Top e Flop, i protagonisti del giorno: 13 marzo 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

ENRICO LETTA

Ha accettato la sfida e domenica l’assemblea nazionale del Pd lo eleggerà Segretario. Enrico Letta lo ha fatto con un tweet semplice, nel quale ha scritto: “Io ci sono”. Chiederà il voto sulla base delle sue parole. Vuol dire che non cercherà scorciatoie. Ha specificato che esiste piena sintonia con Nicola Zingaretti.

Enrico Letta (Foto: Raffaele Verderese / Imagoeconomica)

Pisano, ministro a 32 anni, Presidente del Consiglio di uno dei Governi più complicati della Repubblica, Enrico Letta fu silurato da Matteo Renzi. Il passaggio della campanella tra i due è passato alla storia. Ma adesso, dopo gli anni dell’esilio a Parigi, si prende la più grande rivincita politica della vita.

Chiederà un mandato pieno e avrà una sostanziale carta bianca. Dovrà riuscire laddove Nicola Zingaretti si è fermato. Cioè tenere a bada le correnti. Non dovrà preoccuparsi di nulla, non dovrà preoccuparsi di tenere gli equilibri. Perché dopo di lui per il Pd ci sarebbe soltanto l’estinzione. Tutti quelli che hanno messo il bastone tra le ruote a Zingaretti, non avranno scelta: non gli ex renziani, non Matteo Orfini. E neppure alleati ingombranti come Dario Franceschini e Andrea Orlando.

La sfida nella sfida sarà quella delle alleanze: dal centrosinistra ai Cinque Stelle. Complicato invece che Italia Viva di Matteo Renzi possa in futuro continuare a fare parte dell’alleanza.

Conte di Montecristo.

DANIELE LEODORI

Nel giorno dell’ingresso del Movimento Cinque Stelle nella giunta della Regione Lazio, con Roberta Lombardi e Valentina Corrado, Daniele Leodori ha messo un altro mattoncino nel suo muro politico in costruzione. (Leggi qui Nel Lazio governo PentaDem Zingaretti: “Intesa storica”).

Daniele Leodori (Foto: Imagoeconomica)

Vero che il merito e la visione dell’operazione sono tutti del Governatore Nicola Zingaretti, ma il vicepresidente della giunta regionale del Lazio ha il merito di uscire rafforzato da qualunque situazione. E infatti si occuperà anche delle deleghe al Bilancio.

Impossibile dire adesso chi potrà essere l’erede di Zingaretti alla Regione. Su chi cioè il centrosinistra punterà. Però Daniele Leodori si sta dimostrando all’altezza di ogni situazione. Il suo contributo  è imprescindibile e continuerà ad esserlo. Non si fa notare, dispensa le parole, ma quando alza la voce lascia il segno. Rappresenta la continuità e la tradizione anche in un contesto dove tutto sta cambiando. Sentiremo parlare ancora per molto di lui.

Protagonista.

FLOP

 VIRGINIA RAGGI

La sindaca di Roma ha visto entrare nella giunta regionale la sua avversaria storica all’interno del Movimento Cinque Stelle. Cioè Roberta Lombardi, che peraltro guiderà l’assessorato alla Transizione Ecologica, quello che è diventato il simbolo dei pentastellati per il sostegno al premier Mario Draghi.

Virginia Raggi. (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Ma nell’esecutivo del Lazio è entrata pure Valentina Corrado. Vuol dire che il Movimento Cinque Stelle ha siglato un’intesa politica forte e piena con il Partito Democratico di Nicola Zingaretti, ancora per qualche ora segretario del Pd. E il punto è proprio questo: quando Zingaretti non sarà più segretario dei Democrat, allora potrà pensare a qualunque tipo di scenario. Perfino a quello di candidato a sindaco di Roma.

E la sindaca Virginia Raggi? Proverà a resistere, a mettersi di traverso, a ottenere la candidatura bis. Lo chiederà a Beppe Grillo. Ma in questo momento nessuno può avere e dare certezze. Fra l’altro l’alleanza tra Pd e Cinque Stelle promette di diventare sistematica. Per cui chi potrebbe dire no a Nicola Zingaretti candidato sindaco di Roma?

Scavalcata

LORENZO GUERINI

Il ministro della Difesa e leader di Base Riformista (la corrente degli ex renziani rimasti renziani) aveva calcolato tutto. Fino al punto da chiedere una specie di congresso “costituente” del Pd. Era disposto anche a dare il via libera alla candidatura alla segreteria di Stefano Bonaccini, Governatore dell’Emilia Romagna. Non aveva previsto però… Enrico Letta. (Leggi qui Segreteria Pd, l’ipotesi di Letta. Ecco perché si può fare).

Lorenzo Guerini (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Non ci pensava nessuno, soprattutto tra gli ex renziani. E invece è stata quella la soluzione individuata da Nicola Zingaretti. A questo punto Base Riformista tutto può fare meno che… stare serena. Enrico Letta non guarda alle correnti ma agli elettori da recuperare. Non inseguirà alchimie. E poi con Renzi e i renziani (ex o attuali) ha il dente avvelenato.

Lorenzo Guerini ha giocato alla perfezione le sue carte fino alla conferma da ministro alla Difesa del Governo Draghi. Poi ha pensato che a quel punto da una crisi politica all’interno del Pd avrebbe avuto tutto da guadagnare. Infatti non si è strappato i capelli per le dimissioni di Nicola Zingaretti. Mai a pensare che sarebbe arrivato Enrico Letta.

Dalla padella alla brace.