I protagonisti del giorno. Top e Flop del 13 ottobre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

CLAUDIO FAZZONE

In provincia di Frosinone Forza Italia ora è lui. E per chi avesse dubbi basta ripercorrere la giornata di oggi. Prima è andato a Sora per far capire chiaramente che la voce di Forza Italia è quella sua e quella del sub commissario Rossella Chiusaroli. Poi a Frosinone ha riunito i dirigenti provinciali legittimando in pieno il ruolo e l’operato dei sub commissari nel loro insieme: Adriano Piacentini, Daniele Natalia e la stessa Rossella Chiusaroli. Inoltre ha anche detto di considerare Gianluca Quadrini all’interno del Partito. Nonostante lo abbia sospeso, nonostante i nuovi strappi compiuti dal capogruppo in Provincia. (Leggi qui Via a Forza Italia 4.0: è quella di Fazzone).

Il senatore Claudio Fazzone

Tutte queste cose, messe in fila, dal punto di vista politico significano che Claudio Fazzone in provincia di Frosinone non intende rastrellare voti per determinare l’elezione parlamentare a Latina ma vuole far tornare a vincere Forza Italia. Ed a farla contare al tavolo con gli alleati. Ed è questo il messaggio che ha mandato anche a Lega e Fratelli d’Italia. Non è un caso che abbia rivendicato la candidatura del prossimo sindaco di Frosinone, evitando subito di inasprire i toni aggiungendo “ed anche di tutti gli altri Comuni. Perché in ognuno dovremo individuare, insieme agli alleati, il candidato più adatto”.

C’è un segnale anche per il Partito. Forza Italia non è più sola, ha di nuovo un leader che la possa rappresentare al tavolo nel quale siedono solo parlamentari: perché Francesco Zicchieri è coordinatore della Lega ed è deputato, Massimo Ruspandini è l’uomo di riferimento dei Fratelli d’Italia ed è senatore. Con la partenza di Mario Abbruzzese si era creato un vuoto rimasto finora tale.

Veni Vidi Vici.

NICOLA ZINGARETTI

La presa di posizione fatta questa sera sulle Comunali di Roma ha rispolverato il famoso centralismo democratico del Pci. In virtù del quale tutti erano legittimati a dire la loro ed alimentare il dibattito, ma alla fine decideva il Segretario.

Il riferimento esplicito al fatto che su Roma decidono i romani è una brusca frenata per tutti coloro che si erano esaltati alla sola ipotesi della candidatura di Carlo Calenda. (leggi qui Zingaretti a brutto muso: il sindaco lo decidono i territori).

Nicola Zingaretti. Foto © Paola Onofri / Imagoeconomica

Ma c’è evidentemente molto di più, peché nel pomeriggio c’erano state diverse e perentorie prese di posizione. Per esempio dell’ex presidente nazionale Matteo Orfini, per esempio del Segretario Regionale Bruno Astorre. Tutte nell’ottica di ribadire il No ai 5 Stelle se insistono a proporre Virginia Raggi.

Nicola Zingaretti ha voluto ricordare che la candidatura a sindaco di Roma è troppo importante e delicata per poter essere soltanto pensata in un contesto di aperture e di chiusure basate su posizioni ideologiche. Perché l’alleanza con i 5 Stelle ha un respiro più ampio e alla fine un passo indietro dei pentastellati sulla Raggi aprirebbe nuove prospettive.

Inoltre, candidare come sindaco Carlo Calenda significherebbe sostenere per un’elezione che vale quanto tre ministeri pesanti, un esponente di un Partito diverso dal Pd, all’opposizione del Pd, che non risponderebbe al Pd nel delineare la propria politica di sviluppo della città.

La sera studiavamo Breznev

FLOP

MARIO ABBRUZZESE

Lui alla cena di Mara Cafagna e Giovanni Toti per gettare le basi di un nuovo soggetto politico di Centro, non c’è andato. I maligni dicono che Mario Abbruzzese non ce lo abbiano voluto. Altri, più realisti, fanno riferimento alle origini genovesi di Giovanni Toti che, pertanto, è attento al centesimo ed avrebbe lesinato persino sui coperti.

Mario Abbruzzese

A quella cena invece ha partecipato un commensale di tutto rispetto. Che andando via ha commentato in questo modo: “Alziamo i calici e veramente ora la serata è finita. Prendo un taxi per raggiungere casa. Dopo poco la mia auto supera un uomo in monopattino, piuttosto mesto: è il signore che ci aveva fatto immaginare chissà cosa. Sta tornando a casa anche lui. Ecco, oggi spesso chi fa politica è un po’ come quel signore. Tutta apparenza: pensavi fosse amore e invece è solo un monopattino. Se si vorrà dare un seguito alla cena e realizzare qualcosa di buono si deve partire dalla verità dei fatti. C’è da ripartire da zero; da rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare. Dalla nostra parte ci sono solo, forse, le condizioni non avverse. Ma non è poco. Il resto tocca a noi.”

L’autore del resoconto è Gaetano Quagliariello, un tempo apprezzato ed ascoltato ideologo di Silvio Berlusconi.

Se le premesse sono queste, allora hanno fatto bene a risparmiare sulla cena di Abbruzzese: a tavola c’era davvero poco da dire e da costrure.

In ogni caso sarebbe anche interssante capire una volta per tutte con chi sta Mario Abbruzzese: con Cambiamo di Toti oppure con la Lega di Ciacciarelli e Lino Caschera. Fin quando non avrà sciolto questo nodo resterà in un limbo che rischia di logorarlo. Eppure basterebbe decidere se continuare a fare politica oppure no.

Tra color che son sospesi.

ALESSANDRO DI BATTISTA

Dicono che sia il suo incubo: si chiama sindrome di Matteo Renzi. In pratica è il timore che una volta che esci dal Partito e pensi così di demolirlo, perché tu sei la colonna portante, poi ti ritrovi con qualche maceria in mano ma il tuo ex Partito è sempre lì e anzi, senza di te comincia pure a vincere.

ALESSANDRO DI BATTISTA.FOTO © SAVERIO DE GIGLIO / IMAGOECONOMICA

Non si spiega altrimenti la timida ma inequivocabile riapertura d Alessandro Di Battista alla possibilità di combattere la battaglia all’interno dei 5 stelle. In verità si capisce sempre meno la strategia di uno che ha scelto di non ricandidarsi nel momento della più grande vittoria e poi non riesce neppure ad uscire dopo avere sottolinenato la piu grande sconfitta.

Ma davvero si può pensare di restare in un Movimento come i 5 Stelle dopo averlo definito come l’Udeur? Con tutto il rispetto per l’Udeur che ha contato moltissimo pur non avendo percentuali straordinarie.

Ma Alessandro Di Battista cosa vuole fare da grande? Restare nei 5 Stelle a questo punto avrebbe il sapore della disfatta.

Senza via di scampo.

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