I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 20 dicembre 2024
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 20 dicembre 2024.
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FABIO DE ANGELIS/MAURO BUSCHINI
Niente virtuosismi da shredder, e i metallari capiranno. Nessuna iperbole ma solo una pacata via di operatività. Una strada che solo per l’assenza di una discarica nel Lazio e di un impianto per il gas green in Provincia di Frosinone non vede già adesso un drastico abbattimento dei costi per i cittadini. Il ciclo dei rifiuti è una cosa molto più importante delle vicende giudiziarie che periodicamente ne lardellano lo storyboard, lo avremmo dovuto capire da tempo.
E la Società Ambiente Frosinone è un posto dove lo stesso trova uno dei suoi akmé di regimentazione. Operativa e, ovviamente, procedurale. Come nel caso dell’approvazione del Bilancio 2023 dello spot di via Ortella a Colfelice, ad esempio. Il documento contabile è passato con 56 voti favorevoli, 5 astenuti e nessun contrario. (Leggi qui: Saf la doppia vittoria di Fabio De Angelis e Mauro Buschini).
Bilancio, metodi ed uomini
E ci sono già i primi spiragli di un’analisi di metodi ed uomini. Ad esempio Fabio De Angelis, che della Saf è presidente, ha voluto spiegare ha che si tratta di un documento contabile ereditato per la gran parte. E non è una manleva tattica, a considerare che effettivamente lui si è insediato in corso d’opera a luglio del 2023. La perdita è di quelle tecniche, che non darebbero adito ad alcuna velleità inquisitoria: 69.000 euro.
Questo però è un dato da sei politico, o meglio, lo sarebbe stato se De Angelis non avesse anticipato che il bilancio del 2024 si chiuderà con un utile di 200.000 euro. Insomma, il risanamento di quella che una volta era la Reclas è partito e darà i suoi frutti, conti alla mano.
Ecco perché la governance della SAF può ben dirsi soddisfatta. Perché con un tale risultato si potrà continuare a programmare un’attività di equilibrio e di rilancio. Tra gli astenuti il Comune di Frosinone, con il sindaco Riccardo Mastrangeli, che ha motivato il voto per l’esistenza di un contenzioso con la SAF che però si augura essere in via di risoluzione.
Mauro per Lucio: è ufficiale
Ma in sede di Assemblea sono passati anche altri punti, meno fisiologici di quanto non sembri. Ad esempio l’assemblea dei Sindaci ha anche approvato la cooptazione di Mauro Buschini in Saf al posto di Lucio Migliorelli.
Buschini è già de facto in board Saf, tuttavia mancava una vidimazione che era anche una verifica politica di congruità: del personaggio e delle sue skill d’ambito. Attenzione: non è sfuggito a nessuno il fatto che oggi Buschini è per metà un bonus e per metà un bersaglio, questo perché il “suo” Pd è nel pieno di un dibattito accesissimo sul venturo congresso provinciale Dem.
E la seduta ne ha risentito, con gli avversari interni di Buschini a sollecitare il rinvio (niente sofismi, semplicemente non avevano i numeri per bloccarne la cooptazione). Tuttavia Fabio De Angelis è riuscito ad imporre in punto di norma il rispetto del Codice Civile, ribadendo che Saf è una società a capitale pubblico e non una succursale del Pd.
Il voto che zittisce tutti
E Buschini? Lui è quello che ogni volta che qualcuno agita lo spiedo e fa vedere una graticola semplicemente ti gela e risponde: “Votiamo”. Bèh, alla fine lo hanno votato tutti, tranne tre eccezioni, perfino il centrodestra.
Perfino la Lega, e perfino il Comune di Frosinone. Perché in musica come in politica ci sono gli shredder e poi ci sono i David Gilmour. Quelli che pizzicano solo la nota che serve, ma lo fanno alla perfezione.
Artificieri.
CARLO COTTARELLI
La sua timeline social recita che lui è: “Direttore Osservatorio CPI. Ex Senatore della Repubblica Italiana. Ex Commissario per la revisione della spesa. Ex Direttore Dipartimento Finanza Pubblica FMI“. In realtà manca qualcosa, dato che Carlo Cottarelli è stato anche, sia pur per poche ore, Presidente del Consiglio dei Ministri incaricato.
