Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore
TOP
SARA BATTISTI
Riannodare i fili del dialogo nel Pd di Cassino è come far sedere allo stesso tavolo israeliani e palestinesi. Il consigliere Sara Battisti c’è riuscita, dimostrando una volta di più che è indubbiamente lei quella che ha maggiore senso politico in questo momento.
La vittoria di Enzo Salera ha fatto emergere un modello Cassino anche all’interno del Partito Democratico, perché Salera davvero è lontano dalle logiche correntizie. Ma gettare le basi per un Congresso, magari a vocazione unitaria (recuperando anche Sarah Grieco e Luca Fardelli) significa davvero essere riusciti a intraprendere un punto di svolta.
Ogni regola ha le sue eccezioni e Sara Battisti lo sa bene. Considerando che è stata proprio lei a ripetere in più di un’occasione che il livello politico e quello istituzionale dovrebbero rimanere separati. Vuol dire che da consigliere regionale dovrebbe occuparsi d’altro. Ma il fatto è che a Cassino il Pd può far partire una svolta vera. E allora c’è bisogno pure dell’eccezione, rappresentata appunto dall’intervento di Sara Battisti. Che intanto continua a crescere politicamente, sia alla Regione che sul territorio.
Sara Golda Meir Battisti.
LETIZIA MORATTI
Zero morti per Covid in Lombardia sono una notizia. Intanto perché non accadeva da ottobre, ma poi perché rappresenta una ulteriore testimonianza della serietà e dell’efficacia di un lavoro programmato a tavolino. In fondo Letizia Moratti è stata chiamata per questo nel ruolo di assessore regionale alla Sanità.
La Lombardia, per decenni punto di riferimento della Sanità italiana, è stata letteralmente travolta dalla pandemia. Per decessi, per contagi, per difficoltà a venirne a capo. Quando tutto questo sarà finito si potrà cercare di capire meglio cosa è successo e per quale motivo il momento dell’impatto è stato devastante.
In ogni caso la Moratti ha fatto quello che le riesce meglio: organizzare, programmare, decidere, fare. Ha perfino messo in ombra il Governatore Attilio Fontana, della Lega. Ma certamente se oggi la Lombardia è riuscita a riallinearsi prima e ad emergere adesso, il merito è indubbiamente suo. E all’ombra del Pirellone lo sanno tutti.
Competente.
FLOP
VIRGINIA RAGGI
Ogni volta che parla di rifiuti perde una buona occasione. Invece di ringraziare a faccia in terra le Province che le stanno evitando il collasso sanitario, la sindaca continua a partire dal presupposto che sia compito loro toglierle di torno i rifiuti. Le è accaduto ancora una volta oggi, nel corso della consueta diretta del venerdì sulla sua pagina Facebook.
La sindaca ha detto “Purtroppo da aprile è stata chiusa la discarica di Roccasecca e quindi nel Lazio oggi funzionano solo le discariche di Viterbo e Civitavecchia”. Cosa vuol dire “Purtroppo”? Roccasecca ha dato. Ha fatto la sua parte per vent’anni. Ancora non bastava? Ha chiuso con tre anni di anticipo per colpa della sindaca e della sua incapacità di affrontare la questione dei rifiuti prodotti da lei e dai suoi concittadini. Altrimenti quell’impianto avrebbe soddisfatto per altri tre anni le esigenze dell’intera provincia di Frosinone.
Non basta. Ora anche Civitavecchia sta per esaurirsi. La sindaca annuncia che “chiuderà a metà agosto. Tutti i sindaci sono molti preoccupati. Non si sa dove portare la spazzatura“. Perbacco! Sai che novità. Lei, di trovarsi una discarica dentro alle mura della sua città, non ci pensa proprio. E ora è preoccupata.
Il carico ce lo mette il senatore Maurizio Gasparri. “Stanno arrivando nelle case dei romani le bollette per il pagamento della tassa sullo smaltimento dei rifiuti. Prendiamo il caso di un nucleo familiare composto da genitori e due figli residenti in un appartamento di un centinaio di metri quadri, per loro la tassa ammonta all’incirca a 440 euro all’anno”. Su quella bolletta incidono un’infinità di costi che i romani potrebbero evitarsi: i viaggi dell’immondizia in giro per il mondo, i costi di lavorazione in provincia di Frosinone dove Saf tratta quei materiali, i costi per il pagamento degli spazi nelle discariche.
Si non caste, tamen caute.
ALESSANDRO DI BATTISTA
Come spesso gli capita negli ultimi anni è in giro per il mondo a girare documentari. Precisamente in Bolivia.
L’ideologo dei Cinque Stelle Paolo Becchi ha invitato Beppe Grillo ad indire una grande “amnistia” nei confronti di tutti coloro che in questi anni sono stati cacciati dal Movimento. Oppure sono usciti. Per Becchi è l’unica mossa che il fondatore può fare per evitare una ulteriore emorragia di parlamentari disposti a seguire Giuseppe Conte. Luigi Di Maio e Roberto Fico stanno facendo i mediatori, ma è evidente a tutti che si schiereranno con Grillo.
Alessandro Di Battista è stato indubbiamente uno dei leader più carismatici del Movimento. Continua a ripetere che la sua scelta l’ha fatta quattro mesi fa. Ed è per questo, sottolinea, che insiste nel chiedere l’uscita del Movimento dalla maggioranza che sostiene Mario Draghi. In realtà, se Di Battista dovesse scegliere tra Grillo e Conte forse si orienterebbe verso l’ex presidente del consiglio.
Ma il punto non è questo. Il punto è che continua a perdere tutti gli “attimi fuggenti”. Potrebbe essere lui a cercare di dare rappresentanza ad una larga fetta di Movimento che è stufo di questa sfida muscolare tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte e, prima ancora, tra lo stesso Conte e Davide Casaleggio. Invece la sensazione è che quando si dovrebbe scendere in campo in modo netto (come ha fatto Roberta Lombardi), Dibba preferisca… mettersi in viaggio. Il fatto che sia uscito dal Movimento è un ulteriore alibi.
Collezionista di occasioni mancate.