Top e Flop, i protagonisti del giorno: 20 marzo 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

CARLO CALENDA

Il leader di Azione ha incontrato il Segretario nazionale del Pd Enrico Letta. C’è da dire che Carlo Calenda da mesi ha iniziato la campagna elettorale come candidato sindaco di Roma. E finora ha sempre ripetuto che non effettuerà passi indietro. Ma dopo l’incontro con Letta questa certezza si è un pochino incrinata.

Segno che si sta ragionando su un terreno più ampio, che è quello di un nuovo centrosinistra, capace di tenere insieme culture ed esperienze politiche diverse. Il punto di riferimento è l’Ulivo di Romano Prodi.

La competenza di Carlo Calenda è fuori discussione e come candidato sindaco di Roma potrebbe pure vincere se sostenuto da una coalizione di centrosinistra. Ma evidentemente c’è un altro tipo di progetto, che ingloba tutto. Non solo un eventuale Governo nazionale ma anche spazi importanti in Europa come commissario.

E Carlo Calenda ha un profilo tale che può essere tenuto in considerazione per ogni scenario. A tutto campo.

PIER SILVIO BERLUSCONI

In occasione della festa del papà, Pier Silvio Berlusconi ha comprato una pagina sul Corriere della Sera e una su Il Messaggero per scrivere un messaggio di auguri al padre, Silvio Berlusconi. (Leggi Indiscreto – Spifferi romani).

Foto: Imagoeconomica / Stefano Carofei

Questo il messaggio: “Caro Papà. Tutti conoscono le imprese straordinarie della tua vita. Quanti mestieri: l’imprenditore, il Milan, la politica… Ma io so che sei unico anche nel mestiere più bello e importante del mondo: sei un grande Papà. Ti abbraccio forte forte”.

Pier Silvio Berlusconi si è sempre tenuto fuori dall’attività politica per concentrarsi su Mediaset. La televisione è il suo mestiere. Ma il pensiero di ieri è stato davvero un capolavoro  di affetto ma anche di comunicazione. Un messaggio che rilancia la figura di Silvio Berlusconi in uno dei momenti più complicati della storia recente. Perché Silvio Berlusconi non è una persona qualunque. E in questo momento rappresenta un pilastro del governo di unità nazionale.

La “carezza” di Pier Silvio esalta l’uomo. E il padre. Buon sangue non mente.

 FLOP

 ROBERTO DE DONATIS

Basta. Non gioco più. Me ne vado, mi dimetto. Anzi, non mi dimetto. O meglio: mi dimetto, ma solo da lunedì. Un balletto degno di Fantastico ai tempi d’oro quello che ha messo in scena ieri il sindaco di Sora Roberto De Donatis, consapevole di non avere più la maggioranza in Consiglio comunale.

Ma oltre a tentennamenti che sicuramente non ne esaltano il ruolo e la funzione, l’intero quadro è completamente fuori contesto. Perché le elezioni comunali si terranno in una data compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre. E quindi le dimissioni da sindaco di Roberto De Donatis non comportano nulla di eccezionale. Allora perché farlo?

Una mossa autolesionista: per i tempi e per i modi. Dimettersi quando sta per aprirsi la campagna elettorale significa certificare un proprio fallimento politico, dare argomenti e motivazioni alle tribune avversarie. Annunciare in Aula le dimissioni e poi non protocollarle poi è surreale: se ci si vuole dimettere davvero e supponiamo proprio quel giorno manchi la Segretaria comunale dinanzi alla quale poter procedere, in alternativa ci sono decine di notai disponibili a raccogliere la dichiarazione. Senza contare l’effetto legale della ormai diffusa Posta Elettronica Certificata.

L’impressione è che quello di De Donatis sia stato soltanto fumo negli occhi. L’episodio di ieri tradisce un certo nervosismo e questo potrebbe pesare non poco in una campagna elettorale che improvvisamente potrebbe riaprirsi.

Indeciso a tutto. 

MATTEO RENZI

Da un lato si dice interessato ad un confronto vero con il Pd di Enrico Letta, ma dall’altro, per esempio a Torino, Italia Viva sonda altre strade rispetto al centrosinistra. Poi però arriva indiscrezione. Forte, fondata, autorevole: due deputati e tre senatori di Iv, in particolare, starebbero pensando di lasciare il loro leader e di migrare verso il Nazareno. Sì nel Pd di Enrico Letta

Matteo Renzi (Foto: Alessandra Serrano / Imagoeconomica)

A tal proposito il Foglio scrive: Non bisogna essere scienziati della politica per registrare come Italia viva non riesca a decollare.“Ha il piombo nelle ali”, gli ha detto in fiorentino anche un suo amico”. Le mosse pensate dal senatore di Rignano per arrivare al governo di Mario Draghi alla fine si sono rivelate giuste. Ma pare che la sua determinazione non basti. Sempre al 2,5 per cento siamo e in più tutti i tentativi di grande centro non vanno avanti: Calenda ci insulta dalla mattina alla sera”, si sfoga un deputato renziano.

Per la prima volta la linea di Matteo Renzi non convince. Neppure alcuni dei suoi a quanto pare. Il problema è proprio che non c’è una crescita nei sondaggi. Mentre il Pd pensato da Enrico Letta sta rappresentando un irresistibile richiamo della foresta. Poi c’è il precedente tra i due: il siluramento di Enrico Letta come premier proprio da parte di Matteo Renzi. E la vendetta, anche in politica, è un piatto che si consuma freddo.

#Matteostaisereno.

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