Top e Flop, i protagonisti di venerdì 17 gennaio 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 17 gennaio 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 16 gennaio 2025.

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TOP

NICOLA OTTAVIANI

Nicola Ottaviani (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Ha squarciato il velo. Mettendo fine all’ipocrisia ed in chiaro il problema, finora minimizzato. Con la richiesta di istituzione di una “zona rossa” nel quartiere Scalo di Frosinone, l’ex sindaco ed oggi deputato Nicola Ottaviani ha compiuto un passo avanti verso la presa di coscienza collettiva di una situazione dal forte rischio sociale: che per anni è stata sottovalutata o negata durante i tavoli sull’ordine pubblico. Per tutti, lì tutto andava bene o quasi ed era sufficiente far girare un po’ di più le pattuglie di polizia e carabinieri.

Un quartiere in difficoltà
(Foto © Teleuniverso)

Seguendo l’esempio di città come Milano, anche Frosinone si prepara a valutare l’introduzione di un provvedimento mirato a contrastare degrado, microcriminalità e pericolo percepito.

Le aree intorno alla stazione ferroviaria e a Piazza Pertini, da tempo al centro di episodi di spaccio, risse, furti e borseggi, sono diventate una zona critica per la sicurezza. Negarlo è ipocrita. Le testimonianze dei pendolari ed i dati sulle irregolarità nella zona parlano chiaro: il problema è reale. La proposta avanzata da Nicola Ottaviani e supportata dal suo successore Riccardo Mastrangeli, punta a bilanciare due esigenze fondamentali: garantire la sicurezza pubblica e consentire i lavori di riqualificazione urbana.

La zona rossa prevede il divieto di presenza per individui considerati pericolosi o con precedenti penali, estendendo di fatto le restrizioni già in vigore nella zona Scalo, come il divieto di vendita e consumo di alcolici in contenitori di vetro o lattina, e quello di bivacco o assembramento.

Necessario ma non sufficiente

Se da un lato questa misura appare necessaria per rispondere alle richieste di sicurezza sempre più pressanti che vengono dalla popolazione, dall’altro non si può ignorare il resto del contesto. E cioè: la soluzione al problema non può essere solo di Ordine Pubblico, non si può scaricare tutto sulle divise della Polizia e dei Carabinieri. Il problema è che se quella zona sta diventando una sorta di discarica umana a non funzionare sono tante altre cose. Quali?

Non funziona un sistema dell’accoglienza che si sta rivelando evanescente, un modello di integrazione che è rimasto solo sulla carta, una quantità di disperati che rimane fuori da ogni possibilità di avere un sogno italiano e di tornare indietro a casa per morire di fame.

Per loro, in queste condizioni, l’unica soluzione è o una bottiglia o fare gli spacciatori per uno dei clan che prima o poi si organizzeranno anche qui, esattamente come è successo in tutti gli altri scenari.

La soluzione condivisa

Ora, la decisione di adottare un provvedimento drastico come la zona rossa segna la fine della reticenza: ma non segna l’inizio della soluzione per il problema. Per essere davvero efficace, il provvedimento dovrà essere accompagnato da interventi strutturali sul piano sociale e urbanistico. Altrimenti, rischia di essere l’ennesimo palliativo, incapace di risolvere i problemi alla radice e di restituire ai cittadini un quartiere vivibile e sicuro.

La fine dell’ipocrisia è solo il primo passo.

LUIGI DI MAIO

Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica

Non gli si dava un soldo cacio, dopo la sua fallimentare avventura partitica con “Insieme per il Futuro”. Eppure Luigi Di Maio un futuro se lo è non solo conservato, ma addirittura messo in upgrade. Su cosa? Su un incarico che, se quandog li venne conferito aveva i toni della benevolenza draghiana nei confronti di un ex titolare della Farnesina scomodo, oggi ha pilastri forti.

Forti perché se non avesse fatto cose utili Di Maio come inviato speciale dell’Unione europea per il Golfo ci sarebbe rimasto per un solo biennio. Ed invece proprio in queste ore è stata formalizzata la sua riconferma, peraltro trapelata già un paio di settimane fa nel mainstream. Cosa ci siamo persi del “Giggino” che tutti perculavano dopo la fine del governo in cui si era tenuto l’ennesima casella istituzionale di rango?

Di più di quel che di lui si pensava

Cosa ci è mancato per capire che forse Di Maio è più di quel che la mistica light su Di Maio ha sempre suggerito? Forse l’umiltà, roba che non appartiene all’Italia giolittiana, per finirla di giudicare tutti come dei parvenu imbucati. Forse ci è mancata la lungimiranza per capire che in un certo M5s non si allevavano solo grossolani mestieranti, ma qualcuno che cresceva ed acquisiva skill.

