I protagonisti del giorno. Top e Flop del 17 febbraio 2020

Top e Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP

SERGIO COSTA

Il Movimento 5 Stelle batte un colpo in Campania. E candida l’unico suo uomo spendibile per le prossime Regionali. L’unico perché Sergio Costa possiede il profilo, lo spessore e l’esperienza che un tempo erano basilari per affrontare la vita pubblica; requisiti diventati superflui con l’avvento della teoria dell’uno vale uno introdotta dai Cinque Stelle. 

Nicola Zingaretti e Sergio Costa © Benvegnu’ Guaitoli, Imagoeconomica

Il generale Sergio Costa è Ministro dell’Ambiente, funzione per la quale ha momentaneamente appeso la divisa di generale di brigata dei Carabinieri Forestali. Conosce il territorio: è campano e la sua formazione è avvenuta tutta in Campania. Ha esperienza diretta per avere esercitato le sue funzioni nel Napoletano come comandante della Polizia Provinciale ed è stato comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato. Ha competenza: è stato il referente per le eco investigazioni presso la Direzione Nazionale Antimafia.

Sotto il profilo politico la sua designazione ricompatta il MoVimento in Campania e nel Paese, evitando una nuova lacerazione tra l’ala di Roberto Fico e quella di Luigi Di Maio. Costa mette tutti d’accordo. Ed apre però un problema nel Pd: che ha nel governatore uscente Vincenzo De Luca un alfiere, capace di amministrare bene, senza lasciarsi schizzare dal fango. 

Per Luigi Di Maio sarebbe la più atroce delle vendette: De Luca lo sbertuccia ogni settimana dagli schermi di LiraTv, ridicolizzando il ministro e mettendo in luce tutti i suoi limiti. Togliergli la candidatura ripagherebbe in un colpo solo il ministro. Ricordando a tutti che anche nel M5S qualche luce c’è. Il nuovo Ulivo sulla Costa.

GIANNI CUPERLO

La coerenza si dimostra nei momenti difficili e significa preferire una sconfitta pulita ad una vittoria sporca. Gianni Cuperlo lo ha dimostrato scrivendo questo sul suo blog: “Lo abbiamo detto dal primo giorno e vale di più adesso: questo governo nato sull’onda del mojito e della capriola di Renzi sui 5 Stelle ha senso di vivere se convince una buona parte degli italiani della sua utilità”.

Gianni Cuperlo © Imagoeconomica / Carlo Lannutti

Già ma cosa si intende per utilità? “Utilità – spiega Gianni Cuperloche non si inventa e non si racconta, ma si traduce nella concretezza delle riforme da fare. Lo confermano il Piano per il Sud appena presentato o la modifica radicale dei decreti Salvini che sembra finalmente in dirittura d’arrivo. Tutto il resto somiglia a un tirare a campare in attesa di tempi migliori e questo non va bene perché rischia solo di gonfiare le vele della destra”.

L’oscar della coerenza, anche a costo di dire cose scomode, arriva alla frase successiva. “Per questo dico che forse non ho capito io, ma troverei insostenibile una posizione che rivalutasse il metodo “Scilipoti”. Per quanto mi riguarda ha ragione Zingaretti quando dice che al governo serve uno scatto e noi siamo completamente impegnati per questo traguardo. Immaginare maggioranze diverse con sedicenti “responsabili” somiglia troppo a brutti film del passato”.

Schiena dritta.

FLOP

MATTEO RENZI

Ormai pensa soltanto alla battuta ad effetto e ha perso lucidità politica. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha detto oggi nella sua enews: “Se cade Conte, si fa un nuovo governo, non si andrà alle elezioni. I numeri per il Conte ter – dice Renzi – non ci sono. Da giorni, molti nostri senatori sono avvicinati da inviti a lasciare Italia Viva. Io non ci credo, anche perché conosco i senatori di Iv e non ne vedo dieci pronti ad andarsene (per adesso non ne vedo nemmeno uno)”.

Matteo Renzi

Immancabile il lancio della sfida: “Possiamo rinunciare agli incarichi anche domattina”.

Intanto la rinuncia agli incarichi si fa e non si annuncia. Ma soprattutto perché non si indica la via maestra? Se cade il Governo, si va ad elezioni. La verità è che Renzi può continuare a recitare un ruolo solo restando in Parlamento.

Ma questo è il contrario dello spirito di quello che una volta è stato il Rottamatore. Sic transit gloria mundi.

VIRGINIA RAGGI

Le rivelazioni sulla suburra che si è sviluppata intorno al Colosseo di Roma sono una nuova pietra tombale sulla credibilità amministrativa della sindaca Virginia Raggi.

Virginia Raggi © Imagoeconomica / Sara Minelli

Si va dal centurione che pretende 50 euro da un turista americano per scattare un selfie, fino ai bagarini che vendono a 25 euro i biglietti salta-fila che ne costano 16. Per non parlare degli spacciatori che hanno preso la Domus Aurea. A tutto questo, la sindaca risponde con due soli vigili urbani.

Se l’iniziativa organizzata domenica dalla Lega a Roma ha visto così tanti partecipanti che molti attivisti non sono riuscita ad entrare (leggi qui Salvini accanto a Gerardi annuncia: “Un civico per Roma”) non è perché la Lega sia meglio dei 5 Stelle. Ma perché il governo capitolino dei 5 stelle è stata la più fragorosa delusione dai tempi di Nerone. Peggio ancora del Pd di Renzi che ammazza politicamente il sindaco Pd non renziano Ignazio Marino obbligando i romani a consegnare l’Urbe ai grillini per disperazione.

L’unica via d’uscita è comprendere che la Regione non è un avversario ma una soluzione possibile: avviare un percorso virtuoso magari cancellando dalle strade i rifiuti che hanno reso l’Urbe un gigantesco immondezzaio. E poi ritirarsi. Cinque Stelle per un tramonto Capitale.

IL TESTACODA

“Non ho mai ritenuto Matteo Renzi un avversario, gli ho sempre detto in faccia quello che penso a differenza di quelli che lo accarezzano in pubblico e lo criticano in privato. Dobbiamo capire se andiamo d’accordo”: lo ha detto il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia a Circo Massimo, su Radio Capital. Paragonando poi la strategia di Renzi a quella di Penelope e concludendo così: “A volte ho davvero l’impressione che le cose fatte la mattina si disfano a sera. Ma di una cosa sono sicuro: i Proci non siamo noi“. Omerico.

Gian Marco Centinaio

Sempre a Circo Massimo il senatore leghista Gian Marco Centinaio ha definito Renzi in questo modo: “un chihuahua che abbaia ai dobermann per avere visibilità. E quando dico dobermann non parlo di Conte ma del Pd“.

Poi ha auspicato un patto fra i due Mattei, Renzi e Salvini: “Ben venga ma l’importante è andare al voto e non fare un terzo governo. In caso di crisi, l’auspicio è che Mattarella dica basta a un terzo governo litigioso come i due precedenti“. Ha involontariamente ammesso che la Lega è preoccupata di un solo avversario: il Pd di Zingaretti. Lapsus freudiano.

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