Top e Flop, i protagonisti di venerdì 6 dicembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 6 dicembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 6 dicembre 2024.

TOP

CRISTOPHER FARONI

Christopher Faroni

Risultati. La vita di ogni persona è segnata, che si voglia o meno, da risultati. Che non danno sempre la cifra di quel che siamo ma in alcuni casi e contesti ci vanno molto vicino. Il risultato è per definizione una conseguenza diretta, cioè l’effetto di quello che mettiamo in atto secondo la nostra mappa caratteriale, la nostra indole. E le nostre scelte nei sistemi complessi che ci siamo imposti di governare.

Che quindi Cristopher Faroni alla fine divenisse Ceo dell’anno nel settore Healthcare sembra quasi una cosa da predestinati. Perché il giovane manager è da sempre, con il suo Gruppo Ini, uno di quelli che puntano all’ottimizzazione.

La consegna a Milano
Chris Faroni

A Faroni quell’ambitissimo riconoscimento è stato consegnato a Milano nel corso del CEO Italian Summit & Awards 2024. Cioè la più grande community italiana dedicata al top management che da 10 anni si occupa di individuare il Top di Gamma d’ambito. E che lo fa con un preciso format di selezione. Ed è un criterio che si è avvalso dell’organizzazione di Business International in collaborazione con Forbes Italia.

E con “oltre 200 tra amministratori delegati, imprenditori, direttori generali, presidenti di enti istituzionali” che fungono la “filtro” per scemare eccellenze.

Mission e risultati di Ini
Chris e Jessica Faroni

“Lo dedico a mia sorella Jessica con cui, giorno dopo giorno, abbiamo costruito questo successo. Orgoglioso per tutto il nostro Gruppo, riconoscimento che arriva dopo anni ingiustamente duri”. E ne ha ben donde, a considerare mole, mission e risultati raggiunti dal Gruppo Ini, realtà storica della sanità privata italiana nato dall’Istituto Neurotraumatologico Italiano.

E la motivazione? Dice tutto da sé: Per “l’eccezionale contributo all’innovazione, alla qualità e all’eccellenza nel settore healthcare”. L’ambito è quello delle cure mediche all’avanguardia e della promozione di una “visione del settore sanitario basata su innovazione, sostenibilità e centralità del paziente”.

Gli anni duri e la tenacia
Il compianto professor Del Faroni

Per Forbes, sotto la guida del Presidente Faroni, il Gruppo INI si è distinto per il suo modello integrato di cura e per il costante investimento in tecnologie mediche di ultima generazione.

Il manager non ha rinunciato a spiegare che quello conferitogli è stato un riconoscimento “ancor più gradito perché arriva dopo anni particolarmente duri, ma dai quali siamo usciti a testa alta, con risultati economici gratificanti, soprattutto grazie alla solidità familiare e ai valori che ci ha trasmesso mio padre, il Prof. Delfo Galileo Faroni, che fondò il Gruppo nel 1947.

Ma Cristopher non si è fermato al presente, non è nel suo dna e non è nella mission di Ini. “Siamo già proiettati verso il futuro, con nuovi investimenti programmati su
tecnologia di ultima generazione, implementazioni con l’AI
, l’apertura di nuovi servizi integrati, la formazione dei giovani. Con nuovi corsi di laurea che attiveremo grazie alle partnership già avviate con le Università Sapienza e Tor Vergata. Sempre con il paziente al centro, e con l’entusiasmo che caratterizza il nostro operato dal 1947”
.

Dieci strutture tra Lazio ed Abruzzo
Ini Città Bianca

Il Gruppo Ini è articolato in 10 strutture ed è presente nel Lazio ed in Abruzzo con 1.200 posti letto e quasi 2000 collaboratori. Le divisioni sono abilitate “al ricovero per acuzie, dall’oncologia, all’ortopedia, alla riabilitazione, alle RSA, offrendo un’assistenza a 360 gradi al paziente”.

E Cristopher Faroni, con sua sorella Jessica, è colui che a quest’eccellenza ha permesso di esistere. Di durare. E di migliorarsi.

In vetta con il camice.

ANTONIO D’AVINO

Antonio D’Avino (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Il pericolo c’è e in questa prima settimana di dicembre si è fatto più tangibile. Questo perché tra pochi giorni inizierà la benevola “baraonda natalizia” e la circolazione della pertosse sarà avvantaggiata enormemente dagli scambi tra persone. Soprattutto bambini, che sono le principali “vittime” della malattia esantematiche che ha ripreso vigore.

