Tempo di esami, la scuola per molti è finita: ricordi in bianco e nero di un anno lunghissimo, il ’77 che per alcuni non finì proprio e ancora oggi resta dentro come una revolverata. Ad Arpino si è consumata la repressione più dura per un’occupazione studentesca. Nell’archivio di Piero ci sono tante foto che narrano quella storia.
Il protagonista è il collettivo Varalli, fondato da uno dei leader del movimento studentesco: Genesio a cui abbiamo dedicato già un racconto per la sua storia d’amore con Tiziana (che al momento ha il record dei lettori: oltre undicimila, leggi qui L’amore sbocciato tra le mura della scuola occupata).
Il collettivo prendeva il nome da uno dei tanti giovani uccisi in quegli anni. Ucciso a colpi di pistola sparati dentro una mini minor. Del finale dell’occupazione ancora oggi i protagonisti non amano parlare, hanno ancora i crampi allo stomaco.
I sospesi per un anno ”da tutte le scuole del regno” così tuonava la sospensione, si sarebbero aspettati una mobilitazione da parte del sindacato, la Cgil, e dei Partiti della sinistra. Rimasero soli, con l’appoggio delle sole femministe come testimonia l’ archivio di Piero.
Diciamolo subito, se il teatro della repressione fosse stato un liceo romano o bolognese sarebbe diventato un caso nazionale. Invece Arpino non figura neanche nei ricordi del ’77. Ovattata nel silenzio, restò la chiusura di quella occupazione.
Certamente al tempo non ci stavano i social che in un istante consegnano storie. A nulla servì un articolone su Lotta Continua con i capi di imputazione che oggi farebbero sorridere anche il prof più bacchettone. Tra questi, una scritta nel bagno: ‘‘Madonna tu che hai concepito senza peccare fammi peccare senza concepire”. Oggi questa scritta campeggia su tanti banchi e mura scolastiche, sui diari.
Il movimento degli studenti si ritrovò isolato e i ”puniti esemplari” da soli affrontarono anche l’iter della Giustizia In Consiglio Comunale la vicenda non arrivò: il Pci non consegnò mai una mozione di solidarietà. La Cgil Scuola, da sempre attiva, veniva tallonata dalla Segreteria Provinciale: vennero sospesi pure due docenti su cui velavano sospetti di essere fiancheggiatori delle Brigate Rosse, ma questa è un’altra storia.
Solo per la cronaca, i due docenti – totalmente estranei – non hanno mai avuto riabilitazione e scuse.
Soli, la sensazione di solitudine è devastante per chi sognava che un altro mondo è possibile. L’unico del gruppo che ha narrato la sua esperienza alla nuova generazione, la Rete degli Studenti, è Pio Conflitti. Alcuni di loro sono ancora no global estremi, rifiutano il circo della rete e dei social. Hanno uno scatolone di foto, ma ogni volta declinano la visione con un “prossimamente“.
Su quegli scatoloni pieni di foto e volantini si è poggiata una coperta, quella dell’amara delusione, di quando ti volti dietro e non trovi nessuno. Espulsi da tutte le scuole del Regno, alcuni di loro finirono nei dispersi: non presero più un diploma.
La pagina dolorosa resta soffocata e notte prima degli esami è una canzone che odiano. Correva il ’77 e come correvano anche le delusioni.