Top e Flop, i protagonisti di venerdì 14 marzo 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 14 marzo 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 14 marzo 2025.

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TOP

CARLO FIDANZA

Carlo Fidanza e Giorgia Meloni (Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

Lui è quello che, in eziologia con lo scetticismo Ue di Matteo Salvini, si è sta prendendo in queste ore gli “stracci in faccia” della parte di analisti politici italiani che condannano le polarizzazioni pur vivendone a bancali interi. Carlo Fidanza infatti è l’europarlamentare di Fratelli d’Italia con mansioni di Capodelegazione.

E gli “stracci” non sono proprio tali, piuttosto sono le polpette avvelenate che i cronisti lanciano in continuazione in ordine alla “infedeltà” dell’alleato leghista. Su cosa? Sul piano di Ursula von der Leyen Rearm-Eu, che però ha avuto un esito troppo frammentato e caleidoscopico per non suscitare qualche analisi un poì più cartesiana che non metta solo il Carroccio nella casella dei “cattivi”.

Rearm-Eu e l’esito fratto
Ursula von der Leyen (Foto: Daina Le Lardic © European Union 2025)

Andiamo un attimo di silloge. In ordine alle poszioni su quella mozione geopoliticamente cruciale e tra i partiti italiani il PD si è spaccato, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno votato a favore, mentre Lega, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno votato contro.

Non è facile intuire come le fratture siano state interne a tutti gli schieramenti, che qui da noi sono “condannati” ad allearsi in virtù del Rosatellum. E Fidanza, che ha intuito il perciolo di una esacerbazione dei rapporti già non troppo idilliaci tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ha saputo fare il pompiere in un mondo di incendiari.

“Sul sostegno all’Ucraina – ha detto – la Lega ha sempre votato con la maggioranza e non farà mancare i suoi voti nel dibattito in Parlamento”. Cioè quando, a casa nostra, la premier dovrà dar conto della linea italiana official.

Il precedente di Bertinotti
Fausto Bertinotti (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

E neanche è servito “buttarla in caciara velenosa” quando un cronista ha malignamente (e saggiamente) proposto a Fidanza il paragone con il Partito della Rifondazione Comunista. Quello cioè “che nei governi Prodi non faceva mancare i suoi voti, pur differenziandosi poi nelle dichiarazioni pubbliche”. Fidanza ha saputo glissare e perfino lanciare una frecciatina che pare un velato monito, quasi a sottolineare che chi poi esagera alla fine rompe tutto e si porta i cocci a casa.

“Per il Prc le cose non finirono bene”. Non è la prima volte che i parlamentari europei della Lega, inquadrati nel gruppo euroscettico dei Patrioti per l’Europa (PfE), votano contro una risoluzione che trova gli alleati italiani favorevoli. Tuttavia va precisato che le risoluzioni approvate dal Parlamento Ue non sono vincolanti e sono prive di effetti giuridici.

Hanno il solo fine di ufficializzare una determinata posizione del Parlamento Ue e che nel loro contesto ci si divida è normale. Fidanza lo sa ed ha voluto ribadirlo, per non innescare una querelle.

Coerente ma scomodo.

FLOP

PIERGIANNI FIORLETTA

Piergianni Fiorletta e Luigi Vittori

Le notizie? Nessuna. Niente di nuovo dalla conferenza stampa: ha ripetuto per filo e per segno le stesse cose dette sei mesi fa, in occasione della posa della prima pietra dello stabilimento New Cold di Ferentino. Il motivo per cui il sindaco Piergianni Fiorletta ieri l’abbia convocata resta un mistero. Che lascia un bel po’ di strascichi. (Leggi qui: Froneri e NewCold, il surgelato diventa sostenibile. E crea 200 posti di lavoro).

Il primo è la doccia di realismo: i 200 posti di lavoro che erano stati annunciati il 25 settembre ieri si sono ridotti a 50 appena. Il secondo è la scelta di non coinvolgere il presidente del Consorzio Industriale del Lazio Raffaele Trequattrini nonostante l’impegno messo dai suoi uffici per consentire la nascita del gigantesco polo del freddo in provincia di Frosinone, uno dei più grossi centri di stoccaggio per gli alimenti surgelati nel Sud Europa. Tanto per dare un’idea: il 6 novembre ha sbloccato i lavori approvando la delibera che deroga ai limiti di altezza dei capannoni. Ma nessuno si è sentito in dovere di invitarlo ieri a Ferentino. Presente però l’ex presidente Francesco De Angelis, presidente regionale Pd del Lazio.