Tuttavia ed a voler essere meno fiscali Cottarelli è molto altro ancora, in primis uno che negli ultimi anni non ha detto-scritto una sola cosa che non fosse stata giusta, sensata e fuori dal coro in quanto a ban alla banalità. Solo che glielo riconoscono in pochi perché questi sono tempi barbari e polarizzati.
Oltre gli slogan facili
Tempi bui in cui solo la sloganistica social, i “record”, gli “italiani prima di tutti”, i “fascisti che ritornano” e “Il popolo sovrano” sembra avere grip su un’utenza sempre più mediamente idiota. Perciò Cottarelli se ne sta ai margini di un mondo a parte dove le cose hanno ancora il sapore cartesiano dei ragionamenti.
E dove gli scenari non hanno addosso il sudore acido del settarismo-begattino per accalappiare i gonzi d’urna, quelli che poi vanni a finire nelle statistiche sul gradimento dei partiti. Cottarelli ad esempio ha spiegato una cosa evidente a tutti, tra quelli che si ammantano del ruolo austero (e degli stipendi altissimi) dei decisori di rango.
Che “Transizione 5.0 non decolla (6,7 mld disponibili, 0,1 utilizzati) per la troppa complessità burocratica”. E cita uno che si certe faccende ne capisce: “Strada (Assolombarda) propone di usare i fondi per rifinanziare Industria 4.0 che funzionava. Ha ragione”. Questo perché, come post scriptum e secondo l’economista, “i soldi non bastano se non sai scrivere le norme per usarli”.
Trasporti, NCC e Natale
Ed ha perfettamente ragione, anche al netto delle (comprensibile critica agli attuali membri di un esecutivo che se le canta e se le suona malissimo tutto da solo). Come ad esempio i famosi Decreti Salvini sgli Ncc, con Francesco Artusa, presidente di Sistema Trasporti, che parla di “Rischio immobilismo per Milano/Cortina e Giubileo”.
Senza parlare del fatto che tra pochi giorni sarà Natale. “Scopro oggi che i decreti Salvini sugli NCC imporranno una serie di ostacoli burocratici che limitano ulteriormente il diritto di impresa di chi esercita la professione. Meno servizi, più attese e meno scelta. Un altro passo indietro per la mobilità dei cittadini”.
Basterebbe ascoltare di più gente come Cottarelli e forse l’Italia la smetterebbe di fare più passi indietro oggettivi di quanti passi avanti pezzotti non proclamino i suoi attuali “timonieri”.
Carlo Magno.
ADRIANO ROMA
Ha atteso sette anni. In silenzio e senza fare commenti. Aspettando quella stessa Giustizia che nel passato aveva indagato su di lui piombandogli in casa alla ricerca di documenti su inesistenti malefatte eventualmente commesse in municipio quando era vicesindaco. Nulla di fatto, tutto regolare: ma c’era voluto tempo per accertarlo. Così come adesso c’è voluto tempo per rendere Giustizia all’ex Consigliere regionale Adriano Roma, già responsabile Organizzazione provinciale di Forza Italia.
Erano anni di tensione politica. Andata ben oltre la passione. E così un giorno di sette anni fa il vicesindaco di Arnara Adriano Roma dimessosi per fare il Consigliere regionale del Lazio al posto dell’allora Capogruppo Franco Fiorito, venne aggredito e malmenato nella piazza del suo paese.
Senza motivo plausibile, forse proprio a causa di quel clima esasperato ed andato oltre le righe del confronto politico. Un atteggiamento contro la civile convivenza, contro la sacralità dell’istituto della rappresentanza dei cittadini: è per questo che nelle ore scorse il Tribunale di Frosinone ha deciso di condannare l’aggressore dell’ex vicesindaco infliggendogli ben più di quello che la Pubblica Accusa aveva proposto : 2 anni e 4 mesi senza la concessione di benefici più il risarcimento da quantificare a parte.
Il problema non è tanto l’aggressione in se: è proprio il gesto, la violazione del principio del confronto dialettico che è la base della democrazia in questo Paese, l’imbarbarimento della competizione, la legittimazione del gesto violento per sopraffare chi la pensa e agisce in una maniera che non ci piace.
