Compleanni (Il caffè di Monia)

Il difficile rapporto con i compleanni. C'è chi li celebra tra mille fasti. E chi li dimentica e se ne ricorda solo l'indomani. Invece...

Tutti hanno un mese in cui compiono gli anni. Anche io ho un mese in cui compio gli anni. Negli ultimi tempi è sempre stata una formalità. Quando ero bambina i figli si baciavano nel sonno e non si dava importanza a certe cose. Da grande sono stata sempre troppo severa con me stessa per concedermi l’attenzione sufficiente a celebrare una ricorrenza così autoreferenziale.

Così, visto che che mi ostinavo a ignorarlo, il mio compleanno ha spesso trovato il modo di farsi ricordare per altri motivi. Ora è qualche anno ormai che i miei compleanni trascorrono tranquilli. A volte ci faccio caso la sera. Una volta mi è successo di ricordarmene solo il giorno dopo. È come se la vita abbia deciso di concedermi una tregua.

Il tempo. Il tempo mi ha sempre affascinata, con quel suo potere di cancellare le cose e trasformarle quasi in sogni. È inutile riprendere le vecchie foto, quelle in bianco e nero dove fai la faccia spaventata mentre una sconosciuta ti tiene in braccio ridendo. Quella persona potrei non essere io; io non mi ricordo di essere stata così. E quella donna perché mi teneva in braccio? E perché rideva?

Io sono nata di Luglio e mia madre mi ha detto che era un’estate molto bella, di quelle di allora, profumate di alberi in fiore, ronzanti di insetti, lucide di azzurro, di pioggia, di sole e di notti punteggiate di stelle. A volte, quando cerco di ricordare, mi accorgo che avrei dovuto guardare meglio, cogliere ogni particolare. Il suono delle voci, gli odori ed i colori. Invece sono stata distratta. Per questo, i volti, le attenzioni, gli abbracci, le risate, la mano sulla spalla e i sorrisi, oggi sono tutti schiacciati in un immenso e confuso ricordo fatto di immagini indistinguibili. E quello che non si ricorda, in fondo, è come se non fosse mai esistito.

Il tempo. Quello che io, come voi, divido in secondi, minuti, ore, giorni, anni. Gli anni. Che inesorabili rotolano a balzi come sassi in fondo a un dirupo. Sono il corpo che scorre. I suoni della vita farsi sempre più lievi. Questo è un anno buono. Non ho deluso nessuno e se l’ho fatto non me ne sono accorta. In fin dei conti è lo stesso.

Ora quella donna forse la ricordo e ricordo anche perchè rideva. Allora forse quella bambina ero io. Devo trovare il coraggio di chiudere quelle foto nel cassetto dove meritano di essere dimenticate.

E se qualcuno chiedesse di me, posso dire che sono nata di Luglio. Che era un’estate molto bella. Di quelle di allora. Profumate di alberi in fiore, ronzanti di insetti e lucide di azzurro. Di pioggia, di sole e di notti punteggiate di cento milioni di stelle.

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