Top e Flop, i protagonisti di venerdì 11 ottobre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 11 ottobre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 11 ottobre 2024.

TOP

PIERO MARRAZZO

Piero Marrazzo

Un viaggio al proprio interno, compiuto nella più limpida trasparenza: a costo di mostrare tutto, anche le ferite più intime e più profonde. Senza fermarsi di fronte alle porte più personali, a costo di svelare segreti che non sono soltanto i propri ma quelli di famiglia. Senza scorciatoie, senza angoli bui nei quali rifugiarsi. Piero Marrazzo ha rotto il silenzio su quello che lui chiamalo scandalo”, in realtà il trappolone con il quale alcuni carabinieri infedeli cercarono prima di estorcergli del denaro e poi di vendere le sue immagini imbarazzanti. Ed a meno di una settimana dall’annuncio del suo libro – verità è già in vetta alle classifiche, soltanto con i pre ordini.

Chi si aspetta un libro – giustificazione o una piccante raccolta di gossip della politica nostrana con cui dimostrare che tutte le vergini del convento sono come la sconfessata, non è così. Storia senza eroi (Marsilio Editore) è un pugno nello stomaco di chiunque abbia una minima dotazione di sensibilità. È uno specchio di fronte al quale mostrare la miriade di meschinità che ‘Il caso Marrazzo‘ ha alimentato. A partire da quelle di una classe politica che non ha minimamente tutelato un suo esponente finito al centro di un ricatto. E di un Paese omofobo che ha mostrato subito tutta la sua arretratezza e lontananza da una dimensione contemporanea ed europea.

Nani e giganti
Piero Marrazzo (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Il colpo allo stomaco diventa lancinante quando si arriva alle pagine che fanno da contraltare al racconto. Le scrivono Chiara, Giulia e Diletta, le tre figlie dell’ex Governatore del Lazio e paladino di una generazione con la sua trasmissione televisiva Mi Manda Rai Tre. Nemmeno loro provano a rendere opaco il vetro attraverso il quale si assiste allo svolgere del racconto: al contrario, rendono più luminose e lancinanti le zone della storia che riguardano.

Perché le ragazze all’epoca dello “scandalo” erano bambine ed il padre, nella speranza di sottrarle ai riflettori ma anche per vergogna e pudore ha cercato di tenerle fuori. E invece, ora che sono donne, gli dicono e scrivono che avrebbero voluto essere coinvolte ed aiutate a comprendere. Perché gli insulti sessisti per strada, le offese a scuola, gli sguardi dei benpensanti, li hanno dovuti subire loro.

Il libro che nelle prossime ore raggiungerà gli scaffali è una risposta anche ad un Paese che non ha avuto remore di fronte a tre ragazzine. E fornisce l’esatta misura dei protagonisti: Piero Marrazzo, un gigante. Che si è assunto il peso di una situazione in cui era vittima ma era imbarazzante, lasciando il campo nel quale stava recitando un ruolo da protagonista ed avrebbe assunto posizioni scomode all’interno del Partito Democratico che nulla ha fatto per tutelarlo e proteggerlo, quasi contento di lasciarlo andare via. Chiara, Giulia e Diletta, punti cardinali di un uomo che ha avuto la forza di resistere e rialzarsi dando l’esempio a migliaia di storie senza racconto.

I nani, in questa storia, sono altri. Sono tanti. Stanno pagina dopo pagina.

Eroe suo malgrado.

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein (Foto: Alessandro Amoruso © Imagoeconomica)

Una cosa va detta e con forza: la prova di maturità politica che Elly Schlein sta dando nei confronti delle (puntuali) intemperanze di quello che Il Tempo definisce “l’ex premier con la pochette” è decisamente gagliarda. Un dato: da giorni ormai il Nazareno sta ricevendo segnali precisi da Giuseppe Conte, e non sono segnali che rimandano a calumet della pace.

Il core è: “O si sta assieme ma senza Matteo Renzi oppure io sto assieme ad Avs e Verdi e a te toccheranno le ‘croci’ di Renzi stesso e di Carlo Calenda”. Che da un punto di vista numerico-percentualistico sono irrilevanti. E che invece, da un punto di vista delle grane, rilevanti lo sono fin troppo.

“Giuseppi” che dà le carte
Giuseppe Conte (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

E’ evidente che Renzi e Calenda si detestano, ed è altrettanto evidente che il format di Conte sta logorando la Schlein oltre quanto lei stesso non meriterebbe. Il dato è che oggi la leader dem federa poco. Ma non lo fa perché all’improvviso abbia perso l’aura di aggregatrice che le hanno consegnato le ultime scadenze d’urna.