Va dato atto quindi ad Antonio D’Avino, presidente della Federazione italiana medici pediatri, di aver sottolineato un dato già a maggio. Che la maggior preoccupazione restava la pertosse. Ecco, D’Avino ha avuto ragione ed i casi di pertosse stanno salendo tra i bambini, purtroppo alcuni anche con esito mortale. Tutto questo in una contingenza storica molto particolare, cioè quando a Palazzo Chigi c’è un Esecutivo che, in ordine alle vaccinazioni ed alla loro utilità, è sempre stato “morbido”.

Un Esecutivo “morbido” sui vaccini
Foto: Saverio De Giglio / Imagoeconomica

Ma di cosa parliamo? Di una malattia endemica con epidemie più o meno estese ogni 3-5 anni. Ed il 2024/2025 pare sia uno di quelli che promettono “bane” sul format. “Dopo una circolazione limitata nei paesi dell’Unione Europea, soprattutto durante la pandemia COVID-19, nel 2023 sono stati segnalati più di 25.000 casi di pertosse”.

E relativamente a trimestre gennaio-marzo 2024 ne erano stati censiti più di 32.000. Ci sono precedenti tabellari e statistici che lasciano intendere come si sia in presenza di una possibile epidemia. “Numeri simili erano stati osservati nel 2016 (41 026) e nel 2019 (34 468). Niente di nuovo, quindi, se non la conferma che, tra tutte le malattie per cui è prevista una vaccinazione obbligatoria, la pertosse è la più diffusa, anche in presenza di un’elevata copertura vaccinale”.

Da un punto di vista normativo “la vaccinazione primaria, compreso il primo richiamo, è obbligatoria in Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Slovenia. Insomma, c’è un allarme che D’Avino aveva lanciato, c’è la conferma di quell’allarme e c’è anche una parte di politica che quell’allarme lo ha recepito, ma non è quella “giusta”.

L’appello di Furfaro
Marco Furfaro (Foto: Alessandro Amoruso © Imagoeconomica)

Marco Furfaro del Pd, non certo un talebano, ad esempio ha scritto: “In Italia, i bambini tornano a morire di pertosse. R**** aveva appena 24 giorni di vita. E non è purtroppo il primo nel 2024. I ricoveri sono aumentati dell’800%, con neonati di 4 mesi in terapia intensiva”. Poi la spiegazione: “Succede perché sempre meno donne in gravidanza decidono di vaccinarsi”.

“Dobbiamo ringraziare politici scellerati che, per lucrare qualche voto, mettono deliberatamente a rischio la vita della gente diffondendo fake news. Da qui l’appello a Palazzo Chigi: “Ho chiesto al Governo di attivare subito una campagna vaccinale, in particolare per le donne in gravidanza”.

Sperando che quel che D’Avino disse a maggio possa trovare orecchie e soluzioni a dicembre.

Sferzata a Schillaci.

FLOP

RICCARDO DEL BROCCO

Riccardo Del Brocco

Sono i dettagli a fare la differenza. Piccolissimi elementi che cambiano il senso delle cose: basta una virgola talvolta. Come nel caso del tizio al quale il Primo Ministro rifiutò la grazia scrivendo “clemenza impossibile, fucilarlo!” ma il re mosso a compassione e nella necessità di rispettare la Costituzione replicò “Non toccherò una sola parola, ma almeno una virgola dovete concedermela”. Così l’ordine diventò “clemenza, impossibile fucilarlo!”.

Nel caso serissimo delle tangenti che sarebbero state versate all’allora sindaco di Ceccano Roberto Caligiore facendo la cresta sui fondi Ue e Pnrr, se ne innesta uno altrettanto serio che riguarda l’ex assessore Riccardo Del Brocco. Ma con accenti che autorizzano un’increspatura delle labbra a comporre il sorriso.

Tra una decina di giorni l’ex titolare della delega all’Ambiente verrà ascoltato dal Procuratore Europeo che deve verificare chi gli avesse fornito le precise notizie sulle indagini in corso a Ceccano. Un’intercettazione lo registra mentre in municipio lo dice ad un dirigente, tranquillizzandolo sul fatto che non ci sia granché. Se così fosse, sarebbe una grave violazione del segreto e si configurerebbe anche il favoreggiamento. Fin qui il lato serio.

Dopo il serio, il faceto
Riccardo Del Brocco

Il sorriso è autorizzato nel momento in cui si scopre che in un’altra intercettazione, due tecnici comunali parlano di lui come di un affiliato alla Massoneria: istituzione su base iniziatica, esoterica e di fratellanza, per alcuni anche con finalità meritorie, nella quale il primo principio è la riservatezza, al punto che le riunioni si tengono al buio e con cappucci a coprire i volti degli iniziati.

