Top & Flop – I protagonisti del giorno – Lunedì 7 ottobre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

MASSIMO RUSPANDINI

Perché il senatore e leader indiscusso di Fratelli d’Italia in Ciociaria non prova neppure a tentare di “salvare” Roberto Caligiore, sindaco di Ceccano, esponente peraltro del suo stesso Partito?

Massimo Ruspandini © Giornalisti Indipendenti

Massimo Ruspandini è di Ceccano, oltre che membro storico della Destra in questa provincia. Capace di litigare con l’allora potentissimo capogruppo regionale del Pdl Franco Fiorito per le elezioni della città fabraterna. Eppure Ruspandini non ha detto una parola, è rimasto lontano dalla palude di una crisi irrisolvibile. Mozione di sfiducia o dimissioni di massa cambia poco: Caligiore rischia di finire la sua esperienza esattamente come Manuela Maliziola, che lo ha preceduto come sindaco di Ceccano. Probabilmente Ruspandini da tempo ha “mollato” Caligiore, probabilmente i suoi fedelissimi vogliono la “testa” del sindaco su un piatto d’argento.

In ogni caso il senatore Massimo Ruspandini non ha avuto neppure bisogno di parlare. E’ bastato il silenzio. Capo.

ADRIANO PIACENTINI

Il presidente del consiglio comunale di Frosinone ha battuto un colpo pesantissimo, invitando i leader di Forza Italia a sedersi attorno allo stesso tavolo per fare il punto della situazione, per vedere quanti e chi sono gli “azzurri” in provincia. (leggi qui Piacentini suona l’adunata a Forza Italia. Ciacciarelli, sfiducia in Regione).

Adriano Piacentini © IchnusaPhoto

Si è rivolto, anello stesso tempo, all’europarlamentare e braccio destro di Berlusconi Antonio Tajani ed al senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone. Cioè alle due sensibilità presenti sul territorio. E non ha dimenticato di fare un passaggio con il vice coordinatore regionale Gianluca Quadrini. Un chiaro segnale della volontà di aggregazione. Se avesse voluto un pennacchio gli sarebbe bastato andare a contrattarlo con uno dei due attuali ras del Partito. Invece no. ha chiesto di dare una defibrillata a Forza Italia, lanciando l’appello come “semplice iscritto“.

Fino a pochi mesi fa Piacentini era il coordinatore provinciale di Forza Italia. Dopo un periodo di silenzio e decantazione, ora ha tirato fuori i panni che gli stanno politicamente meglio: quelli del mediatore e federatore al tempo stesso.

Peraltro in un momento in cui gli “azzurri” hanno bisogno di orgoglio e unità in vista della ricostruzione del centrodestra. Coraggio e tempi giusti.

FLOP 

ROBERTO CALIGIORE

Sta provando a resistere in tutti i modi, sperando ancora di poter ribaltare la situazione. In realtà però appare ormai all’angolo, senza copertura politica e amministrativa. Ha cambiato il vicesindaco, affidando le deleghe a Mario Sodani, poche ore dopo avere dato quelle stesse deleghe a Clara Di Mario. In questo modo continua a trasmettere un messaggio di confusione e di andare avanti alla giornata. Sperando nello stellone italico.

Roberto Caligiore

A pochi mesi dalla conclusione del mandato rischia di compromettere tutto, a cominciare dalla ricandidatura a sindaco. Perlomeno da parte del centrodestra. Forse si dimetterà se capirà che il suo destino è segnato. Però il fatto vero è che dovrebbe chiedersi come mai è arrivato ad un punto morto e come mai la sua maggioranza non esista più.

Intanto comunque è ad un passo dalla fine della corsa. Isolato.

NICOLA ZINGARETTI

Tra poche ore il Partito Democratico, il suo Partito Democratico voterà per il taglio di 345 parlamentari. Lo farà dopo che nelle precedenti tre occasioni aveva votato contro. Cosa è cambiato? Nulla o tutto.

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica

Nulla se si guarda al convincimento politico e alla storia dei Democrat. Tutto se si guarda la vicenda con la necessità di non mettere a rischio il già fragilissimo Governo Conte bis. Tutto questo però nulla ha a che fare con la Piazza Grande che Zingaretti aveva immaginato e impostato per la scalata alla segreteria. Ma soprattutto il Pd darà tonnellate di ossigeno a quel Movimento Cinque Stelle che da tempo vuole svuotare il Parlamento.

Ne vale la pena? Il rischio è che il Pd possa non essere compreso da quel che resta dell’elettorato del centrosinistra. A rimorchio.