Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore
TOP
IGNAZIO PORTELLI
Non gli piace apparire, non fa comunicati stampa. E quando rilascia dichiarazioni evita di utilizzare la diplomazia: per scelta. È abituato però a farsi sentire nelle riunioni che contano. Quando è necessario adottare misure in merito alla pandemia. Oppure quando sul tavolo occorrono soluzioni per scongiurare l’emergenza rifiuti. (Leggi qui Benedetto caos (rifiuti). O Raggi o il Pd: il M5S scelga).
Ignazio Portelli, Prefetto di Frosinone, ha fatto presente con determinazione e serenità che la Ciociaria non può continuare a pagare il prezzo di scelte condizionate da altri territori. Ha voluto dire che aver ricevuto i rifiuti di Roma per tutti questi anni ha evitato emergenze nella Capitale (con effetti che sarebbero stati disastrosi per l’immagine dell’Italia nel mondo). Ma tutto questo ha comportato altresì l’esaurimento dello spazio della discarica di Roccasecca con cinque anni di anticipo.
E adesso tutto può succedere meno che la Ciociaria paghi ulteriormente il conto in termini ambientali ed economici. Vale a dire con l’aumento delle tariffe. Si fa sentire il Prefetto Ignazio Portelli. Un’azione di “moral suasion” alla quale non siamo neppure più abituati in un contesto di politica urlata. Autorevole.
MARIO ABBRUZZESE
Hai sentito Mario? Ma chi, Draghi? No, Abbruzzese. Che però sembrava Mario Draghi. A Cassino il passaparola è stato velocissimo dopo l’intervento di Mario Abbruzzese in consiglio comunale. (Leggi qui Lo show di Mario in Aula: così finirà al Quirinale).
L’ex presidente dell’Aula regionale ha sfoderato tutta la sua classe, anticipando scenari politici nazionali da prima pagina del Corriere della Sera: il mandato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà prorogato di un anno, per consentire all’altro Mario (Draghi) di restare a Palazzo Chigi per ulteriori dodici mesi. Prima di salire al Quirinale. E intanto si provvederà ad approvare una nuova legge elettorale e nel momento decisivo bisognerà essere bravi a fare pressione sui rispettivi parlamentari per avere una più forte rappresentanza del territorio. Sembra facile.
Infine, Mario Abbruzzese ha colto l’occasione per dire che bisogna essere grati a Matteo Renzi, senza il quale non ci sarebbero state le condizioni per favorire la nomina di Mario Draghi a presidente del consiglio. Ci sarebbe ancora Giuseppe Conte.
Ma cosa c’entrava tutto questo con le competenze dell’aula consiliare di Cassino? Nulla. Però a volte è anche bello prendere atto dell’arte per l’arte. Di un ragionamento politico degno di altri consessi. Quelli che Abbruzzese continua a sognare. Magari in quota Lega più che Cambiamo.
L’altro Super Mario.
FLOP
CINQUE STELLE REGIONALI
“Se davvero vogliamo risolvere il problema dei rifiuti nella nostra regione, dobbiamo superare gli slogan e cambiare il paradigma. Abbiamo accolto con soddisfazione la relazione dell’assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti, Massimiliano Valeriani, che in Consiglio regionale ha illustrato tutti gli adempimenti seguiti nella redazione dell’aggiornamento del Piano Rifiuti del Lazio. Allo stesso tempo riteniamo quanto mai urgente che questa attuazione venga accelerata e che sia favorita la riforma dei procedimenti amministrativi sulle autorizzazioni in materia di rifiuti, con l’obiettivo di introdurre innovativi elementi di garanzia e aumentare i livelli di trasparenza e accessibilità, per assicurare la piena legittima delle procedure”.
È quanto scrive il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle del Lazio. Aggiungendo: “Contestualmente va verificato, con un attento monitoraggio, che i Comuni attuino quanto previsto al Piano per l’autosufficienza dei territori e per il controllo degli atti approvati e la possibilità di avviare procedure di bando pubblico rivolte agli enti locali per la realizzazione di impianti di nuova generazione, compatibili e inclusi all’interno della concezione dell’economia circolare, al fine di rendere la Regione Lazio autosufficiente in termini di riciclo, trattamento, e smaltimento dei rifiuti urbani”.
