
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 21 giugno 2024
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 21 giugno 2024.
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ALESSIO D’AMATO

Sul pezzo lui ci è sempre stato e questo è un fatto. Alessio D’Amato è forse l’uomo della Pisana che più sta battendo su temi empirici e non di ampio respiro. Temi cioè talmente urgenti e delicati da non essere in casella mainstream di una certa politica poliglotta ma superficiale. Quelle messa alla berlina da un sontuoso Enrico Mentana, per capirci. E dato che si parla di morti bianche, morti sul lavoro, che certa politica da questo tipo di temi ci stia alla larga forse è meglio.
Ma la politica è soprattutto iniziativa, e D’Amato lo ha fatto capire dopo una settimana orribile sotto il punto di vista della sicurezza sul lavoro. La prima tragedia era avvenuta a Ceprano. Lì un operaio pontecorvese di 58 anni era morto dopo che una trave di acciaio pare lo avesse colpito alla testa. Un altro operaio poi era morto, a causa di un malore, in territorio di Anagni. Poi, con il più terribile degli “ancora”, un 18enne è morto nel Lodigiano. E nelle ore scorse un altro lavoratore, uno dei più celebri paninari del frusinate, è morto sulla Monti Lepini a Frosinone mentre rincasava con il suo mezzo al termine di una giornata in strada sotto al sole.
Morti e barbarie sul lavoro

Poi c’era stato il caso, terribile, di Satnam Sing. Il bracciante agricolo indiano che è stato “scaricato in strada, senza soccorsi, dopo aver subito l’amputazione di un braccio”. L’uomo pare stesse avvolgendo un telo delle serre con un macchinario a rullo trainato da un trattore. Il 30enne ferito ed abbandonato come un sacco dopo il sinistro sul lavoro a Borgo Santa Maria era morto a causa di una emorragia che si sarebbe forse potuta evitare, se solo avesse avuto come colleghi e referenti umani e non bestie. (Leggi qui: E’ morto il bracciante lasciato senza cure: è morta la nostra pietà ).
E quanto venga considerata la vita umana, quanto quelle braccia vengano considerate sub umane, lo dice il ‘padrone’. Maglietta rosa, cappello verde con visiera, ad una telecamera dice «Mio figlio aveva avvisato il lavoratore di non avvicinarsi al mezzo, ma lui ha fatto di testa sua. È stata una leggerezza, purtroppo. Ed è costata cara a tutti». Non una parola sul mancato soccorso.
D’Amato aveva sottolineato la necessità di adottare una precisa linea politica fin dalle ore in cui Sing lottava tra la vita e la morte. “Quello che è accaduto a Borgo Santa Maria, in provincia di Latina, secondo la denuncia di Flai Cgil Frosinone Latina, dove un lavoratore ha perso un braccio e poi è stato abbandonato in strada, è barbarie”.
La Commissione d’inchiesta

Sì, barbarie: “Non possiamo accettare che i lavoratori vengano trattati come schiavi. Da oltre un anno, assieme ad Azione Latina, richiedo l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul lavoro nero e caporalato senza nessuna risposta”. Poi la chiosa politica: “Rocca anche su questo non pervenuto”. Il Consigliere regionale e responsabile Welfare di Azione ha messo il dito nella piaga di un fenomeno che oggi come mai prima necessita di iniziative concrete.
D’Amato ha annunciato: “Domani parteciperò alla manifestazione indetta dalla CGIL a Latina insieme a una delegazione di azione latina e alla parlamentare on. Federica Onori. Quello che è accaduto al bracciante Satnam Singh è una barbarie”.
Caporalato e lavoro minorile
E poi: “Non bastano le lacrime e la pur dovuta costituzione di parte civile, occorre una presenza più forte delle istituzioni e maggiori controlli contro lo sfruttamento. Le norme ci sono e vanno attuate contro il caporalato e il lavoro nero, e vanno regolarizzati i lavoratori che stanno nel nostro paese.