È questo che ha voluto punire il giudice, non escludendo che l’aggressore sia stato istigato a farlo. “Giustizia è fatta” è stato l’unico commento di Adriano Roma: scegliendo, ancora una volta, un atteggiamento istituzionale.
Istituzionale prima e dopo.
FLOP
GIOVANNI TOTI
Un po’ di preamboli nerd non guastano mai. Il primo: Giovanni d’Inghilterra, nato Plantageneto, quindi della più antica della tre grandi dinastie che si sono briscolate l’isola di Albione, fu uno strano re. Innanzitutto perché decise di instaurare una monarchia a carattere teocratico, poi perché per diritto divino avviò una serie di spoliazioni di terreni talmente sfacciata che alla fine fece incazzare i baroni.
Tanto incazzare che alla fine è passato alla storia per un nomignolo che ricorderemo dopo. Spot due: in etimologia la parola “florilegio”, che viene da del latino flos-floris, ‘fiore’, e dal tema di legere, nel senso di ‘cogliere’, rimanda al significato più puro.
Il florilegio di Giovanni
Che è quello di una “scelta di opere o di brani di opere di uno o più scrittori, raccolta in volume; antologia”. Ecco: qui abbiamo un Giovanni ed il suo florilegio, quello di Giovanni Toti, che sui social e da quando non è più presidente della Liguria ha deciso di strafare. E di smentire quell’immagine “pacata” e misurata che aveva contraddistinto la sua persona, prima come giornalista, poi come governante di secondo livello.
In particolare alcune uscite X di Toti hanno suscitato molto più che un leggero scalpore. Ad esempio questa: “Il Presidente argentino Milei promosso dall’Economist: ‘Ha tagliato la spesa pubblica di un terzo, ha dimezzato i ministeri, ha raggiunto un attivo di bilancio. Ha eliminato gran parte della burocrazia, ha liberalizzato i mercati’. Copiamo qualcosa?”.
Copiare Milei
C’è davvero sulla faccia di questo pianeta, oltre la versione più arrembante di Giorgia Meloni e qualche sovranista più ruvido, che non sappia che Milei è strambissimo e e soprattutto pericoloso? Ebbene sì, c’è Toti con la sua analisi, che chiama in causa anche un lessico del tutto errato. Come? Cosi, col rammarico sincero del veggente che condanna i ciechi.
“E c’era chi lo descriveva solo come un eccentrico individuo! Se anche l’Economist con tutta la sua saccenza si ricrede, forse va(r)rebbe la pena di analizzare bene la sua politica liberale“. Quindi Milei, che si fa fotografare con la motosegna, non è eccentrico?
Liberali e liberisti
E soprattutto, Toti, che ama le domande retoriche, davvero non conosce la differenza (fondamentale) tra liberali e liberisti? A suo tempo neanche le dimissioni di Tavares da Stellantis avevano fermato questa sua verve distorta. Così: “Alla Volkswagen comincia lo sciopero più duro di sempre. Il capo di Stellantis, Tavares, si dimette. Direi che le politiche europee sulle auto elettriche hanno distrutto il nostro mercato. La nuova Commissione a Bruxelles farà qualcosa per cambiare?“.
Davvero il guaio adesso è l’elettrico come sistema e non (anche) un Ceo mannaro figlio del turbo capitalismo finanziario? Però a Toti resta l’orgoglio sincero.
Citato nel libro di Vespa
Questo perché “Nel nuovo libro di Bruno Vespa c’è anche un capitolo dedicato alla mia storia. Grazie Bruno dell’attenzione e delle parole che hai scritto!”. Davvero uno che ha patteggiato ha motivi per dire grazie a chi lo dipinge come un mezzo martire della magistratura licantropa?
E torniamo a Re Giovanni, che alla fine e prima di morire perse ogni cosa e divenne tecnicamente sovrano solo del suo castello e di qualche podere sparso dove temevano i suoi sgherri senza rispettare la sua visione.
Giovanni che si prese il suo bel nomignolo col quale si è consegnato alla Storia. E quel nomignolo era…
Giovanni senza terra.