Top e Flop, i protagonisti di venerdì 26 luglio luglio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 26 luglio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 26 luglio 2024.

TOP

PASQUALE CIACCIARELLI

Blindato. Come l’oro americano nell’inaccessibile forziere di Fort Knox. L’assessore Regionale all’Urbanistica Pasquale Ciacciarelli giovedì sera ha incassato la blindatura nazionale della Lega. Fornita dal Segretario Nazionale del suo Partito Matteo Salvini, intervenendo da remoto alla convention annuale degli amministratori e dei grandi elettori di Ciacciarelli.

Non si è tirato indietro Salvini: anzi, sembrava che non aspettasse altro. Ha detto per ben tre volte la stessa frase: “La Lega ha una sola parola. E la rispetta”. Messaggi indirizzati a Giorgia Meloni, a Francesco Rocca ed a Claudio Fazzone, mettendo in chiaro che la Lega non ha intenzione di abdicare al proprio ruolo nel centrodestra, non intende cedere posizioni in Regione Lazio dove Forza Italia reclama un rimpasto, non consentirà ulteriori azioni ostili di Forza Italia sul sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli.

Salvini non lo ha dato ad intendere: lo ha detto in italiano ed apertis verbis.

Alla convention sul prato della tenuta Guadicciolo a Castrocielo c’erano non meno di seicento persone. Un segnale di radicamento sul territorio che ha lasciato il segno sui vertici nazionali del Carroccio. Dopotutto 14mila preferenze alle Regionali e 25mila alle Europee non si prendono così.

Ed una blindatura nazionale, a quel punto, è un chiaro riconoscimento del ruolo, della capacità, dei risultati.

Come un pisello nel baccello.

ADRIANO LAMPAZZI

Adriano Lampazzi

L’intuizione è un guizzo. Ma non nasce dal nulla. Arriva quando tutti gli elementi, poco alla volta, finiscono al loro posto e si mettono in ordine anziché stare alla rinfusa. Ma quegli elementi devi averli: la conoscenza del territorio, delle sue opportunità, dei suoi limiti… Molte volte l’intuizione che fa svoltare è lì davanti agli occhi ma non si riesce a vederla. Come invece ha fatto Adriano Lampazzi, presidente dell’Agenzia di Formazione della Provincia di Frosinone.

Ai corsi dell’istituto vanno molti di quelli che hanno deciso di non percorrere la strada della scuola tradizionale. Ma di imparare subito un mestiere: formandosi e qualificandosi. Spesso, seguendo una passione. Va bene: e dove starebbe l’intuizione di Lampazzi?

A seguire quei corsi ci sono molte aspiranti parrucchiere, aspiranti estetiste, aspiranti onicotecniche che vogliono specializzarsi nella cura delle unghie. Adriano Lampazzi ha individuato un settore nuovo nel quale formare in maniera specifica le allieve: la Oncobeuty cioè il trucco e la cura estetica delle persone che sono in trattamento con la Chemioterapia.

L’inaugurazione del nuovo servizio nell’ospedale di Anagni

Per quanto le cure oggi siano mirate e calibrate, abbiano effetti collaterali limitati, spesso le donne non si riconoscono. E questo deprime la loro forza, la loro capacità di reagire alla malattia. Le specialiste in Oncobeauty invece sanno come deve cambiare il trucco per compensare i segni lasciati dalla chemio. E consentono alle donne in trattamento di vedersi allo specchio ancora belle.

Lampazzi ha avviato un corso sperimentale in questa direzione. Ed in accordo con la Asl e la Regione Lazio nei giorni scorsi ha assicurato la presenza delle sue allieve all’interno del nuovo Punto di Accesso alle Cure Oncologiche inaugurato nell’ospedale di Anagni. Così i medici e gli infermieri si prenderanno cura del corpo, le specializzande in Oncobeauty si prenderanno cura dell’anima e della sensibilità estetica delle pazienti. Difendendo la loro voglia di normalità e di serenità guardandosi allo specchio.

Agenzia di Soluzioni

IGNAZIO LA RUSSA

Ignazio La Russa © Imagoeconomica, Sara Minelli

Glissiamo con ammonizione ferma su quella frase infelice. Quella a proposito del giornalista pestato da Casapound sul cui paradigma in zona Sala del Ventaglio è intervenuto anche Sergio Mattarella. Frase che ha voluto esprimere “totale condanna, ma lui non si è mai dichiarato giornalista. Non era lì per caso”. E concentriamoci su quello che il Presidente del Senato Ignazio la Russa ha detto al Corsera di Giorgio Napolitano: “Dal Quirinale ha avuto un approccio interventista sulle questioni politiche. Non era una figura notarile. Ma non era come Oscar Luigi Scalfaro, non aveva cioè la smania di costruire maggioranze diverse da quelle emerse dalle urne.

Il dato è che l’intervista a tutto campo rilasciata al Corriere della Sera da La Russa è stata un concentrato di franchezza. Anche in ordine ad una cosa non troppo criptica ma non certo facile come i rapporti di allora tra l’inquilino del Colle ed il Cav. “certo, non vedeva in Silvio Berlusconi la personalità giusta per guidare il Paese in quella fase politica”.