E Gaia Pernarella ha affermato: “Ci auguriamo che venga approvata nel più breve tempo possibile la nostra proposta di legge sugli Ambiti Territoriali Ottimali. Con quella norma, ogni singolo Ato potrà essere autosufficiente nella chiusura dell’intero ciclo dei rifiuti urbani e vengano predisposti avvisi pubblici per la realizzazione di nuovi impianti per evitare le trattative di natura privata che hanno dimostrato tutta la loro deleteria inefficacia”.
Va tutto bene. Ed è anche perfettamente comprensibile che i Cinque Stelle, avendo adesso in giunta assessori come Roberta Lombardi e Valentina Corrado, vogliano comunque mantenere la loro linea.
Però la domanda sorge spontanea: il gruppo consiliare regionale ha avvertito la sindaca di Roma Virginia Raggi di quanto scritto nel comunicato stampa? Perché per l’inerzia del Comune di Roma che le emergenze rifiuti si susseguono la ritmo di (almeno) una all’anno. Andando ad incidere anche in province, come quella di Frosinone, autosufficienti da tempo. Ma costrette ora all’emergenza per aver “soccorso” Roma.
Predica inopportuna.
MATTEO SALVINI
Continua a differenziarsi su tutto. Dalla linea sul Covid a quella sulla disegno di legge contro l’omofobia. Matteo Salvini, leader della Lega, sta cercando di ripetere lo stesso schema adottato quando il Carroccio era in maggioranza con il Movimento Cinque Stelle nel Governo Conte 1.
Stavolta però è tutto diverso e molto meno scontato. Per tre variabili destinate a pesare moltissimo. La prima è che a Palazzo Chigi c’è un certo Mario Draghi, che fa di testa sua e che è ben consapevole che dopo di lui per l’Italia c’è soltanto il baratro. La seconda è che il Capitano sopporta sempre meno la concorrenza di Giorgia Meloni a destra. I due sono appaiati nella classifica di gradimento dei possibili leader del centrodestra, al 47%. La terza è quella che probabilmente sta condizionando maggiormente le scelte di Salvini. E cioè che nel Governo continua ad incassare risultati Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico, numero due di Salvini e leader assoluta dell’ala governi sta del Carroccio, che passa anche da Luca Zaia.
Non ci saranno elezioni anticipate e dunque Matteo Salvini deve scegliere: o rompere subito la maggioranza del tutti dentro o provare a dimostrare che la Lega è una forza di governo. Finora lo ha dimostrato soltanto Giancarlo Giorgetti.
Triplo oscuramento.
ALESSANDRO MOSTICONE
È il genio dei numeri: ricorda a memoria i risultati di tutte le elezioni avvenute a Sora, comprese le preferenze di ciascuno. Un tattico: spietato e geniale. Che ad un certo punto ha deciso di mettere nel mirino il sindaco di Sora Roberto De Donatis, logorandolo poco alla volta, assicurandogli ad intermittenza la fiducia, stressandolo sia politicamente che fisicamente.
Bravissimo nella sua strategia. Implacabile. L’unico neo però è che il tutto avviene sulla pelle dei cittadini di Sora. Ad esempio: un anno e mezzo fa quando è stato votato il passaggio della Farmacia Comunale dalla gestione mista (Comune + Socio privato) ad una interamente pubblica (solo Comune) il suo voto assente ha determinato la mancata esecutività immediata della delibera: politicamente ha assestato una ginocchiata al sindaco ma all’atto pratico ci sono volute settimane prima di poter applicare la delibera. Con conseguenze per i cittadini.
Ora ha smesso di andare alle riunioni di maggioranza ma non passa con l’opposizione, fa mancare il numero legale e spinge il sindaco fino alle dimissioni. Tatticamente ineccepibile: sta mandando tutti ai pazzi.
Però c’è il covid di mezzo e ci sono progetti da approvare. O bocciare. Ci sono risposte da dare ai cittadini, in un senso o nell’altro. Questo continuo giocare con le istituzioni ha fatto perdere la pazienza al sindaco: che in queste ore ha detto basta. Lo ha fatto ritirando le dimissioni e mettendo la presa della corrente in mano al Consiglio: tra dieci giorni se non votano il bilancio si va a casa. Tutti. E subito. E fine del logoramento.
Il Comune non è un Luna Park.