Tre livelli. Come per la conoscenza della lingua straniera. Base. Medio. Avanzato. Sono i tre stadi di perfezionamento della maleducazione.
Come riconoscere un principiante è semplice. Non deve neanche aprire bocca. Basta verificare come guarda di sottecchi un cellulare mentre si trova in pubblico. Se donna, sbircerà nella borsa e dopo una fugace occhiata tornerà all’azione precedente senza neanche battere ciglio. Se uomo, avrà cura di tenere distante dal tavolo del ristorante il proprio smartphone e rigorosamente con suoneria in modalità silenziosa.
Il livello basico, invece, prevede già una certa dimestichezza con l’insolenza umana. Il telefono è accanto alle posate, tra una portata e l’altra è d’obbligo controllare eventuali chiamate e messaggi in arrivo. Squillo forte e chiaro. Si girano tutti, il commensale arrossisce, il burino di prima fascia non si scompone affatto. Imbraccia l’arma e risponde scandendo bene nomi, luoghi e appuntamenti inderogabili.
Il secondo livello, quello medio, è di caratura alta. E molto, molto radicato. Basta presentarsi ad un convegno, accomodarsi in prima fila e attendere che al relatore venga data la parola. Il riflesso condizionato immanente è quello di far roteare lo schermo tra le dita. Sembra sia solo una voglia irrefrenabile di immortalare l’attimo. Invece no. La concentrazione è finita, scaduta in pochi secondi.
C’è da postare, rispondere, chattare. Dalla seconda fila di poltroncine in poi, è tutto un mostrare video, fissare immagini, commentare.
Un professore universitario accenna un mezzo sorriso, lui che social non è. E sbotta. Dice che la sfida al tavolo è quella non di dire cose intelligenti, ma di riuscire a sradicare la platea dal proprio cellulare.
Siamo ormai al delirio. La citazione ha l’effetto contrario. Si illuminano decine di display. Qualcuno distrattamente alza la testa, ogni tanto. Ma è roba di poco. E poi si rituffa giù. Se li interrogassimo, chissà. Dal buongiorno a tutti in poi, difficile che sia rimasto impresso qualcosa. Peccato.
L’evoluzione di massa passa attraverso pochi caratteri. Mentre la disaffezione ad essere educati e composti galoppa senza ritegno.
E veniamo al terzo ed ultimo livello. E’ sera. O è l’alba. L’ultimo gesto istintivo della giornata è quello di controllare il telefono. Il primo appena svegli altrettanto. C’è da chiedersi dove si potrà trovare il tempo e lo spazio per collocare altro. Tra le lenzuola il terzo incomodo c’è sempre. Al bagno non si è mai soli.
Eppure, c’è ancora qualcuno che riesce a perderselo il cellulare. Chissà dove, però. Chiamatelo al telefono per chiederglielo. Vi risponderà via whatsapp. Con un audio. Che riascolterà da solo per ore.
Il maleducato adora la sua voce.