Top e Flop, i protagonisti di sabato 8 luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 8 luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 8 luglio 2023.

TOP

PASQUALE ANGELOSANTO

Pasquale Angelosanto

La discrezione. È una virtù per i cristiani e moltissime religioni: “Quando fate beneficenza, non sappia la mano sinistra ciò che fa la destra”. È un’arma complementare per chi si occupa di strategia, al punto che durante la II Guerra Mondiale l’Italia era tappezzata di manifesti con l’immagine di un soldato che portava il dito indice in verticale a chiudere la bocca: “Tacete, il nemico vi ascolta” era il monito. Il generale di divisione Pasquale Angelosanto, comandante del Raggruppamento Operativo Speciale dei carabinieri ed originario di Sant’Elia Fiumerapido, ha fatto della discrezione un suo modus vivendi.

Non fosse stato per il sindaco di Cassino Enzo Salera, nessuno avrebbe saputo che il generale Angelosanto ed i suoi uomini del Ros hanno deciso di donare i diecimila euro del premio a loro riservato per la cattura di Matteo Messina Denaro. Li daranno al reparto Oncoematologia Pediatrica dell’ospedale civico di Palermo.

Una donazione che è un doppio affronto per le mafie. Perché quelli sono soldi guadagnati con la cattura di un superboss. E perché con quei soldi i carabinieri danno ai Palermitani un pezzo delle tante cose che le mafie invece gli hanno tolto vampirizzando l’economia siciliana.

“Conoscendo il generale Pasquale Angelosanto e la sua riservatezza – ha detto il sindaco – sicuramente avrebbe preferito che questa storia non finisse sotto i riflettori. Ed invece credo che il nobile gesto sia una di quelle straordinarie storie che vada assolutamente raccontata. Grazie a lui e alla sua squadra, quei bambini e le loro famiglie, potranno ora contare su due nuovi e sofisticati letti per la terapia intensiva”. Che la mafia aveva tolto, con i suoi affari in nero.

Usi a obbedire tacendo. Ed anche a donare

GIORGIA MELONI

Messa alle strette ha calato le sue briscole più di peso. E lo ha fatto nel momento in cui era stata messa all’angolo da fronde interne e pressing europeo. Quello che ancora ci mancava di Giorgia Meloni era la verifica della sua capacità di fare strategia, oltre che tattica. E gli elementi ci sono giusto in esordio del mese che prelude alla pausa estiva.

Su temi cruciali, interni ed esterni, la premier era arrivata ad un punto di logoramento che, per molti leader, di solito coincide con due cose. O una “stanca” letale quanto foriera dei problemi veri. Oppure una sorta di “crash” politico che di solito arriva al seguito della fine della canonica luna di miele con elettorato e potentati economici.

La Meloni aveva quindi bisogno di puntellare posizioni chiave e di farlo mettendo al lavoro uomini che potessero essere segnale e garanzia di efficientamento della linea politica originaria. Perciò Meloni si è circondata di “giannizzeri” ad altissimo tasso di preparazione, lo ha fatto in Italia ed per la partita europea.

Come? Con il generale Francesco Paolo Figliuolo, ad esempio, a fare il Commissario straordinario per l’emergenza alluvioni in Emilia-Romagna, Marche e Toscana. E con Fabio Panetta al governatorato della Banca d’Italia. Cosa hanno in comune i due? Sono entrambi briscole draghiane e dimostrano molte cose.

Che la Meloni ad esempio ha capito ancor meglio che la sola possibilità di galleggiamento del suo esecutivo in bonaccia è legata al filo con l’ex premier e con la sua politica. Che l’affidabilità delle sue scelte dovrà essere certificata da quel disciplinare sempre e comunque. E che le sfide che la Meloni si appresta a governare possono fare la differenza nel governo del sistema-paese.

