Costanzo tira dritto, «Niente dimissioni»

[dfads params=’groups=105&limit=1&orderby=random&return_javascript=1′]   LUCIANO D’ARPINO per IL MESSAGGERO ED.FROSINONE Il fortino del Pd ciociaro, peggio di quello nazionale, è assediato da tutte le parti. Dei tre grandi comuni dove si è votato al ballottaggio sono passati al nemico Sora e, soprattutto, Cassino dove si è scatenato il pandemonio contro i due leader del partito in…
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LUCIANO D’ARPINO per IL MESSAGGERO ED.FROSINONE

Il fortino del Pd ciociaro, peggio di quello nazionale, è assediato da tutte le parti. Dei tre grandi comuni dove si è votato al ballottaggio sono passati al nemico Sora e, soprattutto, Cassino dove si è scatenato il pandemonio contro i due leader del partito in Ciociaria, dopo che il sindaco uscente Petrarcone non è stato riconfermato per appena 249 voti.

Il senatore Scalia è stato insultato pesantemente per strada dai militanti del Pd e ha chiesto di fatto l’azzeramento dei vertici provinciali, dove è in minoranza, per ripartire con una gestione unitaria del partito. Il presidente dell’Asi Francesco De Angelis, invece, è stato chiamato in causa direttamente dall’ex sindaco Petrarcone che lo ha accusato, in sostanza, di aver giocato a perdere e di intelligenza con il nemico. Accuse che lui ha respinto con forza affermando che il ko di Petrarcone non è dipeso dal Pd ma dalla sua incapacità di riunificare il centrosinistra.

In mezzo a questi fuochi sta il segretario provinciale Simone Costanzo che si schiera di fatto con De Angelis. Perchè?

«Il partito non ha responsabilità in queste sconfitte elettorali – dice – A Sora si è trattato di una situazione locale dove la gente ha deciso di cambiare e dove dovremo riaprire un ciclo. A Cassino, invece, c’era una spaccatura che ha origini antichissime ed è mancata la costruzione della coalizione e un forte rapporto con il Pd. L’assemblea convocata per cercare una strategia unitaria è andata deserta. Tra il primo e il secondo turno c’è stato un apporto massiccio del partito, ma il clima era molto teso. Petrarcone ha ben combattuto ma si è perso».

Quindi lei non pensa minimamente ad azzerare la segreteria provinciale e a dimettersi?
«L’azzeramento e le dimissioni non sono state chieste da nessuno».

In che senso Petrarcone non sarebbe stato capace di costruire un forte rapporto con il Pd?
«Faccio solo l’esempio della funivia – replica Costanzo – una parte del partito era contraria al progetto ma lui è andato avanti lo stesso con atti amministrativi importanti. Insomma c’era una visione diversa sulle scelte importanti della città».

 

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