Il cibo nutre. E, se preparato con il cuore, alimenta anche la memoria. A sua volta, anche il ricordo.
Quello del profumo che già nel portone ti faceva intuire che la tavola era apparecchiata. Il piatto fumante attendeva. E tu eri pronto a gustare quelle bontà.
La pasta alla genovese. O quella con le patate, i ceci, le lenticchie o i fagioli. Il pollo al forno con le patate, le cotolette da acquolina in bocca.
Peccato dover perdere tempo a lavarsi le mani colorate di gesso bianco e china nera prima di farne un boccone dietro l’altro.
Martedì brodo, mercoledì polpette, giovedì gnocchi e venerdì pesce. A Natale servito nelle conchiglie. