Top & Flop * Giovedì 19 settembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

I DUE MATTEO

L’appuntamento lo hanno fissato nella terza Camera italiana, quella di Porta a Porta, nel salotto di Bruno Vespa. Quando Matteo Renzi ha “chiamatoMatteo Salvini ad un confronto diretto. E il Capitano ha immediatamente risposto sì, raccogliendo il guanto di sfida lanciato dall’ex Rottamatore.

Matteo Salvini © Livio Anticoli, Imagoeconomica

I due Matteo si stanno legittimando a vicenda, consapevoli del fatto che soltanto in questo modo possono spezzare l’assedio che arriva da Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio. Renzi, che ha appena fondato Italia Viva uscendo dal Pd, non fa che ripetere che in realtà l’avversario è il leader della Lega. In questo modo si accredita come unico sfidante. Matteo Salvini dal canto suo ha piazzato due colpi da Oscar. Il primo quando ha spiegato che Renzi ha messo nel sacco contemporaneamente Conte, Zingaretti e Di Maio. Poi, nel rispondere al premier sulla vicenda dei porti chiusi, ha scherzato: “L’unico Conte che stimo è Antonio, l’allenatore dell’Inter”.

Renzi e Salvini gigioneggiano sul palco della politica. Cabarettisti.

MASSIMO D’ALEMA

Quando uno “comanda” pur stando fuori dai Palazzi da anni, rimanendo seduto in prima fila, allora vuol dire che è un genio. E Massimo D’Alema lo è davvero.

Massimo D’Alema

Un genio. Non per caso lo chiamavano “baffino”. Oggi il premier  Giuseppe Conte è stato ospite della festa di Articolo Uno. Prima di sottoporsi al fuoco di fila delle domande di “mitraglia” Enrico Mentana, ha cercato la sponda con D’Alema. Dicendo: “Questo è un bilaterale”. D’Alema ha risposto che lui in realtà è soltanto uno del pubblico. Poi ai giornalisti ha aggiunto di fidarsi di Conte. Specificando che non parla di Matteo Renzi.

Insomma, ha rubato la scena al presidente del consiglio “suo malgrado”. Il Massimo dell’endorsement.

FLOP

ALESSANDRO DI BATTISTA

Non fidatevi del Pd”: così parlò Alessandro Di Battista, astro discendente della galassia del Movimento Cinque Stelle. Vuole “picconare” l’alleanza con i Democrat, forse perfino in accordo con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Alessandro Di Battista © Foto Di Meo

D’altronde i due danno interpretano i ruoli del poliziotto buono e del poliziotto cattivo. Solo che a Di Battista sfuggono i particolari che fanno la sostanza. I particolari sono nell’ordine: 1) Beppe Grillo, l’unico vero capo dei Cinque Stelle, ha voluto l’accordo con il Pd; 2) il risultato della piattaforma Rousseau è stato a valanga; 3) Luigi Di Maio fa parte del Governo ed è rimasto capo dei Cinque Stelle, mentre lui al massimo può fare il battitore libero.

A meno che non voglia fare quello che ha fatto Renzi, cioè una scissione. Fino ad allora dovrà accontentarsi delle “sparate” ad intermittenza. Ululati alla luna.

ANTONIO TAJANI

Alzi la mano chi sa che domani a Viterbo inizia la tre giorni dell’Italia e l’Europa che vogliamo. È questo il segnale maggiore della perdita di centralità politica di Forza Italia.

Antonio Tajani è da sempre uno dei fedelissimi di Silvio Berlusconi. Proprio per questo avrebbe potuto provare a convincere il Cavaliere che gli “azzurri” stanno precipitando nell’irrilevanza politica. In secondo luogo è davvero inspiegabile il motivo per il quale Tajani ha deciso di spostare l’evento da Fiuggi a Viterbo. Nell’ultimo anno l’esodo dei ciociari da Forza Italia è stato ininterrotto. Magari il motivo è semplice: nessuno è profeta in patria. In questo caso però il profeta è letteralmente sparito.

Marginale.

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