
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 20 giugno 2025
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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 20 giugno 2025.
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GIULIO PROSPERETTI

Ha detto cose tutto sommato giuste, ma è riuscito a dare ad esse il respiro ampio che di solito prende forma quando a parlare è un personaggio di rango altissimo. Un ex giudice costituzionale come Giulio Prosperetti, che della Consulta è stato vice presidente.
Ma cosa ha voluto dire l’ex professore dell’Università di Cassino nelle sue recentissime dichiarazioni in ordine alla struttura politica del Paese?
Il modello british
Innanzitutto che non è affatto vero che il centro come concetto ed areale di idee sia un format superato. Anzi, che proprio la sua assenza ha contribuito ad esasperare i toni attuali, depauperandoli di una buona dose di saggezza ed accentuando una polarizzazione a volte fin troppo becera.

Prosperetti l’ha messa ovviamente molto meglio. “Il tendenziale e mai raggiunto bipartitismo, con la consequenziale logica dell’alternanza, non può garantire nel nostro Paese i risultati dei sistemi democratici di matrice britannica“. E questo “giacché le coalizioni di destra e di sinistra determinano nel nostro Paese una logica inversa rispetto a quella che nei sistemi anglosassoni garantiscono compagini di governo di tipo moderato“.
Prosperetti non si è limitato ad enunciare questi principi ma ha scritto una lettera aperta al mondo cattolico. L’impressione è quella di un appello a riesumare la Dc ma il format potrebbe essere diverso, diverso ed utile.
L’appello ai cattolici
“In Italia le coalizioni, lungi dal ‘congelare’ le ali estreme, finiscono per esaltarle, in quanto i Partiti all’interno delle coalizioni sono in realtà in concorrenza tra loro sul piano elettorale”. Verissimo, basti pensare al dualismo Meloni-Salvini o a quello, su sponda opposta, Schlein-Conte.

“Inoltre la democrazia dell’alternanza di tipo britannico si basa su di un sistema elettorale di collegi uninominali dove sono proprio i candidati più moderati ad attrarre l’elettorato intermedio”. Vero anche questo: l’impressione è che Prosperetti abbia fiutato l’aria e che ci sia un minimo riflusso rispetto alla lunga stagione malpancista che viviamo ormai da lustri.
Invece “nel nostro sistema tutti i rappresentanti dei Partiti della coalizione, quindi anche quelli più estremisti, hanno titolo ad essere proporzionalmente rappresentati“. E il core dell’appello?
Rappresentanza e capi

“Una ricostruzione della Democrazia Cristiana” o di un “solido Partito di centro in cui avviare un dibattito interno capace di rifuggire dalle sclerotizzazioni sloganistiche, che invece rappresentano la triste realtà del confronto politico attuale”. Quello che onda tutto “su dei leaders, sostanziali padroni dei rispettivi Partiti”. Ed una stagione partitica senza padroni a dire il vero non sarebbe male, perché anche la Storia è fatta di flussi ed alternanze.
Sincero e tecnico.
ARTURO CAVALIERE

Altro che maratone Netflix o aperitivi post lavoro: l’after hours a Pontecorvo si fa andando dal medico. È il nuovo corso della sanità pubblica ciociara targato Arturo Cavaliere. Il direttore generale della Asl di Frosinone ha alzato l’asticella e lanciato un piano straordinario per abbattere le liste d’attesa. Che prevede visite specialistiche fino alle 2 di notte e anche nei giorni festivi. Nero su bianco, lo prevede l’accordo siglato con il Sumai, il sindacato dei medici ambulatoriali.
Il tutto partirà da lunedì, con la Casa della Salute di Pontecorvo a fare da battistrada per un modello che punta a cambiare le abitudini e – si spera – i tempi biblici per un’ecografia o una visita oculistica.
Cavaliere lo dice senza troppi giri di parole: “Dobbiamo andare incontro ai cittadini con un’offerta tempestiva, ordinata, che rispetti le priorità”. I numeri sembrano dargli ragione: nel 2024 l’indice TDA (cioè il tasso di prestazioni evase nei tempi giusti) è salito all’89,5% per le visite specialistiche e all’80,2% per gli esami diagnostici. La media generale si attesta all’84,8%, in netto rialzo rispetto al 76,3% dell’anno precedente. Frosinone ora guarda dall’alto Rieti e Viterbo. Solo Latina fa meglio, ma la rincorsa è lanciata.
Rose e spine

Naturalmente, non è tutto rose e fiori. Restano le spine: meno della metà delle visite “differibili” (quelle non urgenti) viene effettuata nei tempi standard. E alcune branche – gastroenterologia, oculistica, cardiologia – zoppicano ancora. Così come prestazioni cruciali come ecografie mammarie, colonscopie ed ECG dinamici.
Per correre ai ripari, la Regione Lazio ha messo sul tavolo 17 milioni di euro per 400mila prestazioni extra. La Asl di Frosinone farà la sua parte inserendo il pacchetto nel piano di azione. Ma il vero salto di qualità si chiama “appropriatezza prescrittiva”: in parole povere, evitare sprechi, tagliare gli esami inutili e garantire cure giuste al momento giusto.
Ora la sfida è mantenere la rotta. Perché la sanità pubblica non è un circuito chiuso, ma una corsa lunga. Dove ogni minuto guadagnato è un punto in più per il diritto alla salute. Anche – e soprattutto – di notte.
Asl by night.
FLOP
GIANCARLO GIORGETTI