Nemmeno i sindacati sono stati coinvolti. Anche loro non l’hanno presa bene e lo hanno fatto sapere. In giornata pè attesa una nota.

Qualcosa non quadra
La posa della prima pietra

Quello che non si comrpende è il motivo della conferenza. Se l’intenzione era quella di comunicare la riduzione di circa tre quarti dei posti di lavoro propagandati allora è accessivo il contesto. Se era quella di ripetere i numeri di sei mesi prima, non se ne comprende la ragione. Tanto più per la scelta del luogo: il Palazzo Comunale. Perché sei mesi fa, quando la conferenza stampa è stata tenuta nell’area del cantiere, tutto era collocato nel posto giusto. In quanto l’iniziativa è di un player privato, finanziata con capitali privati, sviluppata su iniziativa totalmente privata. Il Comune ha solo fatto il suo dovere rilasciando la parte di autorizzazioni di propria competenza.

Diverso sarebbe stato se il progetto New Cold fosse nato da un’operazione di attrazione d’investimenti promossa dal Comune. E per essere chiari: non l’ha fatto l’amministrazione Fiorletta e non l’ha fatto l’amministrazione Pompeo.

Ma lì almeno non si dimenticavano di invitare i veri protagonisti dello sviluppo sul territorio.

Anomali casi di amnesia.

GIORGIO GORI

Nicola Zingaretti con Giorgio Gori © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

Da un suo personalissimo punto visita e considerando il suo battage “soft” nell’universo dem Giorgio Gori non ha avuto alcun torto nel dire la sua sulla frattura interna al Pd in ordine alla risoluzione Rearm-Eu. Sia chiaro, qualunque posizione non sarebbe state bollabile perché il sale della democrazia alla fin fine è proprio questo. Però nel caso del già sindaco di Bergamo e giornalista nonché europarlamentare qualche sgroppata analitica in più serve.

Partiamo da quello che Gori ha detto in una articolata intervista su Il Foglio di ieri, 13 marzo. Il sunto sta tutto nel sommario: “L’astensione Pd sul Rearm Eu? Un errore, così ci isoliamo dal Pse”.

La “paura” di Gori è quella per cui un sistema politico complesso di macro-categoria possa risentire della dialettica interna a tutti i sistemi complessi che sono somma di singole unità democratiche. Cioè che a loro volta sono tradizionalmente e storicamente vocate e votate alla dialettica interna.

La retorica riformista
Elly Schlein (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Non appare un ossimoro quindi dire che il Pse sarebbe “indebolito” nel momento in cui palesa la sua natura fratta e composita invece che quella delle linee univoche ed univocamente decise da uno solo?

Gori ovviamente allude (anche) ad altro, ma non riesce a disfarsi di una certa cifra retoricheggiante che pare orecchiare più alle istanze della minoranza riformista del Pd che ad una visione ecumenica. Quella che si struscia ai Grandi Padri dem. E molti dei quali oggi vorrebbero un Congresso “versus” Elly Schlein, che forse è stata la più coerente d tutti.

E che forse non è mai stata leader come in questo momento. Su X Gori aveva scritto: “Stretta tra Putin e Trump, l’Europa è chiamata a farsi carico della sicurezza dei propri cittadini. Il piano di investimenti per la difesa dell’UE è un punto di partenza, imperfetto quanto ineludibile.

Posizioni diverse: embè?

“Ora sarà fondamentale migliorarlo nella direzione dell’integrazione e del coordinamento, per realizzare una vera Unione Europea della Difesa”. Tutto bello e parzialmente condivisibile, sì, ma ci sono altre visioni, ed altre letture. A favore di Rearm-Eu hanno votato dieci deputati del Partito Democratico.

Dario Nardella

E sono stati Bonaccini, De Caro, Gualmini, lo stesso Gori, Lupo, Maran, Moretti, Picierno, Topo, Tinagli. Undici invece i componenti della delegazione Dem che hanno scelto l’astensione: Annunziata, Benifei, Corrado, Laureti, Nardella, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Zan, Zingaretti.

Succede e non è un male

Ci sono diversi modi di vedere e a livello nazionale ognuno si affretta a definirli, ove si palesassero, espressione della forte carica dialettica di un partito che non mette le briglie ai suoi iscritti.

Adesso che succede a livello europeo non va bene più e la dialettica è “dannosa” per il Pse? Quanto meno pare una contraddizione. Forzata.

O dialettica sempre o dialettica mai.