I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 29 novembre 2024
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 29 novembre 2024.
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ELENA PALAZZO
Amministrare significa prendere atto della realtà. Ed affrontarla. Anche se va controcorrente, anche se è contro ciò che la gente pensa in maniera radicata. È complesso affrontare le convinzioni sbagliate. Su tutte, quella che ad inquinare l’aria che respirano i ciocari sia lo smog prodotto dalle auto. Falso. Perché un tempo era così, oggi le auto hanno filtri che le consentono di inquinare pochissimo: peccato che ne circolino ancora troppe delle vecchie. Ma allora se non sono loro ad avvelenare i polmoni chi è?
Nei mesi del Covid la verità si materializzò davanti agli occhi di tutti. La gente era chiusa in casa con le auto ferme in strada: ma le centraline registravano quasi i soliti livelli di smog. Le fabbriche fermarono la produzione: ma anche in quel caso le centraline continuarono a registrare i soliti livelli di inquinamento. Poi arrivò la primavera e spegnemmo i riscaldamenti: fine dell’inquinamento. Sono le caldaie ad avvelenare in modo particolare l’aria. Perché?
Sono vecchie. E finché camminano le mandiamo avanti. Per le automobili è diverso ma le caldaie sono dannatamente inquinanti come loro. Ne ha preso atto Elena Palazzo, assessore regionale con competenza sulla questione. Ha deciso di affrontare il problema: partendo dall’epicentro cioè dalle zone che risultano più inquinate. Che sono la Valle del Sacco e l’agglomerato urbano di Roma.
A quelle aree è rivolto il “Bando Caldaie” della Regione Lazio presentato nelle ore scorse all’interno del palazzo della Provincia di Frosinone. La Regione Lazio ha messo a disposizione dei cittadini 3 milioni di euro per la sostituzione dei vecchi impianti, andando quindi a dare un contributo significativo alla lotta all’inquinamento. Quei soldi servono per aiutare a comprare le caldaie nuove: come i bonus per chi vuole cambiare l’auto e prenderne una meno inquinante.
C’è tempo fino ad aprile 2025 per presentare le domande. Fino ad ora ne sono arrivate 240 e 200 di loro sono già state liquidate, le altre 40 sono in fase istruttoria.
L’assessore Elena Palazzo vuole andare molto oltre: «Siamo ancora lontani dall’obiettivo. Non possiamo permetterci di chiudere ad aprile con tante risorse in cassa. Abbiamo fretta di intervenire pesantemente su questo settore».
Una boccata d’aria pulita.
GIUSEPPE CONTE
L’aria da post Costituente “mezza vinta” al netto del secondo match invocato da Beppe Grillo decisamente gli fa bene. E non potrebbe essere altrimenti, visto che comunque vada Giuseppe Conte potrebbe aver già vinto. Perché?
Per un motivo molto semplice: perché anche a contare il salasso grillino e quello fisiologico di chi non vede più nel movimento né forza né numeri, all’ex premer resteranno briciole d’oro. Cioè un Partito magari assestato su un 7% – 8% ma composto in tutto e per tutto da fedelissimi di Conte.
Il che, a contare che con un 7% a trazione Rosatellum in Italia sei Re, non è poi così male. Sarà per questo motivo che probabilmente Conte non esita a mettere alla berlina gli avversari politici, arrivando perfino a “toccare” un Partito che di solito non ha mai ricevuto più strali del necessario: Forza Italia. Che sulla Rai si è schierato cn la minoranza aprendo una mezza “crisi” di governo.
Manovra e tema pensioni
Il tema è la Legge finanziaria in via di definizione ed approvazione, e conte è andato a ficcare il dito in una delle sue (numerose) piaghe. Così: “Sforzo titanico di Forza Italia! Di fronte ai +3 euro al mese del duo Meloni-Giorgetti sulle pensioni minime, il partito di Tajani propone ora un emendamento alla Manovra”. Ed è un emendamento, fascicolare e presente, “per aumentarle in tutto di… 7 euro!”.
Ovvio che a questo punto, per un leader di opposizione, si schiudano praterie. Queste, ovvie ma efficacissime comunque: “Ma non erano quelli che promettevano di portare le minime a 1.000 euro?”. Evocare vecchi ma non troppo fantasmi berlusconiani non è male, da un punto di vista tattico, perché la mistica del Cav permea ancora moltissimo la new creature di Antonio Tajani. “La smettano con queste ridicole prese in giro”.
Il nervo extraprofitti delle banche
“Se vogliono davvero alzare le pensioni votino l’emendamento a mia firma, che dà 100 euro in più al mese sia alle ‘minime’ sia a quelle fino a 1000 euro”. E a chiosa: “Per farlo dovranno mettere da parte certe passioni e pressioni: noi le risorse per alzare le pensioni le prendiamo anche dagli extraprofitti delle banche. Forza, Tajani: coraggio!”.
Conte sarà pure un demagogo, ma ci sono momenti in cui anche non saper rinunciare alla propria battuta non fa così male. Almeno a chi la fa.
Una volta tanto ironico.
BEPPE GRILLO
Aveva ragione lui. E lo aveva previsto. Tutto. Sin dall’inizio. Sino da quando ululava i primi Vaffa in piazza spalleggiato dal compianto amico Roberto Casaleggio. Beppe Grillo aveva previsto tutto. E gli va riconosciuto: lui puntava il dito verso la luna e noi siamo stati tutti a gridare verso l’indice.