Ora. A tutto c’è un limite. Anche alla Massoneria. Che se davvero avesse affiliato un Riccardo Del Brocco avrebbe superato il muro del ridicolo, mandando all’aria secoli di reputazione e rigorosa selettività. Perché tra il profilo massonico e quello dell’ex assessore corre la stessa differenza che passa tra Alessio Porcu ed una ballerina di danza classica.

Che l’uomo sia dotato di naturale capacità di relazione è indubbio, che possegga una innegabile abilità di manovra lo dicono i fatti, che detenga anche la giusta dose di cialtroneria lo dice l’indagine. Lo dimostra il fatto che vada ad atteggiarsi come quello che al bar sa tutto e dice che c’è un’indagine ma sotto non c’è granché. Che ci fosse un’indagine era un’evidenza data dalla microspia appena trovata sull’auto del sindaco, che non ci fosse granché era una cialtronata palesemente inventata dal momento che sotto c’era una bomba che ha terremotato lui, il suo sindaco, la sua amministrazione e buona parte di coloro che ci hanno avuto a che fare.

Il che porta ulteriore elemento alla tesi per cui la Massoneria non avrebbe mai potuto affiliarlo. Più probabile che si riferissero a qualche masseria, di cui è noto frequentatore con scopi enogastronomici.

Un cappuccio non è per tutti.

CARLO NORDIO

Il Guardasigilli Carlo Nordio

Al di là del merito di quel che dice e su cui opera istituzionalmente, il vero problema di Carlo Nordio è il problema che hanno tutti i tecnici arrivati alla politica. Quello cioè di sapere benissimo per formazione professionale come stiano le cose e di dover mediare questa condizione con quel che va fatto in barba, quando non in antitesi, a quel know-how tecnico. Ma il problema del ministro della Giustizia del Governo Meloni è esacerbato assai.

Questo perché lui è un ministro loquace e ci tiene a passare per quello che sa discernere il “folklore dalla realtà”. Perciò e nella spinosa questione del braccio di ferro tra Governo e Magistratura lui oggi dice cose morbide per la seconda e domani dice cose truci contro la stessa, senza soluzione di continuità. E poi magari si sorbisce le dimissioni della giudice cassinate Iolanda Apostolico, che non convalidò il merito del Decreto Cutro in una circostanza e che da allora è stata fatta oggetto di dossieraggio ed attacchi usuranti.

Quell’elastico che lo riporta sempre indietro
Palazzo Chigi

E come se Nordio avesse una specie di elastico che man mano lo riporta indietro rispetto ai sui entusiasmi espositivi di vecchia toga. Perciò Nordio è uno e bino ogni giorno pari e bino ed uno ogni giorno dispari. Tanto che proprio in questi giorni sta operando per far approdare in Parlamento, magari non per fine anno ma per la ripresa dei lavori a gennaio, la nuova norma-bavaglio “studiata per punire i magistrati che si espongono in pubblico sui temi politici”, come l’aveva definita Il Fatto Quotidiano.

Attenzione: Nordio continua a ripetere ad ogni media che incroci le sue corde vocali che “non ci sono toghe ‘sgradite’. E che la sola idea di voler assoggettare i magistrati alla politica è solo uno “slogan folcloristico”. Per il Guardasigilli “non c’è nessuna toga sgradita ma la loro libertà è vincolata dal dovere di imparzialità. La separazione delle carriere è il primo step”.

“Nessun attacco alle toghe”

Perciò no, “non ci sono attacchi mirati per assoggettare i giudici alla politica. E non capisco da dove l’Associazione nazionale magistrati tragga questa convinzione. Mi attendo argomentazioni logiche, non slogan folcloristici”. E sulla norma-bavaglio? Nordio scavalca tutti e cita il capo dello Stato, che sul tema ha detto sì cose in endorsement col suo pensiero, ma non esacerbate dalla sua vesta di “crociato” sia pur sornione e soft.

Il presidente Mattarella si è più volte espresso sui limiti del cosiddetto protagonismo dei giudici. La partecipazione deve essere contenuta in quei limiti. Io mi riconosco in pieno nelle sue sagge parole”.

Libertà di manifestare

E sulla libertà di manifestare di un magistrato fuori dalla sua attività istituzionale? “E’ libero, ma vincolato dall’imparzialità che deve manifestare al cittadino. Se un giudice definisce pericoloso il presidente del Consiglio, la credibilità sua, e di chi lo difende, cade a zero”.

Perciò Nordio adesso vuole imbavagliare tutti, in attesa che poi sia la nuova norma a setacciare chi ha sbagliato davvero da chi ha esercitato le sue libertà individuali. Come con Apostolico, che però ha bruciato tutti d’anticipo.

Yo-Yo Carlo.