Per capire come mai allo stato attuale Giancarlo Giorgetti occupi una casella estremamente scomoda bisogna partire da uno schema. Schema fiscale, cioè una cosa che tradizionalmente a noi italiani va venire la scabbia, a prescindere. Qui da noi in Italia, secondo un format fiscale che il Governo Meloni si è ben guardato da modificare, esse non sono indicizzate all’inflazione.
Che significa? Che con l’inflazione che cresce si paga sempre l’aliquota a cui si è assegnati, ma il reddito effettivo è ovviamente più basso. E quando al contrario arriva un aumento di stipendio o di pensione, come quelli messi in cantiere da Palazzo Chigi succede il miracolo al contrario.
Gli scaglioni Irpef

Quei soldi che dovrebbero compensare l’inflazione in crescita ci fanno scattare in un’aliquota più alta e quindi paghiamo comunque, paghiamo sempre. Ecco, oggi Giorgetti è il totem vivente di un meccanismo perverso che si chiama “Fiscal drag”.
Una sorta di setaccio di recupero furbetto che permette all’Erario di ingrassare comunque ma che non spande beneficio alcuni sui cittadini-contribuenti. E perfino i tagli al cuneo fiscale con annessi benefici presunti accusano colpo da questo meccanismo. Il risultato? Anche a considerare che Giorgetti non è stato certo colui che ha dato esordio a questo tritacarne cervellotico oggi siamo tutti più poveri, poveri davvero.
Perché se alla fine prendi più cash in busta ma finisci in uno scaglione fiscale più alto poi paghi più tasse, perciò alla fine sei e resti in rosso o quanto meno non sei certo più ricco. Tutta colpa del reddito nominale, che ha scalzato quello reale, un po’ come quel meccanismo perverso e tutto italiota per cui se vuoi accedere ad un bonus non fa fede quello che hai tu come individuo, ma l’Isee della tua famiglia. E questo anche se tua madre, tuo padre, fratelli, sorelle ed annessi neanche ti rivolgono più la parola.
Bonus a rischio

E proprio bonus e detrazioni alla fine risentono in negativo paradossale delle “regalie” del Mef, dato che alla fine un cittadino finisce con non avere più il diritto a percepirli perché ha una nicchia fiscale alta e paga solo più tasse.
Il risultato nel concreto? Venticinque miliardi di euro che abbiamo dovuto pagare ma che non avremmo dovuto pagare se solo quel che ci è stato dato fosse stato parametrato all’inflazione e non ad un algido dato medio.
Giorgetti lo sa benissimo, che non siamo diventati più ricchi e che nel frattempo che ci scoprivamo contribuenti di rango più alto sono anche aumentati i prezzi, ma non lo dice per evitare di incappare negli strali di Giorgia Meloni. E questo non è un bene.
Le magie del Mef.
ENZO SALERA

C’era una volta un sindaco appassionato di ornitologia, che riusciva a rilassarsi ed avere idee sul futuro della sua città ascoltando il cinguettio dei cardellini. Non è la trama di una fiaba ma una storia vera che si sviluppa a Cassino. Una storia che sembra uscita da una delle novelle più delicate di Hans Christian Andersen, “L’Usignolo”, dove il canto della natura vale più di qualsiasi gioiello di corte. Ma qui l’usignolo ha le piume gialle di un canarino, e la corte è un centro d’arte nel cuore della città.
Il protagonista è Enzo Salera, primo cittadino di Cassino. Sabato scorso, durante l’inaugurazione di una mostra dedicata al maestro Nardone — artista di Caira, anima sensibile e mani d’artigiano — il sindaco ha ricevuto un regalo prezioso: una gabbietta dei primi del Novecento, finemente restaurata, con dentro un canarino. Un dono raro, raffinato, perfetto per un appassionato di uccelli e di cose belle. Non un oggetto da esposizione, ma un frammento di poesia quotidiana.
Un simbolo, anche. Perché quell’uccellino donato in un contesto artistico, in un quartiere che prova a rinascere con la cultura, era il segno che anche nei luoghi più silenziosi può tornare a cantare la vita.
Il cattivo della favola

Ma come in ogni favola che si rispetti, ecco l’imprevisto. Dopo l’evento, per un contrattempo, il dono è rimasto temporaneamente nella spider del maestro. Un breve addio, pensava il sindaco. Invece, una sparizione. Quando ha provato a riappropriarsene, gabbia e canarino si erano… volatilizzati. Non un canto all’alba, non un cinguettio. Solo silenzio. Dovuto a qualcuno con le mani lunghe che si era appropriato della gabbietta e del suo contenuto.
A quel punto, Salera ha fatto l’unica cosa che un uomo pubblico — e un uomo romantico — potesse fare: un appello accorato, quasi un’invocazione. “Fatemi riavere la gabbia con il canarino”. Non per rivendicare un bene materiale, ma per recuperare un’emozione, un simbolo. Un legame tra due passioni: quella per la città e quella per il volo leggero delle piccole cose.

Ora, in questa Cassino dove le telecamere vigilano anche sull’arte, forse il mistero troverà soluzione. Magari chi ha preso la gabbia lo ha fatto per sbaglio. O forse è stato attirato dal fascino discreto dell’oggetto. Ma il messaggio resta: come nella fiaba di Andersen, dove il canto vero dell’usignolo salva l’imperatore, anche qui una piccola creatura può raccontare molto più di mille discorsi.
Nel frattempo, la città resta in ascolto. E c’è da scommettere che, in qualche angolo nascosto, il canarino — se non lui, almeno il suo spirito — tornerà a cantare. Magari proprio dalla gabbia ritrovata.
Il sindaco, la gabbia e il canarino perduto