Giorgio contro il Cav
Giorgio Napolitano (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

E l’amarcord di La Russa ha spiegato anche un altro scenario, lo ha fatto con un’aneddotica insolitamente efficace che da qualche tempo sembra aver benevolmente ammalato La Russa, che a volte cede alla tentazione della retorica provocatoria. “L’ultima volta andai a trovarlo insieme al presidente del Consiglio. Il loro colloquio fu complicato. Napolitano disse poi a Fini: ‘Meno male che c’era La Russa a tenere a bada Berlusconi’”.

Eccolo svelato, il siparietto ovvio ma che oggi, con un protagonista morto fisicamente ed un altro morto politicamente, ci spiega cosa sia stata la capacità di mediare che oggi manca in politica. “Non ricordo il tema, ricordo un momento di grande tensione durante un colloquio già molto animato in cui mi limitai a sostenere Berlusconi cercando però di smussare i toni troppo bellicosi.

L’aneddoto sulla “soluzione”
Gianfranco Fini al congresso di Fiuggi

Ed il contesto? Anche qui il rappresentante massimo di Palazzo Madama la mette giù verista. “Era certamente la fase finale del governo. E pochi giorni dopo il Presidente della Repubblica con me si aprì: ‘Cercate di trovare una soluzione…’. Il suo atteggiamento venne additato come fosse quello di capo dell’opposizione. Credo che in realtà auspicasse non un ribaltone ma un cambio di presidente del Consiglio”.

Insomma, Napolitano non voleva Berlusconi ma voleva che restasse in piedi il nocciolo di una rete politica che non era più berlusconiana in senso stretto. La Russa chiosa: “Forse fu questo che portò Fini a certe scelte che considerai sbagliate”.

“Berlusconi è sempre stato per me un grande riferimento ma con Gianfranco non ho mai interrotto i rapporti. E penso che, nonostante i suoi errori, resti insieme a Tatarella la personalità senza la quale la destra moderna non sarebbe nata.

E che ce lo abbia ricordato, a noi ed a se stesso, magari è stato un bene, a contare la destra di oggi.

Aedo riconoscente.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini

Come trasformare una mezza picchiata con tanto di vite alare in una planata improvvisa alla “Stuka”. Matteo Salvini deve essersi letto i manuali tattici della Luftwaffe per diventare così bravo a mascherare i guai della “sua” Lega. Come? Ovviamente ripiegando sui presunti allori del suo mandati istitizionale al Ministero delle Infrastrutture.

E tutto con una sorta di “approccio laico” che gli fa ottenere, nelle intenzioni, due risultati. Il primo: allontanare il mainstream dal turbolento momento del Carroccio che porta ancora il suo nome in simbolo. E che non è proprio al top di gamma della spendibilità politica. Il secondo, quello di passare l’evidenziatore tecnico sotto il nome di un leader politico che non ne sta azzeccando moltissime, a contare un timing dal famigerato Pepete.

Il claim che ha scelto Salvini è stato quello dei lavori in purezza. Lavori che lo hanno reso “felice di aver inaugurato oggi a Catania la nuova tratta Nesima-Monte Po della metropolitana, che comprende due nuove stazioni e una galleria lunga 1,7 km, in una zona importante per la città, a servizio di un ospedale e di un quartiere popolare”.

Durigon e la Sicilia riottosa

Attenzione, siamo in Sicilia, quella stessa Sicilia su cui il Capitano aveva concentrato tutte le sue attenzioni con il Ponte sullo Stretto e con Claudio Durigon inviato a commissariare la Lega isolana. Per fare massa e prendere voti, e per radicare un partito nordico in un sud riottoso, elemento questo per cui molti leghisti “in purezza” oggi osteggiano le brame da conquistador di Salvini.

Che spiega: “Questo è solo l’inizio di un percorso che porterà Catania e la sua provincia ad avere una delle metropolitane più estese d’Italia”. Poteva mancare lo spottone sui danè a camionate che sorreggono tutta la faccenda? “Quello della metropolitana è solo uno dei numerosi lavori e cantieri che sto seguendo da ministro, con quasi 100 MILIARDI di investimenti per strade, autostrade e ferrovie soltanto in Sicilia e Calabria”.

Matteo Salvini (Foto: via Imagoeconomica)

Poi l’aggancio al tema chiave, che per Salvini è più ancora che ponte: “Per i quali il Ponte sullo Stretto sarà essenziale collegando la rete infrastrutturale tra le due regioni”. La chiosa è alla Salvini, cioè con start dal presupposto che altri avevano biecamente fallito-omesso dove lui ci sta riuscendo.

“Dopo anni di dimenticanze, stiamo correndo per restituire a siciliani e calabresi quel diritto alla mobilità e al lavoro che negli anni passati non hanno avuto. Avanti tutta”. Ma davvero c’è ancora qualcuno, nella verace e fiera Trinacria, che abbocca a camole social così “pezzotte”?

Avanti mezza.