I sindaci del cassinate: «Qui non c’è più nulla, almeno mandate l’Esercito»

KATIA VALENTE per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI La serenità non esiste più nella testa dei sindaci. Più i comuni sono piccoli e più sono grandi le incombenze. Quasi nulli i trasferimenti statali. L’emergenza, per loro, non è solo quella del sisma ma ne esistono tante altre, più quotidiane. Basta un albero sulla carreggiata per maltempo che…

KATIA VALENTE per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

La serenità non esiste più nella testa dei sindaci. Più i comuni sono piccoli e più sono grandi le incombenze. Quasi nulli i trasferimenti statali. L’emergenza, per loro, non è solo quella del sisma ma ne esistono tante altre, più quotidiane. Basta un albero sulla carreggiata per maltempo che si va in crisi. Ecco allora che scendono in pista, proprio loro, i primi cittadini, e aiutano i soccorritori nelle loro attività. Sì perché in tanti centri non ci sono neppure i vigili urbani: uno, due o forse tre che, tolte ferie, malattie e recupero di straordinari diventano quasi pari a zero. Così c’è chi lancia la proposta, e sottolinea che non si tratta affatto di una provocazione, di avere nei comuni «i ragazzi dell’esercito».

La ricostruzione

A scatenare le ire dei sindaci ci ha pensato anche il Ministero. Molti dei centri del Cassinate non compaiono nell’elenco di quelli che hanno stilato il piano di emergenza in caso di calamità naturali. Ma, in realtà, ce l’hanno. «Il piano per le emergenze ce l’abbiamo – ha tuonato ieri il sindaco di Villa Santa Lucia, Antonio Iannarelli – lo abbiamo comunicato al Ministero dell’Ambiente e abbiamo le ricevute di ritorno».

Nell’agosto del 2014 il sindaco ha messo nero su bianco il piano, ha confezionato tutto e ha fatto l’invio a Roma. Oggi si ritrova nell’elenco dei Comuni “inadempienti”. «Abbiamo anche avuto dei costi per i professionisti e con i bilanci comunali, ogni volta, adeguarci a una legge è un’impresa. Ma lo abbiamo fatto. Cerchiamo in tutti i modi di attenerci scrupolosamente alle leggi ma alla fine chi deve tutelarci, lo Stato, non lo fa».

E l’esempio è subito servito: «Ecco due minuti fa mi è arrivata un’emergenza protezione civile per allerta meteo. Vorrei chiedere, che dobbiamo fare? Serve più chiarezza, arrivano fax continui da tutte le istituzioni ma lo Stato dovrebbe esserci più vicino, dovrebbe essere anche più chiaro. Poi se voglio riparare un impianto elettrico in una scuola, devo aspettare per colpa del patto di stabilità, oltre alla burocrazia e alle lungaggini. Non si può scaricate tutto sui Comuni che fanno sacrifici dalla mattina alla sera, a costo zero».

Il tono del sindaco Iannarelli è lo stesso del collega di Vallerotonta, Gianfranco Verallo, che non smette di gridare alle istituzioni la necessità di avere fondi per adeguare un paese – il più rischioso in tutto il Lazio – che attende interventi di messa in sicurezza dal terremoto del 1984. E per non sentirsi da soli, i piccoli enti si uniscono. Proprio Verallo sta lavorando insieme ai cinque comuni confinanti a un unico piano d’emergenza, perché non ha senso “dividere”il territorio.

È la stessa cosa che sta facendo Aquino e,in particolare,il sindaco Libero Mazzaroppi a capo dell’Unione Cinque città. Si viaggia spediti verso il piano unico tra Aquino, Roccasecca, Villa S. Lucia, Piedimonte e Colle S. Magno. Lui, Mazzaroppi, il piano comunale ce l’ha ma nessuno, prima di lui, aveva pensato di inviarlo.

«Tuttavia il discorso è superato – spiega – perché stiamo viaggiando in una direzione diversa. Serve una gestione unica delle emergenze. Già abbiamo deliberato la “polizia intercomunale” e, in quest’ottica, ci stiamo attivando insieme per rifare il piano. Dobbiamo mettere insieme le forze di protezione civile locale, unitamente anche alle associazioni, stiamo facendo un censimento dei mezzi a disposizione e degli uomini ma – dice con senso di sfiancamento – servono le risorse che non ci sono».

L’appello di Mazzaroppi è dirompente: «Se ci sono enti in dismissione, che stentano a stare in piedi, dessero a noi i mezzi. Noi abbiamo difficoltà a reperirli, li mettessero a disposizione dei Comuni. Ecco perché tra di noi dobbiamo unirci: dove manca qualcosa a un Comune può sopperire un altro. Ma dico allo Stato: vanno dati i mezzi agli enti locali, siamo sempre soggetti a chiamare qualcuno per muoverci. Non ci devono dare solo la responsabilità ma anche le risorse, ci sono territori a rischio ma solo perché sono piccoli non ricevono risorse e mezzi. Ci dessero i ragazzi dell’esercito o gli agenti della polizia provinciale per avere un supporto. Noi, in cinque comuni,abbiamo otto vigili (due Roccasecca, due Aquino, zero Villa, uno a mezzo servizio Colle San Magno e tre a Piedimonte). Oggi mi arriva la lettera di allerta meteo e noi con otto vigili su un territorio di 5 comuni che facciamo? Calcolando riposi, malattie, recuperi e, il fatto, che la maggior parte di loro sono anziani, siamo praticamente… scoperti. Abbiamo necessità di avere supporto. Lo ripeto – conclude – mandateci i ragazzi dell’esercito, lo dico anche da militare. I Comuni sono in emergenza».

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