Top e Flop, i protagonisti del giorno: 20 ottobre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

 NICOLA ZINGARETTI

«Un tema così importante come il Mes non va affrontato in una battuta in conferenza stampa. Ma va a affrontato insieme, nelle sedi opportune. Ovvero il dibattito in Parlamento e la discussione tra Governo e maggioranza. Non in una battuta in conferenza stampa, perché questo porta uno strascico di polemiche». La bordata di Nicola Zingaretti colpisce e scuote il premier Giuseppe Conte ma anche il Movimento Cinque Stelle.

Nicola Zingaretti

Il segretario del Pd, se potesse, cambierebbe il premier e gli alleati di Governo senza pensarci un attimo.

Dopo la battuta infelice di Conte in conferenza stampa è chiaro a tutti che questo esecutivo non è all’altezza né di gestire l’emergenza da Covid-19 né di comunicare in modo appropriato. La curva dei contagi sta aumentando pericolosamente e i fondi del Mes servono proprio a intervenire sulla Sanità. Anche in prospettiva.

«Sono prestiti», ha detto Conte. Ma perché sono stati meglio il Reddito di Cittadinanza e i vari inutili bonus?

Poi Zingaretti, per far vedere che non abbandonerà il tema, ha dato il via libera all’intervento del capogruppo Dem alla Camera Graziano Delrio. Il quale ha affermato: «Il presidente del Consiglio aveva detto che del Mes avremmo discusso e deciso in Parlamento. Stiamo aspettando il piano del governo per rafforzare e ammodernare la sanità pubblica. Soprattutto quella territoriale. Venga in Aula col programma per la sanità pubblica. E discutiamo se le risorse del Mes siano le più convenienti, come noi del Pd riteniamo oppure se qualcuno ha idee migliori. Non sono d’accordo con quanto detto ieri da Conte, con il riferimento alle tasse e ai tagli da fare, se dovessimo usare il Mes».

Altro siluro pazzesco verso Palazzo Chigi. Nicola Zingaretti si rende conto della gravità del momento e dell’inadeguatezza del premier e dei Cinque Stelle. Il punto di rottura è vicino.

I colpi vanno a segno. Al punto che in serata viene deciso il cambio di rotta. Netto e concreto. Prima di chiudere la giornata politica, Nicola Zingaretti ha il tempo per un ultimo Tweet “Bene Giuseppe Conte sul patto di Legislatura per cambiare l’Italia, avere una visione e dare sicurezza”. È il segno che non vuole infierire. Ha vinto ed evita di stravincere.

Il coraggio della verità.

NICOLA OTTAVIANI

Un’app di monitoraggio per il Covid. Il fatto di essere stato nominato anche segretario provinciale della Lega non distoglie Nicola Ottaviani dal ruolo che preferisce, quello di sindaco di Frosinone. E quindi di amministratore pubblico. E’ notizia di oggi che l’Amministrazione comunale di Frosinone sta valutando, dal punto di vista tecnico, la possibilità di dotarsi di due strumenti per contrastare il virus.

Nicola Ottaviani

Attraverso il sistema di georeferenziazione già attivo, infatti, il Comune di Frosinone può monitorare l’andamento della curva. «Associando i numeri dei contagi alle persone residenti nel comune che potranno così ricevere direttamente assistenza. Ad esempio, tali nominativi saranno contattati direttamente dagli uffici per la sanificazione delle aree comuni. E per consegnare i contenitori qualificati come rifiuto indifferenziato, con esenzione temporanea dell’obbligo di differenziazione».

Il Comune sta verificando anche la possibilità di attuare un servizio che dia la possibilità di verificare in tempo reale la situazione dei contagi nelle varie zone della città. Tale servizio potrebbe essere inserito all’interno della app istituzionale del Comune. Permettendo così alla popolazione di monitorare i numeri a partire dai numeri (di positivi, negativizzati, in isolamento) più aggiornati.

In definitiva, l’app di monitoraggio si strutturerà su due profili di gestione di dati. Uno, ad uso esclusivamente interno, non consultabile. Con elementi specifici per l’assistenza sociale e sanitaria nelle abitazioni e nei condomini. L’altro, programmato per la consultazione esterna da parte dei singoli cittadini. I quali avranno la possibilità di verificare, in forma del tutto anonima, l’evoluzione e diffusione del virus nelle singole zone in cui risulterà divisa la città. Evitando in tal modo la frequentazione e lo stazionamento temporaneo degli ambiti nei quali dovessero concentrarsi situazioni di maggiore criticità.

Nicola Ottaviani conferma la sua “vocazione” ad amministrare, stando al passo con la tecnologia e soprattutto con l’attualità. La priorità è quella di gestire la pandemia. Lui lo fa senza risparmiarsi.

Termometro e Gigabyte.