Gliene dà atto in queste ore il direttore del Tempo Tommaso Cerno: “l’ex comico di Genova aveva profetizzato lo scioglimento della sua creatura già all’atto della fondazione, quando parlò di un movimento biodegradabile”.
Cos’è un movimento biodegradabile? Come il detersivo: si scioglie nell’acqua, modifica e trasforma la sua consistenza, entra nei capi d’abbigliamento che deve lavare.
In questo caso il Movimento 5 Stelle si è diluito nell’acqua della politica ed ha contaminato tutti gli altri Partiti. Costringendoli in qualche maniera a grillizzarsi.
Del M5S si può mettere in discussione tutto. Dalla buffonata dell’affaccio dal balcone di palazzo Chigi gridando che la povertà era stata sconfitta fino alla catastrofe del Bonus 110 attuato in un modo quasi criminale, nonostante gli avvertimenti del mondo accademico e degli addetti ai lavori. Ma se c’è una cosa che non può essere negata è proprio quella della biodegradabilità: il Movimento 5 Stelle ha costretto tutti a tornare a parlare con la gente e dei suoi problemi.
Per questo Beppe Grillo ha ragione quando dice che vuole ammainare il simbolo. Il M5S aveva quella missione e l’ha attuata. Il prossimo sarà ciò che nasce dalle sue ceneri, una sua evoluzione. Ed è giiusto che abbia un altro nome ed un’altra bandiera. Questa va riposta nel Pantheon di Grillo. Al quale va riconosciuto che aveva ragione.
Troppo elevato.
FLOP
MARIO DRAGHI
Qui, in punto di ironia e sottigliezza, abbiamo un problema, problema grosso. Come spiegare cioè che dalla satira, dagli scivoloni e dalle piccole omissioni non è immune nessuno, fosse anche Winston Churchill? E come spiegare che in questa categoria l’Ottimo, Massimo ed Intoccabile Mario Draghi ci rientra benissimo? Il senso è che le qualità dell’ex premier e numero uno di Bce non sono, né potranno mai essere in discussione.
Tuttavia tra riconoscere una caratura economico-politica superiore e non farsi ammorbare dalla ruffianeria ad ogni costi ce ne passa. Ecco, in quello spazietto lì il giornalismo ha il dovere di insinuarsi e starci benone. Come quando Draghi parla di mercato delle armi e dice cose acutissime, ma non si accorge che quello è un loop pericoloso con il quale fare solo statistica.
Le armi, il secondo posto e l’analisi
“Noi complessivamente siamo secondi per spesa nella Difesa nel mondo, dopo gli Usa, dopodiché nessuno scommetterebbe sulla nostra capacità di fare una guerra e vincerla”. E’ vero ed è il vecchio ossimoro dell’Italia post Craxiana: noi siamo nella hit degli armaioli ma non in quella degli utilizzatori eccellenti del “prodotto”.
Draghi insinua: “Ci deve essere qualcosa che non va”. Poi spiega: “Prima cosa, la produzione è molto frammentata, così frammentata che se decidessimo di aumentare le spese in difesa noi non riusciremmo a produrre“. Cioè a dare input ad una sovra-produzione.
E questo “perché abbiamo produzioni troppo piccole. Quindi occorre permettere all’industria di consolidarsi”.
Il “cannoncino” diverso dall’altro
Considerazione due: “Noi ordiniamo il nostro ‘cannoncino’, ma è diverso da quello del vicino”. E qui si innesta il discorso delle Difesa comune europea. “Quindi quando arriva il momento di darli all’Ucraina spediamo cannoni tutti diversi, abbiamo diversi tipi di carri armati mentre gli Usa ne hanno uno solo. Quindi prima di pensare di spendere tanti soldi bisogna capire come spenderli. Secondo aspetto è spendere bene”.
Ecco, il dato crudo è verissimo, ma esiste anche un dato etico: quello per cui non è la più delicata delle cose rammaricarsi del fatto che nn si abbiano armi-format da utilizzare sia pur per cause nobili. Draghi è un super banchiere ed un uomo a cui Kissinger concedeva la confidenza che si riserva agli amiconi, perciò usa un lessico freddo, obiettivo ed indiscutibilmente lucido.
Lessico asettico, forse troppo
Un lessico che però continua a far aleggiare su di lui quella malcelata aria di “papavero” che parla delle cose che accadono nel mondo come di un Risiko da tavolino. Certo, la ricerca è un problema. “La differenza con la spesa Usa per la ricerca è di 15 volte sul bilancio della difesa, in termini percentuali noi spendiamo il 4%, loro il 16%. Prima di spendere guarda come spendi. Poi si arriva alle risorse e agli impegni internazionali”.
E’ vero anche questo, ma la Nato, gli Usa, l’Occidente, l’Ue ed i conflitti non sono solo caselle, e parlare di ottimizzazione del mercato delle armi necessiterebbe forse di preamboli etici, di “Pudicizia ipocrita ma necessaria” diremmo, che Draghi non sempre ha.
E non sempre è un bene.
Bene il preambolo, maluccio il focus.