Top e Flop, i protagonisti del giorno: 1 luglio 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

BONOMI-STIRPE

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi non ha usato giri di parole. Ha detto: “Oggi abbiamo visto un caso di 100% di ragazzi diplomati all’Its che ha già trovato un posto di lavoro. È una formula di successo. E questo dà la dimensione di come, quando si realizza un percorso formativo che incrocia le competenze con le necessità delle imprese, si crea quella miscela positiva per dare un futuro alle nuove generazioni”.

Non poteva esserci formula migliore per dare atto a Maurizio Stirpe, vicepresidente di Confindustria, della positività di un’intuizione enorme. I 23 ragazzi diplomati all’Its Meccatronico sono un salto nel futuro e un ponte di collegamento tra la scuola e il lavoro, la formazione e le imprese.

Maurizio Stirpe ha sottolineato: “Oggi è una giornata da ricordare. Il risultato di oggi rappresenta il riscatto di una zona, quella della Ciociaria, che troppo spesso è stata bistrattata. Anche qui è possibile raggiungere risultati importanti”.

Come Mancini e Vialli.

ZINGARETTI-DE ANGELIS

In mattinata l’assemblea dell’Asi ha votato l’adesione al Consorzio industriale regionale unico del Lazio. Francesco De Angelis ha il doppio ruolo: presidente e commissario.

Ma nel suo intervento di oggi la parte da incorniciare è quella finale. Quando ha spiegato: “In  questo confronto costruttivo c’è un po’ il senso di quello che abbiamo fatto e che faremo, in un’ottica di sviluppo del territorio sempre sostenibile. Concludo ringraziando il direttore Claudio Ferracci e tutti i dipendenti del Consorzio Asi. Così come ringrazio Massimiliano Ricci, che ho avuto come direttore nei primi tre anni e oggi presente”. I dipendenti e i due direttori. Un’intuizione da motivatore.

Poche ore dopo il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, intervenendo nella sede di Unindustria, ha affermato: “Adesso la priorità deve essere il lavoro. Guai ad abbassare la guardia sul Covid, ma urge prevedere una ripartenza. La paura deve essere sostituita dalla necessità di avere garanzie sul futuro”. Rara lucidità.

Sandokan e Yanez. 

FLOP

GRILLO-CONTE

Giuseppe Conte e Beppe Grillo (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Il partito di Giuseppe Conte è dato dai sondaggi fino al 14%, mentre il Movimento di Grillo non andrebbe oltre il 7%. Ma sono sondaggi. La conta interna potrebbe perfino vedere il fondatore – garante sfiduciato. Ma sono previsioni.

La realtà è che Beppe Grillo e Giuseppe Conte stanno terremotando la maggioranza del Governo di salvezza nazionale guidato da Mario Draghi nel periodo più delicato, quello di una campagna vaccinale che sta aprendo la strada ad una possibile ripresa economica. A patto che si sappiano prendere (e spendere) i finanziamenti del Recovery Fund. E questo vuol dire fare le riforme.

Sarebbe il momento della responsabilità, non del duello al sole per dimostrare di essere il più bravo. Perfino il tentativo di mediazione di Luigi Di Maio lascia il tempo che trova perché alla fine il ministro degli esteri resterà con Beppe Grillo. Ma soprattutto, quanto importa agli italiani della singolar tenzone a Cinque Stelle? Nulla. E per arrivare a questa  conclusione non c’è bisogno di alcun sondaggio.

C’eravamo tanto sopportati.

RENZI-CALENDA

Carlo calenda e Matteo Renzi

Sono sicuramente i due leader politici più preparati e brillanti. Eppure appaiono destinati a rimanere fuori dai giochi nel momento cruciale della politica italiana.

Basta mettere in fila le cose che stanno succedendo. Il centrodestra ha preso il predominio all’interno della maggioranza che sostiene il Governo, al punto che Matteo Salvini sta decidendo se sostenere Mario Draghi come possibile presidente della Repubblica o come futuro capo della commissione europea. Vero che esiste una forte competizione con Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), ma alla fine la quadra la trovano.

Nel frattempo i Cinque Stelle vanno verso la scissione. E il Pd è alle prese con i soliti veti correntizi. In altri tempi Matteo Renzi si sarebbe preso la scena. Ora non può farlo perché Italia Viva nel Paese reale non esiste. Un fallimento politico in piena regola. Carlo Calenda voleva fare il sindaco di Roma e ci ha creduto. Ora al massimo potrà fare intese al ballottaggio. Pure in tal caso una riflessione seria sugli errori strategici commessi andrebbe fatta. Ma nessuno dei due lo farà. E il limite è proprio questo.

Eterni incompresi.