IGNAZIO PORTELLI

Non ama le cerimonie, è allergico ai riflettori, adora la Cultura e soprattutto lo studio delle materie giuridiche. Ignazio Portelli è tutto fuorché un grigio notaio del Governo venuto a Frosinone per aggiungere una tacca alla sua lunga carriera nell’Amministrazione dello Stato. Al contrario: è uno che affonda le mani proprio lì dove nessuno vuole metterle. È stato il primo in provincia a fare un’interdittiva antimafia.

Ignazio Portelli Foto © Rocco Pettini / Imagoeconomica

Ora, con il prezioso aiuto della Guardia di Finanza ha dato il segnale che lo Stato non dorme. Ma sa aspettare il momento giusto per agire. Durante i giorni più drammatici della pandemia lo Stato è intervenuto come ha potuto ed ha saputo e per quanto ha potuto. Poi però lo Stato, tramite Ignazio Portelli e la Guardia di Finanza, ha iniziato a ripassare i conti. Andando a mettere il naso sul numero di Partite Iva aperte da febbraio alla fine delo lockdown. (Leggi qui ‘Dipartite Iva’ e sciacalli a caccia di fondi: il Prefetto vuole stanarli).

Tante, troppe, fuori da ogni logica. Chiaro che qualcuno ha barato. Il prefetto ha disposto che si facciano verifiche. E si controlli se qualcuno ha abusato del momento di emergenza.

Al di là del fatto di cronaca è fondamentale il segnale di presenza dello Stato: significa che l’onestà è ancora un valore. Anche nel pieno di un Governo che dell’assistenzialismo ha fatto la sua cifra principale.

Uomo dello Stato

FLOP

CARLO CALENDA

Ha provato la fuga in avanti, precipitando indietro. Carlo Calenda, leader di Azione, ha annunciato la sua candidatura a sindaco di Roma. Con questo ragionamento rivolto a Zingaretti: siccome il Pd non ha candidati migliori, bisogna accontentarsi. Ma nel Pd gli hanno risposto a brutto muso due cose: 1) a destra stanno brindando. 2) Occorrono le primarie. Una mossa, quella di Calenda, nella quale si nota lo zampino di Matteo Renzi, “ossessionato” dall’idea di mettere in difficoltà i Democrat. (leggi qui Calenda, il grande gelo dopo la candidatura)

Carlo Calenda. Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Calenda ha detto: «Se ci fosse stato un candidato solido del Pd non avrebbero avuto questo problema, ma uno dei loro non c’è. Io sono in campo fino in fondo per fare un percorso più coesivo possibile. Con l’unità non solo si vince ma si governa. La città si risolleva solo se si è uniti». Il segretario del Pd di Roma Casu ha risposto: «È contro la partecipazione popolare alla scelta del candidato. Ed è contro il governo di cui siamo parte fondamentale. Purtroppo, ancora una volta Calenda divide e la destra brinda».

Ma come si può pensare di candidarsi mettendo all’angolo il Partito che dovrebbe sostenerti? Davvero viene da credere che in questo modo si voglia minare sul nascere la coalizione. Oppure arrivare al paradosso di rafforzare la candidatura di Virginia Raggi. Spingendo i Dem a sostenerla se davvero non si arrivasse a individuare un candidato sindaco in grado di vincere. Il Pd su Roma è in difficoltà, Calenda ha voluto girare il coltello nella piaga.

Di tattica in politica si muore.

DAVIDE BARILLARI

Non ne azzecca una. Oggi in consiglio regionale si discutevano 24 ordini del giorno sulla gestione da parte della Regione dell’emergenza Covid-19. Ad un certo punto il consigliere Eugenio Patané (Pd) ha informato tutti che, mentre gli odg si apprestavano ad essere votati, Barillari in un comunicato annunciava che i “suoi” sarebbero stati bocciati. Parlando di metodi antidemocratici e di «ditattura sanitaria». E infatti era proprio così, perché Barillari nella sua nota parlava di dittatura sanitaria e di metodi antidemocratici.

Davide Barillari Foto © Benvegnù Guaitoli / Imagoeconomica

Patané ha affondato il colpo: «Penso che sia gravemente irrispettoso nei confronti dei colleghi e delle istituzioni. Perché noi invece stiamo discutendo gli odg. Se Barillari ha preso questo Consiglio come un palcoscenico dal quale avere un po’ di visibilità, si dovrebbe vergognare. Se pensa ciò che ha scritto, allora ritirasse gli odg, perché ci sta facendo solo perdere tempo». Barillari non è nuovo a certe figuracce politiche. Ma insiste e continuerà a farlo. Vuole soltanto farsi notare e provare a resistere politicamente. Ma il problema è che nessuno ormai lo prende sul serio sul piano politico. (Leggi qui Dove c’è Barillari c’è gaffe. Ma il Consiglio lo smaschera).

Cabaret.