Anzi, tutt’altro: pochi sembrano ricordare che allo stato dell’arte il Pd a trazione Schlein è dato come stabile al 23/24%. Ed è l’unica forza politica in grado di farsi architrave di una coalizione competitiva col destracentro di Giorgia Meloni. Renzi, che è un po’ sabotatore, un po’ portatore sano di cazzimma, lo ha capito benissimo, e voleva scalzare il M5s dall’equazione, ma Conte lo ha preceduto.

E lo sta battendo con le sue stesse armi. Tuttavia l’ex presidente del Consiglio dimentica una cosa: che è Elly Schlein quella che dà le carte, che è sempre Schlein che sceglie con chi stare. E soprattutto che le aspirazioni di Conte di far pesare quel 7/9% che gli resterebbe dopo una eventuale diaspora grillina dal movimento sono vane. Lo sono perché la segretaria dem non sta fomentando divisioni, non sta alimentando fuochi. Né sta dando indicazioni nette su quale sarà la massa critica finale delle creature venture.

Chi succederà a De Luca?
Il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca © Alessia Mastropietro / Imagoeconomica

Certo, il caso Liguria pesa e Vincenzo De Luca in Campania potrebbe trovarsi come avversario “single” il pentastellato Sergio Costa. Ma il modello Sardegna che Conte adottò con Alessandra Todde è destinato ad infrangersi contro un pragmatismo che a Schlein non manca.

Perché lei non sta tergiversando senza sapere cosa fare, ma aspettando sapendo benissimo quel che andrà fatto. Anche in Campania, dove con De Luca Schlein ha un conto aperto. E Conte non lo ha capito.

Federa, ma per step.

FLOP

CHEF RUBIO

Si può essere cattivi maestri anche quando si fosse mossi da intenti “nobili” o condivisibili. E che sia condivisibile la linea per cui Israele sta uccidendo più innocenti che responsabili per il massacro del 7 ottobre 2024 pare dato acclarato. Lo è al di là delle sfumature di pensiero che, inevitabilmente, spinto l’Italia ed il mondo intero a polarizzarsi su posizioni molto più manichee. Posizioni che, come quella assunta da Chef Rubio, sono da pessimi maestri. La riprova?

In queste ore alcune Questure stanno vagliando alcune scritte apparse sui muri di città metropolitane del Paese. E tutto sembra rimandare a quanto proclamato dallo chef poche giorni fa. Ma andiamo di recap.

Il danno delle parole di Rubio
Foto: Ricki Rosen

Le ultime manifestazioni e cortei pro Palestina non sono state passeggiate di salute etica. Decisamente no, perché da quei serpentoni si sono levate anche grida d’odio verso la senatrice a vita Liliana Segre, il ministro della Difesa Guido Crosetto e altri esponenti politici, non solo del destra centro. Rubio non aveva stemperato quel clima da intifada occidentale, anzi.

Aveva esortato chi la pensasse come lui a marchiare le case dove abitano i presunti “agenti sionisti”. Le sue parole erano state queste: “Se c’è qualcuno che non dorme la notte ed è in grado di selezionare dei muri dove sa che all’interno di quelle case abitano degli agenti sionisti… 3,80 euro di bomboletta e cominci a scrivere…”.

Ora, il dato è evidente: in mezzo ai (legittimi) cortei pro Palestina non ci sono solo individui orientati in un certo senso etico che solo saltuariamente cedono alle lusinghe della rabbia e del turpiloquio. No, lì in mezzo ci sono anche altre due categorie sociali: persone che esacerbano uno scontro che è già forte e soprattutto giovanissimi. Cioè menti avide non solo di idee e bussole morali, ma anche di indottrinamenti che facciano il paio con il “furor” generazionale che le contraddistingue.

Facile capire come le esortazioni di personaggi del mainstream possano fungere per queste persone come comburente di una rabbia non solo immotivata, ma potenzialmente pericolosa. E infatti così è successo: è successo che le cattive parole di un pessimo maestro hanno messo in moto frotte di allievi.

Molti dei quali non hanno colpa alcuna, se non quella, atavica, di voler costruire le proprie personalità usando i suggerimenti di terzi. Tezi autorevoli, terzi a volte sbagliati.

Cattivo maestro.