sapeva bene dell’esistenza di un’inchiesta. Ma lo ha votato in massa, portando Gaeta in Consiglio regionale. Ed anche quello è un giudizio decisivo.
Immacolato.
LA POLIZIA DI STATO

La Festa della Polizia di Stato non è soltanto una celebrazione: è un momento per guardare in faccia la realtà, riconoscere un lavoro spesso silenzioso e ribadire il valore di chi, ogni giorno, sceglie di servire lo Stato stando in prima linea.
Durante la cerimonia tenutasi ieri ad Anagni, il Questore ha tracciato il bilancio dell’attività operativa svolta nel 2024. I numeri parlano chiaro e raccontano di una presenza costante sul territorio: 96.144 persone controllate, 684 denunciate e 149 arrestate. La droga sequestrata ha superato i 18 chili, a conferma di un impegno concreto nella lotta al traffico di stupefacenti.
Ma l’attività della Polizia non si ferma ai reati. Sul piano della prevenzione, sono stati emessi 18 ammonimenti per atti persecutori e 9 per violenza domestica. I Daspo – provvedimenti cruciali per contrastare la violenza negli stadi – sono stati 72. Numeri che raccontano un’azione attenta, preventiva, calibrata.
Importante anche il lavoro della Polizia Amministrativa: nel 2024 sono stati rilasciati 19.638 passaporti e 4.750 licenze di porto d’armi. L’Ufficio Immigrazione ha gestito 12.139 titoli di soggiorno e 2.010 richieste di protezione internazionale. Le espulsioni sono state 111, mentre i provvedimenti di allontanamento 11. Dati che restituiscono la complessità di un lavoro che non si limita al controllo, ma che si occupa anche di regolare e accogliere.
L’uomo sotto la divisa

Nel corso della cerimonia, accanto ai numeri, c’è stato spazio per l’umanità e il riconoscimento. Sono stati conferiti 7 attestati di Promozione al Merito Straordinario, 13 Encomi solenni e 10 Encomi. Un attestato alla memoria è stato consegnato alla famiglia del Vice Sovrintendente Fabrizio Margiotti: un gesto doveroso per ricordare chi ha servito fino all’ultimo. Un’opera artistica è stata infine donata al poliziotto in pensione Bruno Frosina, che ha attraversato decenni di storia del Corpo, prima e dopo la riforma del 1981.
Lo spirito di servizio che anima la Polizia di Stato non è fatto di parole, ma di scelte quotidiane. Di turni di notte, interventi urgenti, pazienza, coraggio. In una società che spesso si muove di fretta e dimentica presto, questa giornata serve a ricordare. Che la sicurezza non è scontata. Che dietro ogni divisa c’è una persona che ha scelto di esserci.
Esserci Sempre.
FLOP
VINCENZO DE LUCA – LUCA ZAIA

Cadono di fatto due dei presidenti di Regione più longevi e soprattutto iconici d’Italia. Longevi perché avevano operato con mandati plurimi. Iconici perché definire Vincenzo De Luca e Luca Zaia solo dei governatori di lungo corso significherebbe fare ad essi un torto grande. Si tratta di due protagonisti assoluti della vita politica italiana e, soprattutto, di due politici che non sono mai stati perfettamente in asse con le ultime versioni dei rispettivi partiti.
Ma il dato di Massima Giurisprudenza resta tutto, anche per due “giganti” come loro. E il dato è quello per cui la Corte costituzionale ha definito una volta per tutte la controversa questione del terzo mandato per i presidenti di Regione. E lo ha fatto in un modo netto, affermando il principio id uniformità della legge nazionale e “dichiarando illegittima la norma approvata dalla Regione Campania”.
Quella cioè che avrebbe consentito a De Luca di ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo. Attenzione, perché con quella pronuncia anche la situazione di Luca Zaia si complica. Di certo nessuno potrà retroattivamente dichiarare illegittimo il suo terzo mandato, ma altrettanto certamente Zaia può scordarsi anche solo di pensare ad un quarto.
Il reset con un restart

Cosa ha fatto fede e giurisprudenza di rango? La legge nazionale n. 165 del 2004, quella cioè che “fissa il limite di due mandati consecutivi per i presidenti di Regione. Tuttavia, alcune Regioni, come il Veneto e la Campania”, avevano recepito la norma con ritardo.
E contemporaneamente avevano provato a far scattare una specie di “azzeramento”, di reset del conteggio dei mandati. In quel caso ognuno poteva tornare ad aspirare ad un mandato perché non ce n’erano più di precedenti a far numero.
Il Consiglio regionale della Campania si era portato avanti ed a novembre 2023 aveva approvato una legge che, di fatto, resettava i due mandati già svolti da De Luca. A quel punto era scattata l’impugnazione da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Due mine vaganti
Ecco, con ‘accoglimento da parte della Consulta di quel ricorso adesso sul panorama politici italiano ci sono due mine vaganti, mine grosse.
Un già governatore della Campania di stampo ultraconservatore che nel Pd punta a silurare la leadership di Elly Sclhein ed un governatore uscente del Veneto che, salviniano salviniano, non lo è mai stato. E l’unica che gongola è Giorgia Meloni, che adesso in Campania e Veneto per le regionali in arrivo potrà giocarsi due briscole di Fdi.
Vittime “dell’uniformità”.
GIORGIA MELONI

Nella vita non contano solo le qualità ed una certa “spocchia” nel metterle a frutto con il giusto tempismo, nella vita conta anche la fortuna. Quella che ne Il Conte Tacchia due immensi Paolo Panelli e Vittorio Gassman significarono al protagonista Enrico Montesano come “er bucio de…”.
Ecco, al di là della parlesia quello a Giorgia Meloni sembra proprio non mancare. Non adesso, visto che la premier si recherà a Washington il 17 aprile per incontrare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
In teoria doveva andare per “discutere della questione dazi”. Ma sul punto Donald Trump è stato chiaro: nessuna disintermediazione, di Unione Europea parlerà con i mediatori che vorrà indicare Ursula Von der Layen e non più con i singoli stati come aveva detto all’inizio. Un’altra giravolta dopo l‘improvvisa sospensiva dei dazi per tre mesi escludendo la sola Cina.
E evidente quindi che da questo punto di vista il viaggio negli Usa Maga della Meloni si ridimensiona notevolmente per la portata e l’ampiezza del dibattito.
Dazi, proroghe e fortuna

Ed è altrettanto evidente che, conoscendo carattere e tattiche della premier, per lei si schiuderanno praterie di narrazioni. Varchi in cui sarà molto più facile fare quello che a Meloni riesce meglio: lasciar intendere che dietro ogni successo o mancata scoppola c’è sempre lo zampino di un governo che ha saputo restituire all’Italia una centralità mondiale assoluta.
Già nelle giornate concitate del Donald Trump più ringhioso Meloni aveva spiegato che in ordine al negoziato con gli Usa, lo stesso andava affrontato in team. “Deve vederci tutti impegnati ed a tutti i livelli, che vede impegnati noi e che impegna me che sarò a Washington il prossimo 17 aprile“.
Poi aveva chiosato secca: “Ovviamente intendo affrontare anche questa questione con il Presidente degli Stati Uniti”. Tutto questo quando parlare con il medesimo ed anche al netto di una certa captatio benevolentiae sullo stesso era comunque difficile. Oggi invece Meloni a Washington ci volerà in un cielo più terso.
E con la possibilità di portare a casa l’ennesimo spot. Ma non un’intesa di sostanza. Se Donald resta coerente.
Ce’ sta a prova’…