La premier ha studiato, ed ha studiato bene, lo ha fatto con il chiodo La Russa – Santanché -Del Mastro nelle carni. E senza troppi scossoni sta appaltando le “lardellature di destra” del suo governo ai ministri (Piantedosi, Valditara, Salvini), mentre lei gioca a fare la leader moderata ed europeista che con quelli di Visegrad ci vuole ragionare. E gioca decisamente bene.

Patentino nautico.

FLOP

RACHELE MUSSOLINI

Rachele Mussolini

No, non è quella “Donna Rachele” là, quella nata Guidi che tra la Rocca delle Caminate, Palazzo Venezia e Villa Torlonia aveva dovuto subire in silenzio il gallismo sfacciato del marito. Quello e l’amore a doppio binario con Claretta Petacci.

La Rachele Mussolini di cui parliamo è una donna moderna ma che ha convinzioni che qualche volta alla modernità fanno pernacchie. Le fanno per convinzioni ideologiche che non rimandano al periodo in cui la sua omonima visse e patì, ma che in linea evolutiva sono altre dal Ventennio.

Altre ma discutibili nella loro autonoma immanenza. Tutto è nato dall’emendamento a favore della registrazione dei figli di ogni tipo di famiglia. A presentarlo era stata un’altra Mussolini, un filino più mainstream. Alessandra Mussolini lo aveva presentato all’Europarlamento e a Rachele Mussolini la cosa è piaciuta davvero poco.

La seconda è consigliera comunale a Roma con Fratelli d’Italia, è sorella di Alessandra e vive la sua esperienza politica ancora “in purezza” di destra-destra. Perciò ha detto: “Conosco solo dagli organi di stampa le opinioni di mia sorella cambiate, anche radicalmente, su certi temi”.

Poi lo spiegone etico-familiare: “Questo perché purtroppo da tanti anni non abbiamo rapporti, pur volendole io sempre bene. Non entro nel merito di quello che ha espresso”. E la chiosa: Personalmente sono assolutamente contraria all’utero in affitto, sebbene sia palese che i bambini tutti abbiano sempre gli stessi diritti.

Ma in cosa avrebbe “sbagliato” Rachele nel prendere le distanze da Alessandra? Nel non riconoscere che si può cambiare idea anche quando si porta un cognome ingombrante. E nel non capire che la storia con gli stereotipi non è storia, ma solo cronaca passata in sala trucco.

Prospettiva piccina.

FABRIZIO PIGNALBERI

Voleva concorrere come candidato presidente alle scorse elezioni Regionali del Lazio da leader del movimento Più Italia. Per tre volte aveva presentato  ricorso contro la sua esclusione: ma sulle liste non c’è finito. Di lui si era occupata più volte la trasmissione televisiva Le Iene mettendolo di fronte a varie persone che sostenevano di essere state sue clienti scoprendo solo tempo dopo che in realtà non era un avvocato. Fabrizio Pignalberi è stato condannato ora dal tribunale di Frosinone: esercitava la professione di avvocato senza aver mai conseguito l’abilitazione. Gli sono stati inflitti otto mesi di reclusione ed 11mila euro di multa, inoltre dovrà versare subito una provvisionale di 5000 euro all’Ordine degli Avvocati di Frosinone che si è costituito parte civile tramite l’avvocato Angelo Testa. 

L’Ordine degli Avvocati di Frosinone ieri ha annunciato che destinerà la quota della provvisionale impiegandola per la formazione dei giovani avvocati. Che è come un contrappasso. I soldi di chi è stato punito per non essere stato corretto sotto la toga andranno ad insegnare la correttezza ai futuri avvocati.

Riteniamo – ha detto ieri in serata il presidente dell’Ordine, Vincenzo Galassi che uno degli strumenti più efficaci e moralmente persuasivi che possano contrastare l’illegalità e i deprecabili tentativi di screditare la nostra categoria professionale sia quello di rafforzare la coscienza e la conoscenza dei giovani che si avvicinano alla professione forense”. 

Non è la toga a fre l’avvocato.

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