Si fa presto a dire urgente

Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica

Si fa presto a dire interventi chirurgici oncologici entro 30 giorni. Lo indicano le linee guida della nostra Sanità. Ma dai numeri dell'Agenas emerge una realtà differente da Regione a Regione. Ed anche il Covid ci ha messo del suo

I tempi li prevede il Piano Nazionale del Governo sulle Liste d’attesa: a pagina 30 dell’Allegato A stabilisce che “le liste d’attesa per interventi oncologici e di area cardio-vascolare di classe di priorità più elevata prevedono un ricovero entro 30 giorni per i casi clinici che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti“. Traduzione: chi ha un tumore ed è grave salta la fila, se deve essere operato va ricoverato entro un mese.

Ma le cose stanno veramente così? Tutte le Regioni italiane rispettano i tempi previsti dal piano nazionale delle liste d’attesa?

A 2 velocità contro i tumori

A fornire i numeri sono l’Agenzia Nazionale di Sanità – Agenas ed Il Sole 24 Ore. Hanno pubblicato uno studio sugli interventi oncologici e di area cardio-vascolare, effettuati in Italia nel periodo 2019-2021. Sono gli anni della pandemia.

Agenas ed Il Sole 24 Ore hanno elaborato anche il dettaglio per tipo di intervento effettuato: emerge un’enorme variabilità da regione a regione. Per una coronarografia oltre la metà dei lucani che dovrebbe essere trattata d’urgenza aspetta oltre 30 giorni, come il 45% dei marchigiani, mentre in Campania, Abruzzo, Emilia Romagna, Puglia e Veneto nove persone su dieci vengono prese in carico per tempo.

In Sardegna solo una donna su tre è stata trattata per tumore alla mammella entro 30 giorni, come la metà delle umbre, delle liguri e delle trentine. A Bolzano siamo al 97% di donne operate entro 30 giorni, in Veneto al 94%, in Abruzzo al 92%. Per il tumore all’utero aspettano oltre 30 giorni la metà delle sarde e quasi quattro abruzzesi e marchigiane su deci.

Per il tumore al polmone troviamo gap rilevanti ad esempio fra Campania (il 45% è trattato entro 30 giorni) e Basilicata, provincia di Bolzano e Trento, Sicilia e Sardegna dove si supera il 90% di presa in carico per tempo. Molto migliori gli output rispetto al tumore del colon: la regione con la percentuale minore di persone trattate entro 30 giorni è il Friuli che si assesta al 77%, mentre la maggior parte delle regioni supera il 90%.

La situazione nel Lazio

Se si va sul portale statistico dell’Agenas è possibile rilevare il dettaglio degli interventi, Regione per Regione. Per quanto riguarda il Lazio si osserva che negli anni 2019-2020-2021 gli interventi urgenti eseguiti entro 30 giorni (come previsto dal Pngla) nelle strutture pubbliche sono stati il 67,7% nel 2019; il 68,3% nel 2020 e 68,5% nel 2021.

Dalle lettura di questi numeri, due circostanze negative risultano evidenti. La prima: in 3 anni la percentuale degli interventi oncologici per tumori maligni eseguiti entro 30 giorni è cresciuta in maniera quasi impercettibile, meno di 1 punto. La seconda. C’è più del 30% di malati oncologici gravi che non usufruisce del necessario intervento chirurgico entro i 30 giorni indicati dal Pngla.

Nel privato accreditato le cose sono andate leggermente meglio. Nel 2019 gli interventi chirurgici oncologici di classe A sono stati 71% nel 2019; 73,5% nel 2020 e 71,3% nel 2021. Con una flessione significativa dunque nell’ultimo anno.

In ogni caso, sul profilo della quantità il privato ha lavorato più efficacemente del Pubblico.

Questione di cuore

Sala Operatoria Foto © Vidal Balielo Jr. / Pexels

Lo cose, nel Pubblico sono andate ancora peggio per quanto riguarda gli interventi per l’area cardio-vascolare. Il Portale dell’Agenas infatti evidenzia questa percentuali di interventi urgenti svolti entro i 30 giorni: nel 2019 sono stati il 71,3%; sono diminuiti l’anno successivo registrando nel 2020 un 64,5%; ulteriore discesa nel 2021 dove sono stati il 57,8%.

Decisamente meglio nelle strutture private accreditate: nel 2019 gli interventi entro i 30 giorni sono stati il 75,9%; sono saliti l’anno successivo e nel 2020 si registra un 81.3%; con il covid si registra un calo nel 2021 con la percentuale del 76.5%.

In totale gli interventi effettuati per l’area cardiovascolare sono, tra pubblico e privato 7.379 nell’anno 2019 (3.088 dei privati e 4.291 nel Pubblico); nell’anno 2020 gli interventi sono 6.298 (3.616 svolti nelle cliniche e 2.682 negli ospedali); nell’anno 2021 ci sono 8.314 interventi (4.761 nel privato accreditato e 3.553 nelle strutture pubbliche).

In 3 anni il Lazio, tra Pubblico e Privato accreditato (che comunque ha fatto registrare numeri notevolmente superiori rispetto alle strutture pubbliche) ha perso la percentuale del -4.8% di interventi nell’area cardio vascolare, facendo registrare la quinta peggiore performance in Italia. Peggio hanno fatto solo Val d’Aosta, Toscana, provincia autonoma di Bolzano e Umbria.

Ed a questo scopo è sempre utile ricordare la celebre massima di Arthur Schopenhauer “La salute non è tutto ma senza salute tutto è niente“.

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