“Nel sud pontino c’è uno sfruttamento anche del lavoro minorile, e la commissione d’inchiesta, che ha un tempo limitato, serve proprio a determinare la situazione. Mi auguro che la maggioranza di centrodestra raccolga questa sollecitazione”.
Senza fronzoli e senza retorica. Perché con i morti come Sing la retorica non solo non serve, ma è come il sale su una ferita.
Papale come serve.
NICOLA PROCACCINI

Le elezioni Europee della settimana passata l’hanno confermato a Bruxelles con una massa di voti impressionante. Non poteva essere altrimenti: Nicola Procaccini non era il numero 2 della lista guidata da Giorgia Meloni ma il numero 1 B, il co – capolista.
Una scelta ponderata. Di visione e di prospettiva, quella fatta dalla premier. Perché l’ex sindaco di Terracina è una delle teste pensanti più moderne e preparate all’interno dei Fratelli d’Italia. Con solide radici a destra e proiezione continentale: lontanissima da nostalgie, orbace e saluti romani. Il che, per la sinistra è ancora peggio: i patetici rigurgiti fascistoidi producono un misto di indignazione e tenerezza; invece una intelligente visione di destra moderna come quella di Procaccini invece sposta l’asse delle scelte politiche ben lontano da quelle progressiste.
La lungimiranza della scelta fatta da Giorgia Meloni si è vista nelle ore scorse. Nicola Procaccini è co-presidente del gruppo Ecr in Europa ed ha messo all’angolo il leader del partito rumeno di destra Aur, considerato persona non grata in Ucraina per le sue posizione politiche. “Abbiamo chiesto ad Aur una dichiarazione scritta formale sul loro sostegno unilaterale alla causa ucraina, senza quello l’ingresso nel gruppo Ecr non sarebbe stato possibile perché noi siamo stati da sempre a fianco Kiev. Se un domani anche Orban volesse entrare nei conservatori, dovrebbe fare lo stesso“.
L’interrogazione socialista

L’eurodeputato di Terracina ha schivato con abilità anche l’insidiosa interrogazione della capogruppo dei Socialisti Europei Iraxte Garcia Perez. Lo accusava di fascismo facendo riferimento ai saluti romani dei giovani di FdI emersi in un’inchiesta di Fanpage. “I video mostrano immagini che condanno assolutamente, i due ragazzi che fanno il saluto fascista non so chi erano, non mi spiego perché la leader di S&D abbia scritto che ho fatto il cosiddetto saluto fascista“, ha detto Procaccini parlando ai giornalisti a Bruxelles al termine della Conferenza dei presidenti dei gruppi.
“Non esiste un’immagine di me che faccio il saluto fascista perché non l’ho mai fatto in tutta la mia vita“, ha spiegato Procaccini spiazzando chi pensava d’avere di fronte un vecchio arnese catapultato dal passato. Invece è attualissimo. E politicamente abile. Come dimostra il colpo ad effetto: “Capisco che l’obiettivo dei Socialisti sia allontanare il Partito popolare europeo da Ecr ma non è questo il modo“.
Destra progressista.
FLOP
BONELLI – FRATOIANNI

Il tema della cybersicurezza è diventato talmente centrale che lo stesso Procuratore di Napoli Nicola Gratteri, intervenendo a Veroli per promuovere il suo ultimo libro sulla ndrangheta antica ed hi-tech del terzo millennio, ne aveva parlato. Gratteri lo aveva fatto spiegando che le Forze di Polizia sono ormai perennemente in cerca di talenti del web per contrastare quelli che arruolano le male. Il provvedimento di legge sul tema approvato in Senato era quello su “Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici”.
I media fanno sapere che ad esprimersi a favore del provvedimento sono stati “i senatori della maggioranza, mentre l’opposizione si è astenuta e a votare contro sono stati i rappresentanti di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs)”. Cosa significa? Che al di là di pelosità magari legittime ma magari superabili le formazioni politiche guidate da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno detto no.
No ad una sterzata normativa che porterà pure l’imprinting del governo Meloni, ma che era emendabile quanto necessaria. L’impalcatura del provvedimento licenziato in via definitiva è questa: si prevede un allargamento della composizione del Cisr. Poi controlli da parte del ministero della Giustizia sull’accesso alle banche dati. E premialità relative agli appalti. Marco Lombardo di Azione ha messo giù il tema molto bene: “L’Italia è tra i Paesi più esposti sul fronte dei rischi sulla CyberSecurity. E con settori cruciali, come il manifatturiero e i servizi socio-sanitari, sotto costante attacco”.
Il no di Alleanza Verdi-Sinistra

