Lo strano asse Renzi-Di Maio che minaccia Nicola Zingaretti

Scontro durissimo sulla rimodulazione dell’Iva. L’ex rottamatore e il capo dei Cinque Stelle si ritrovano sulla stessa posizione. Contemporaneamente la Lega sogna la spallata. Il Partito Democratico sembra non rendersi conto che o stupisce sul piano economico o rischia un disastro politico ed elettorale.

Tutti i leader al vertice con il presidente del consiglio Giuseppe Conte. Sulla manovra economica c’è il primo scontro vero all’interno del nuovo governo giallorosso. Con un asse inedito, formato dal ministro degli Esteri e capo politico del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio e Matteo Renzi, leader di Italia Viva.

Entrambi sono contrari ad ogni aumento o rimodulazione dell’Iva. Mentre il Partito Democratico e Liberi e Uguali vorrebbero reperire almeno 5 miliardi di euro per provare a tagliare il cuneo fiscale. L’obiettivo è mettere qualcosa nelle buste paga dei redditi medio bassi.

Luigi Di Maio e Giuseppe Conte © Imagoeconomica

Ma al di là del punto specifico, emerge una difficoltà enorme tra le varie anime del governo. E alla fine si è tornati alla situazione precedente, quella della maggioranza pentaleghista, quando un giorno sì e l’altro pure Giuseppe Conte provava a mediare tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

La differenza è che il Pd probabilmente non si rende ben conto che o riesce a stupire davvero sul piano economico oppure aprirà la strada al trionfo elettorale del centrodestra a trazione Lega. Prima in Umbria, poi in Emilia, quindi dappertutto.

Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri ha detto che la manovra non sarà recessiva, che non ci saranno tagli a scuola e sanità. Ma non basta. Così come non basta il solito gioco delle responsabilità. Se aumenta l’Iva è colpa di Salvini (come sostiene il Pd) oppure di Gentiloni (come ribatte il Carroccio)? A chi interessa? Non al cittadino semplice. La realtà è che la Lega sarà in una perenne campagna elettorale, fino a quando non si celebreranno le politiche. Perfino se il termine dovesse essere quello della scadenza naturale, cioè fra tre anni e mezzo. Il Movimento Cinque Stelle andrà avanti con i suoi temi originari, a cominciare dal taglio dei parlamentari. Però, sia per le divisioni interne, sia per l’esaurirsi della spinta propulsiva, lo spazio politico per i pentastellati è diminuito. 

Matteo Renzi © Stefano Carofei / Imagoeconomica

Mentre Matteo Renzi ragiona sia nel breve, che nel medio e lungo periodo. Gli obiettivi sono: 1) aumento dei parlamentari, da 40 a 50; 2) inserire nella manovra economica punti qualificanti e poi giocarsi la partita delle nomine negli enti più importanti; 3) lanciare definitivamente il nuovo soggetto politico.

È il Pd a non avere molto tempo a disposizione, è il Pd chiamato a tenere dritta la barra sulla manovra e, contemporaneamente, a lanciare una forte offensiva politica nel Paese. Il segretario Nicola Zingaretti non può tergiversare perché l’esito delle regionali del 26 gennaio (in Emilia Romagna) sarà decisivo. Non possono bastare adesioni da sinistra (come quella di Laura Boldrini) o dal centro (Beatrice Lorenzin). Occorre un progetto molto più ampio per cercare di contrastare l’avanzata della Lega e le manovre di Matteo Renzi.

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