Top e Flop, i protagonisti del giorno: lunedì 11 ottobre 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di lunedì 11 ottobre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di lunedì 11 ottobre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore.

TOP

Mario Draghi

Maurizio Landini e Mario Draghi (Foto: Andrea Giannetti / Imagoeconomica)

La solidarietà dello Stato alle istituzioni democratiche del vivere civile. La visita di Mario Draghi nella sede devastata della Cgil ha avuto soprattutto questo significato.

Il Presidente del Consiglio lo ha fatto in modo talmente semplice che gli applausi dei cittadini hanno voluto sottolineare un momento importante. L’abbraccio al segretario della Cgil Maurizio Landini è stato spontaneo ed intenso al tempo stesso.

Il profilo del premier è questo: diretto e mai teso a catturare il favore delle telecamere o dei media. “Non era scontato”, ha spiegato Landini. E infatti non era scontato, soprattutto non in quel modo. Mario Draghi non ha soltanto “salvato” l’Italia dal baratro, attivando una campagna di vaccinazione formidabile e gettato le basi per ottenere i fondi del Pnrr. No, l’ex numero uno della Banca Europea ha fatto capire che il ruolo di Presidente del Consiglio si esercita con un occhio rivolto alla sostanza. Non al gossip, non alla fuffa montata.

Gigantesco.

Gualtieri – Raggi

Virginia Raggi e Roberto Gualtieri (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

Molto più di una tazzina di caffè. L’incontro tra la sindaca Virginia Raggi e il candidato del centrosinistra al Campidoglio Roberto Gualtieri è andato avanti per diverso tempo.

Hanno parlato anche di questioni amministrative. E forse politiche. Inoltre proprio in quelle ore la Raggi ricordava il suo netto impegno antifascista. Non per caso. La sensazione è che qualcosa si sia mosso, considerando pure un profilo nazionale in movimento.

Virginia Raggi non intende smettere di fare politica. Secondo alcuno attenti addetti ai lavori la soluzione potrebbe essere la sua candidatura al seggio suppletivo della Camera che tornerà libero se Gualtieri verrà eletto sindaco. Magari con il sostegno del Pd. La politica ci ha insegnato che non occorre meravigliarsi di nulla. E che perfino Nicola Zingaretti, inizialmente contario, alla fine fece nascere il Conte bis. Comunque lo vedremo presto.

Eppur si muove.

FLOP

Salvini – Meloni – Berlusconi

Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

Mai il centrodestra era stato unito negli ultimi tre anni come ieri, quando si è trattato di dire no all’adesione all’iniziativa politica del Pd e dei Cinque Stelle di approvare un documento per sollecitare lo scioglimento di Forza Nuova.

Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), Matteo Salvini (Lega) e Silvio Berlusconi (Forza Italia) hanno detto no, con i soliti ragionamenti all’insegna di un sofismo vuoto. E cioè che bisognava condannare tutte le violenze.

I fatti però sono chiari: sabato scorso a Roma le devastazioni e le violenze sono tutte riconducibili ad una matrice fascista che Forza Nuova interpreta orgogliosamente. La destra italiana, al contrario di quella francese e tedesca, non riesce mai a fare davvero i conti con il fascismo. L’unico ad averci provato è stato il leader di An Gianfranco Fini che definì il fascismo un male assoluto.

Inoltre la Meloni e Salvini parlano di complotto, lasciando intendere manovre di distrazioni di massa in piena campagna elettorale per orientare il voto dei ballottaggi. Se davvero Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia vogliono governare un Paese come l’Italia allora devono avere il coraggio di prendere le distanze da fascisti organizzati. Come lo sono quelli di Forza Nuova. Altrimenti continueranno il solito giochetto di gridare al complottismo.

Melina da eterna opposizione.

Alessandro Di Battista

Alessandro Di Battista (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

Ha nuovamente annunciato, magno cum gaudio, di essersi rimesso in moto. Spiegando che gli manca la politica, non i Palazzi.

Quante volte Alessandro Di Battista lo ha fatto negli ultimi anni? L’ex enfant prodige dei Cinque Stelle decise di non ricandidarsi alla vigilia del trionfo elettorale dei pentastellati. Da allora è stato un susseguirsi di viaggi, di libri, di articoli. Ma la via della politica è stata smarrita.

Fra l’altro ha provato più volte a rientrare, ma prima Luigi Di Maio e poi Giuseppe Conte hanno fatto finta di non accorgersi della sua esplicita richiesta. Dai Cinque Stelle è uscito, poi ha fatto capire di essere pronto a rientrare se il Movimento prende le distanze dal sostegno a Draghi. Il che equivale a voler restare fuori. Adesso l’ennesimo viaggio alla ricerca della politica perduta.

Ma il punto è che nessuno gli riaprirà la porta del Movimento Cinque Stelle se non sarà lui a fare ammenda politica. Fuori dal Movimento non c’è nulla.

Tormentato.