E forse ci è mancata la malizia per capire che ci sono persone in giro, ai piani alti delle caselle decisorie, che sanno far pesare bene sul piatto della bilancia quel che sanno e quel che sono stati. Ad ogni modo è tutta mercanzia che oggi ha portato dritto Luigi Di Maio alla riconferma nel suo incarico biennale.

La riconferma per il Golfo
Mario Draghi

E’ stato confermato dai dai rappresentanti dei 27 Stati membri del Political and Security Committee (Psc). Perciò “l’ex ministro rimarrà al suo posto per altri due anni, fino alla fine di febbraio 2027”. Attenzione, come spiega AdnKronos “non è un nome proposto dall’esecutivo Meloni, come ci si poteva attendere, ma da Roma non è arrivato alcun veto sulla figura del politico le cui porte in Europa si sono aperte grazie all’intercessione di Mario Draghi.

Cioè: Meloni non lo ha favorito ma non ha detto no alla sua riconferma. L’annuncio, prima della formalizzazione documentale di queste ore, era stato già dato “proprio l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Kaja Kallas”. Così: “L’eccellente prestazione dell’Eusr per il Golfo, Luigi Di Maio, ha rappresentato un grande contributo nel far avanzare la cooperazione Eu-Gcc”.

“Ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo di entrambe le cooperazioni regionale e bilaterale con i Paesi del Golfo nel campo delle consultazioni politiche, dei dialoghi sulla sicurezza, sul commercio e investimenti, energia verde e relazioni people-to-people”.

Ergo, Giggino è ancora in sella, alla faccia di chi ha continuato con spocchia borghese a dargli del “bibitaro”.

Forse non era un bluff.

FLOP

LUCA CIRIANI

Luca Ciriani (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Fermiamoci un attimo e riflettiamo. Per farlo bene ed in serenità fermiamo la giostra multicolor delle informazioni su cui tiranneggia il Principio di indeterminazione di Eisenberg. Cioè quello per cui, in sunto pop, “se studi un sistema complesso nel momento esatto in cui lo fai quel sistema lo cambi”.

E lo cambi perché ci metti, inevitabilmente, qualcosa di tuo, del tuo vissuto, delle tue idee. Non diamo più le carte, capovolgiamo il tavolo e mettiamoci sul divano, tutti. Ecco, adesso facciamocela, la domanda delle cento pistole. Che è questa: c’è davvero qualcuno in Italia che non sia disposto a giurare che nei trasporti ferroviari qualcosa non va e non va da sempre?

C’è davvero qualcuno che, in base alla sua collocazione politica, d’area ideologica, di convenienza, opportunità e perfino di lavoro dovuto ad una precisa raccomandazione che non accetti il fatto che i nostri trasporti pubblici sono uno schifo? Se e dove quel qualcuno ci fosse si faccia avanti, ché al Serd ci pensiamo noi, molto volentieri.

Il ragionamento del ministro

Ecco, dopo questo preambolo inziamo a ragionare su altro e risaliamo sulla giostra. Perciò andiamo a vedere come la pensa dei recenti e plurimi crash alla circolazione ferroviaria Luca Ciriani. Che è ministro per i Rapporti con il Parlamento in quota Fratelli d’Italia.

“I ritardi registrati si attestano su percentuali in linea con quelle degli ultimi anni, il tasso di puntualità è del 74% per le Frecce, 82,6% per gli Intercity e 88,9% per i Regionali”. I soliti dati mainstream che non puntano alla giugulare dei singoli e reiterati episodi, quelli che ogni settimana fanno venire l’idrofobia a migliaia di pendolari.

“Nessun problema cronico”
Matteo Salvini (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Poi il capolavoro assoluto: “Non ci troviamo di fronte a problemi cronici. Ed il sistema ha visto intensificare gli interventi di manutenzione e potenziamento delle reti infrastrutturali finanziati con il Pnrr. Davvero non ci sono tare croniche in un trasporto ferroviario che, dalla Littorina ad Italo, ha sempre riservato una quota maledizioni a chi ne fruiva? E’ così difficile ammettere che se magari Matteo Salvini non ha fatto danni di certo non ha risolto quelli precedenti?

La chiosa è da applausi: “Nel breve periodo il gestore ha attivato misure di prevenzione e gestione delle emergenze con specifici piani di contingenza e presidio in loco di personale addetto alla manutenzione per ridurre tempi di intervento”. Perciò il governo “conferma l’impegno per la rete ferroviaria italiana e il conseguente servizio offerto”. Già: conferma. L’impegno. Ma non il risultato. Buio.

Carnevale si avvicina.