Top e Flop, i protagonisti del giorno: 26 gennaio 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

MATTEO RENZI

Bisogna riconoscere che la crisi è arrivata dove voleva lui. Questa mattina Giuseppe Conte si dimetterà da premier e si aprirà una partita tutta da giocare. Il fatto che sia il Partito Democratico che il Movimento Cinque Stelle abbiano (a parole) blindato il Presidente del Consiglio, auspicando un reincarico rapido per il Conte ter ha un valore fino ad un certo punto.

Matteo Renzi

Di certo c’è soltanto che l’avvocato del popolo non è riuscito a raccogliere una truppa di responsabili e volenterosi tale da poterlo mettere al sicuro in Parlamento. Adesso bisognerà vedere quello che può succedere.

Matteo Renzi si giocherà tutto, ma va detto che è stato chiarissimo sin dall’inizio: cambio di premier, nuovo Governo maggiore peso ad Italia Viva. Potrebbe perfino accettare un Conte ter perché a quel punto il premier sarebbe fortemente depotenziato.

La realtà è che, comunque vada a finire adesso, il braccio di ferro tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte lo ha vinto il primo. Infine, la sensazione è che in privato molti esponenti del Pd e dei Cinque Stelle stanno ringraziando Renzi.

Cavallo di razza.

NICOLA ZINGARETTI

Sta giocando la partita perfetta. Anche in questo frangente. Ha detto che non si può prescindere da un reincarico a Giuseppe Conte e che la crisi va risolta presto e bene. Ma in realtà il segretario del Pd è riuscito ad ottenere diversi risultati politici importanti.

Nicola Zingaretti con Giuseppe Conte. (Foto: Sara Minelli / Imagoeconomica)

Giuseppe Conte, se anche dovesse riavere l’incarico, non potrà più essere quello di prima, quello che cioè stava pensando di costruire un Partito che alla fine andava a togliere voti proprio ai Democrat. In secondo luogo Nicola Zingaretti sta dimostrando estrema lealtà all’inquilino di Palazzo Chigi. Non può sponsorizzarlo di più. Questo significa che se poi alla fine non dovessero esserci i numeri e le condizioni affinché Conte possa fare il “tris”, nessuno potrà dire nulla a Zingaretti.

Infine, nell’eventualità di un soccorso “azzurro” da parte di Forza Italia, Zingaretti metterebbe in crisi il centrodestra.

Da ultimo Matteo Renzi: da adesso in poi il ruolo dell’ex Rottamatore, qualunque esso sia, non sarà più un problema per il Pd. Il confine ormai è insuperabile.

Il re degli scacchi.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Accettare di dimettersi da Presidente del Consiglio è la più grave sconfitta politica che potesse sopportare. Comunque vada a finire, nulla potrà più essere come prima.

Finora Giuseppe Conte ha rappresentato non soltanto il punto di equilibrio e di “caduta” tra Pd e Cinque Stelle,  ma anche colui il quale andava oltre l’alleanza. Perfino in Europa. Ora se anche dovesse tornare a Palazzo Chigi sarebbe stretto nella morsa tra il Pd di Nicola Zingaretti (che lo sopporta) e i pentastellati di Luigi Di Maio (che non lo ama).

Giuseppe Conte

Gli errori commessi da Conte sono stati diversi e seri. Il primo: aver provato a “sostituire” i ministri e la maggioranza con una cabina di regia di tecnici sul Recovery Plan. Il secondo: non aver mai provato davvero a trovare un’intesa con Matteo Renzi, che conosce meglio di lui i meccanismi e le psicologie parlamentari. Il terzo: non  essersi dimesso dopo non aver raggiunto la maggioranza assoluta al Senato. Spacciando per vittoria una vera e propria Caporetto.

Adesso la situazione potrebbe prendere una piega non preventivabile e il primo ad essere sacrificato sarebbe proprio Giuseppe Conte. Se dovesse restare in sella sarebbe fortemente indebolito.

Premier di un dio minore.

SILVIO BERLUSCONI

Oscilla perennemente tra il centrodestra e le larghe intese. Matteo Salvini lo ha capito talmente bene che, appena saputo della scelta di Giuseppe Conte  di dimettersi, ha convocato un vertice del centrodestra. Perché non si fida del Cavaliere.

Silvio Berlusconi Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica

Berlusconi in realtà vorrebbe le grandi intese per tornare ad avere un ruolo centrale nella politica italiana. Soprattutto al Governo. Ma difficilmente questa volta Silvio Berlusconi potrà riuscire a reggere sui due fronti. Se cioè dovesse decidere di sostenere un Governo di unità nazionale, dovrebbe mettere in conto la marginalizzazione nel centrodestra. Perché Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) gli farebbero terra bruciata sulle future candidature.

Andare al Governo inoltre non risolverebbe il problema delle continue emorragie. Forza Italia perde parlamentari ma anche sindaci (per esempio Anselmo Rotondo, di Pontecorvo). (Leggi qui L’addio gelido di Rotondo a Forza Italia dopo 25 anni).

Berlusconi soffre il fatto di non essere più il leader del centrodestra e non ha la vocazione del gregario. Ma il soccorso “azzurro” al Governo segnerebbe la fine della parabola di Forza Italia.

Cavaliere senza… cavalli.