Che significa? Che la cybersecurity “è una priorità di sicurezza nazionale ed europea, ma manca il personale specializzato nel settore privato e nella PA, e quello che c’è non è adeguatamente formato per contrastare i reati informatici”. Esattamente quello che ha ribadito da Veroli un uomo sul campo come Gratteri, che per combattere quelle battaglie da 30 anni a malapena può andare in bagno da solo.
“In Italia, secondo l’Agenzia per la cybersecurity, servirebbero 100.000 esperti. Il piano strategico nazionale, voluto dall’ex Ministro Colao nel governo Draghi e ora portato avanti dal governo Meloni, prevede di spostare tutta la PA sul cloud”. Non è un problema di metodo, quello è sempre migliorabile, ma di approccio pregiudiziale. Un tipo di approccio al quale magari Bonelli e Fratoianni potevano dare un reset funzionale.
Perché ad essere a rischio è l’Italia tuta, e le Camere dovrebbero imparare a non rappresentare solo l’Italia partigiana. O a criticarle la stessa solo quando quella partigianeria si palesa sul fronte avverso.
Tignosi.
LA MAGGIORANZA MASTRANGELI

Ineccepibile. Nelle forme e nella sostanza. Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli sta gestendo la crisi all’interno della sua maggioranza con una correttezza istituzionale di raro paragone.
Nessuna forzatura, nessun ricatto, niente spazi per il mercanteggio. Una linearità che ha avuto un pregio ed un limite. Il pregio è quello di avere messo tutti di fronte alle loro responsabilità, senza più alibi; il limite è avere reso evidente che una parte della sua maggioranza non esiste più e con ogni probabilità non è mai esistita. All’atto pratico: i consiglieri dissidenti Anselmo Pizzutelli (Lista Mastrangeli), Maurizio Scaccia (Forza Italia), Pasquale Cirillo (Frosinone Capoluogo) e Giovanni Bortone (Lega) hanno chiesto l’azzeramento della giunta come pregiudiziale per qualsiasi successivo confronto.
Chiaro che non ci siano margini per una ricomposizione. Stanno fuori dalla maggioranza. Ed a questo punto viene il legittimo sospetto che ci siano sempre stati: dal momento che chiedere l’azzeramento significa disconoscere tutto l’operato svolto fino a questo momento dall’amministrazione, compreso il risanamento dei conti.

L’irrecuperabilità della situazione sta anche nel fatto di non avere voluto sottoscrivere il verbale d’incontro politico con il sindaco. Come se non ne riconoscessero l’autorità ed il valore. Non riconoscono nemmeno i loro assessori, con i quali c’è una netta distanza politica.
Riccardo Mastrangeli sta gestendo correttamente la situazione. Mettendo in evidenza che quello in atto ha tutte le sembianze di un suicidio politico, capace di rimettere in gioco la sinistra e riportare la città di Frosinone al voto. Nulla da rimproverare alla condotta del sindaco. Ma un limite c’è: quei candidati non sono piovuti dal cielo e prima di schierarsi alla loro testa, anche Riccardo Mastrangeli deve avere convalidato la loro candidatura. Possibile che non si sia accorto di chi candidava?
Maggioranza luciferina.