Top e Flop, i protagonisti del giorno: 5 febbraio 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

SILVIO BERLUSCONI

Ha rotto gli indugi con un endorsement a Mario Draghi che ne sottolinea ancora una volta una lucidità politica fuori dal comune. Il fondatore di Forza Italia ha compreso meglio di tutti che il ruolo di Mario Draghi non sarà come quello di Mario Monti. Perché Monti fu chiamato al Governo per “tagliare”.

Antonio Tajani con Silvio Berlusconi

Erano i giorni dello spread alle stelle e dell’Italia sul barato di una crisi economica che sarebbe diventata irreversibile. Erano i giorni degli stipendi del Paese a rischio. Draghi invece è stato chiamato per l’opposto.  Lui dovrà spendere bene qualcosa come 209 miliardi di euro. E anche di più. Perché l’Italia ha bisogno di rilancio. E in questa situazione chi parteciperà dall’inizio a questa “impresa” potrà averne un beneficio anche in termini elettorali.

Poi c’è un’altra considerazione di tipo politico: sfilarsi adesso significherebbe lasciare tutto il campo parlamentare al centrosinistra che ha governato nell’ultimo anno e mezzo. A prendere l’iniziativa sarebbero sempre Pd, Cinque Stelle, Leu e Italia Viva. E allora a cosa sarebbe servito evitare il Conte ter?

Silvio Berlusconi ha voluto dimostrare, soprattutto all’Europa, che l’unica vocazione di Governo ce l’ha Forza Italia nel centrodestra.

Cavaliere al galoppo.

GIUSEPPE CONTE

La mossa della disperazione è stata quella del predellino “bonsai” con tutte le telecamere puntate addosso. Però l’avvocato del popolo stavolta ha ottenuto un risultato vero: Nicola Zingaretti, leader del Partito Democratico, lo ha lanciato come possibile punto di riferimento di una coalizione alternativa al centrodestra. Quando si andrà a votare, cioè nel 2023.

Giuseppe Conte

Conte può giocarsi la sua carta e infatti ha detto ai Cinque Stelle che lui c’è. Bisognerà vedere cosa decideranno i pentastellati sul Governo Draghi. L’impressione è che molto dipenderà da quale fine farà il reddito di cittadinanza. Ma in ogni caso Luigi Di Maio ha sottolineato che il Movimento deve dimostrare in questa fase di essere maturo. Il che vuol dire aprire la strada al sostegno all’ex presidente della Bce.

Contemporaneamente Giuseppe Conte ha voluto specificare di non essere disponibile né a fare il vicepremier né il ministro degli Esteri. Un’altra mossa azzeccata considerando il contesto. Dopo aver sbagliato praticamente tutto nelle trattative per il Conte ter, ha dato la sensazione di aver imparato la lezione. E l’endorsement di Zingaretti è pesantissimo.

Un altro, altrettanto pesante, gli è arrivato dall’ex commissario Ue Pierre Moscovici, uno non incline ai complimenti gratuiti. A Repubblica ha dichiarato: “Voglio rendere omaggio a Giuseppe Conte. L’ho conosciuto quando guidava un governo effettivamente populista. Le discussioni con lui e l’allora ministro Giovanni Tria mostravano due uomini isolati in mezzo a un’ondata populista, con tesi che non stavano in piedi, riforme che non lo erano. E poi ho visto la seconda fase di Conte dopo la scelta del Movimento 5 Stelle di allearsi con il Partito Democratico. L’adattabilità del sistema è uno dei punti di forza del vostro Paese. Ho fiducia nel genio politico italiano“.

La ripartenza.

FLOP

 DARIO FRANCESCHINI

Incarna la rappresentazione dell’anima governativa del Pd, quella più importante. Al punto che potrebbe continuare ad avere un ruolo da ministro anche nel Governo Draghi. Proprio questo aspetto, però, costituisce anche il suo più grande limite politico.

Dario Franceschini

Nella crisi apertasi qualche settimana fa, proprio Franceschini avrebbe potuto essere il punto di equilibrio: Matteo Renzi lo avrebbe sostenuto come candidato premier. Lui invece è rimasto schiacciato nella difesa ad oltranza di Giuseppe Conte, quando era chiaro che non potevano esserci né i numeri né le condizioni per un reincarico. In queste ultime ore non ha accelerato e neppure provato ad alimentare una discussione interna al Pd dopo la Caporetto di Goffredo Bettini. (Leggi qui Il bivio di Zinga, tra la Caporetto di Bettini e il fortino del Lazio).

La spiegazione sta nel fatto che ancora una volta sta puntando tutto sul mantenimento di un ruolo nel governo. Non nel Partito. Naturalmente Zingaretti ringrazia e rilancia. Non a caso ha indicato Conte come capo di una futura coalizione di centrosinistra. Senza Matteo Renzi, che invece andrebbe recuperato alla causa. Avrebbe potuto farlo Franceschini, ma invece ha deciso di puntare tutto sul ruolo di ministro.

Eterno incompiuto.

MATTEO SALVINI

Giancarlo Giorgetti ha detto che senza la Lega sarebbe un Governo “monco”. E ha ragione perché se l’obiettivo è quello di un esecutivo di salvezza nazionale, allora non può restare fuori il primo Partito del Paese secondo tutti i sondaggi.

Matteo Salvini

Ma invece il Capitano Matteo Salvini ha iniziato a mettere dei paletti: “Draghi scelga tra noi e i Cinque Stelle”. Oppure la pretesa di avere una data certa per le elezioni prima del 2023. Non sono argomenti politicamente spendibili in questa fase. Nella quale peraltro l’obiettivo principale, più ancora dei progetti per il Recovery  Plan, è il piano vaccinale. L’obiettivo era di andare a regime con 1.500.000 somministrazioni al giorno. Siamo lontanissimi e in queste condizioni non si potrà arrivare oltre il mezzo milione di dosi al giorno quando la situazione sarà sbloccata.

Ma è chiaro che Mario Draghi sta lavorando soprattutto a questo, cioè al piano vaccinale. Il rischio politico per Salvini è che se il Governo guidato da Supermario parte e va a regime con le vaccinazioni, mettendo in campo pure un valido progetto di spesa dei 209 miliardi di euro, alla Lega mancheranno gli argomenti.

Matteo Salvini dà la stessa sensazione di un anno e mezzo fa, quando lasciò le responsabilità di governo per paura di doversi assumere il “peso” di una manovra economica lacrime e sangue. Se si sfila anche adesso sarà impossibile dimostrare all’Unione Europea che il Carroccio può guidare una grande nazione come l’Italia.

Paura di volare.