Telegrafico. Dicono che lo sia sempre stato. Ma che con il passare degli anni abbia accentuato la sintesi. Non gli piace perdere tempo, nemmeno con l’uso delle parole. L’avvocato Lino Diana è Democristiano di matrice basista. Viene da lontano: giovanissimo Consigliere comunale nella sua Boville Ernica, poi due volte Consigliere Regionale del Lazio, infine il Parlamento: deputato a Montecitorio nella XI Legislatura e senatore a Palazzo Madama nella XII e XIII Legislatura. Dal 1995 al 2001 è stato anche membro della Delegazione Parlamentare Italiana nella UEO e al Consiglio d’Europa.
Intervistarlo equivale a godersi un distillato di politica, barricato nel legno di un’esperienza mai banale.
Saluti romani, assalti alle sedi sindacali, cori per il duce: senatore è preoccupato?
No. Ma turbato sì.
Le urne hanno dato una risposta?
Minima, credo.
Sovranità e sovranismo non sono la stessa cosa ma molti le confondono.
Peggio per loro. Consiglio la lettura della Costituzione della Repubblica Italiana. Ai pigri semplifico lo sforzo: trovano tutto all’Articolo 11.
Cosa significa la fiamma tricolore in un simbolo politico?
Significa Movimento Sociale Italiano. E la fiamma tricolore nel simbolo significa inglobare tutta intera e senza riserve la storia, le idee e soprattutto la prassi antidemocristiane del msi. E per cortesia lo scriva con le iniziali minuscole.
Sopprimere Forza Nuova non rischia di essere uno sforzo inutile dal momento che i suoi iscritti potranno riorganizzarsi sotto un nome diverso?
D’accordo. Il problema non è l’etichetta ma il contenuto. È la gente che si muove dietro a quell’ideologia, più che la sigla in cui si raccolgono.
Che fine ha fatto lo spirito ulivista?
Ha fatto il suo tempo. Aveva senso in quel determinato momento storico: il Paese cambia, la mentalità cambia, analogamente devono evolversi anche le strutture che si candidano a governare quei cambiamenti.
In provincia di Frosinone quello spirito è svanito con la fine del dialogo tra Scalia e De Angelis, i due leader delle principali componenti Pd?
Non c’entrano nulla. Si è trattato di un fenomeno più ampio. Indipendente da loro.
Quanto ha sbagliato il Pd in questi 10 anni a non tentare di ricucire la rottura con Michele Marini?
Molto. Moltissimo. Le conseguenze sono evidenti.
Proporzionale o maggioritario?
Un mix.
Togliere la preferenza è stato un buon investimento?
Si e no.
Dei poltici di oggi chi apprezza?
Sergio Mattarella e Mario Draghi.
Troppo facile.
Altri non ne vedo.
E sul territorio?
Non giudico mai i miei conterranei.
Perché ha paura di essere poi giudicato con lo stesso metro?
Tanto lo fanno lo stesso.
In cosa la politica di oggi è diversa da quella dei suoi tempi?
Sono finite le grandi questioni storiche di politica internazionale. Il mondo non è più diviso tra Est e Ovest. Questo ha cambiato tutto.
Lei profetizzò subito l’imborghesimento del M5S ma anche che sarabbe cresciuto ed avrebbe imparato in fretta: ora, la parabola è finita?
Non credo. Almeno non fino a quando ci sarà il Reddito di Cittadinanza.
Zingaretti ritiene che il M5S sia un interlocutore necessario, Renzi ha l’allergia se solo glielo nominano: chi ha ragione?
Nessuno dei due. Uno pone una questione solo di principio e l’altro una questione solo di reealismo politico puramente congiunturale.