“Giorgio Gori no, Nicola Zingaretti forse, in Friuli chissà. Sulle alleanze alle prossime regionali si gioca una prima definizione dell’identità di Liberi e Uguali, la lista di sinistra affidata a Pietro Grasso, e di ciò che rimane del suo rapporto con il Pd”.
Lo scrive Il Fatto Quotidiano, diretto da Marco Travaglio. L’obiettivo di Liberi e Uguali alle prossime elezioni, politiche ma pure regionali, non è tanto quello di vincere o perdere.
Certamente la percentuale non sarà indifferente, considerando l’impegno diretto della seconda e terza carica dello Stato, vale a dire i presidenti Pietro Grasso (Senato) e Laura Boldrini (Camera). Ma anche l’impegno di gente come Pierluigi Bersani, Roberto Speranza, Nicola Fratoianni, Pippo Civati.
Il vero obiettivo però è quello disegnato a tavolino dal vero leader della formazione politica, Massimo D’Alema: “affondare Matteo Renzi”.
Soltanto allora Liberi e Uguali potrà riaprire i rapporti con il Pd e magari, dopo la scissione, favorire la riunificazione.
Perciò la posta in palio nel Lazio è altissima: D’Alema stima molto Zingaretti e infatti è l’unico che potrebbe sostenere. Ma in queste ore il leader Massimo sta facendo anche un altro ragionamento: “se sosteniamo Zingaretti, potrebbe essere complicato per il nostro elettorato capire perché nel Lazio stiamo con il Pd e nel resto d’Italia no”. Ecco perché i fedelissimi di “baffino” stanno avanzando l’idea di provare ad affondare anche Nicola Zingaretti. Per rendere da “Caporetto” la sconfitta del Pd: a livello nazionale e nelle due principali regioni italiane, la Lombardia e il Lazio.
Massimo D’Alema però deciderà da solo, come è abituato a fare: il sostegno a Nicola Zingaretti potrebbe essere dato sulla base non tanto di un programma condiviso o di un patto politico ad uso e consumo della stampa.
Non potrebbe essere dato sulla scorta di un patto segreto tra lo stesso Massimo D’Alema e Nicola Zingaretti: se il Pd a livello nazionale dovesse scendere sotto la “quota Bersani” del 2013 e perdere le elezioni, allora Nicola Zingaretti potrebbe non limitarsi al ruolo di presidente del Lazio (qualora dovesse essere riconfermato). No, potrebbe prendere il posto di Matteo Renzi e traghettare il Pd ad un congresso da post-Leopolda.
Massimo D’Alema non si fida di nessun altro nel Pd: non dell’ex braccio destro Marco Minniti, non di Andrea Orlando, non di Michele Emiliano. Di Nicola Zingaretti invece sì.
In Parlamento Liberi e Uguali si apprestano a sostenere un eventuale Governo Di Maio per mettere fuori gioco Renzi e le possibili larghe intese con Berlusconi. Alla Regione Lazio invece potrebbero dimostrare di essere indispensabili.
Un vertice supersegreto tra Massimo D’Alema e Nicola Zingaretti (mai stato renziano, orlandiano deluso e contrario alla linea orfiniana) potrebbe avvenire da un momento all’altro.
Chi fa lo scoop si candida al Pulitzer.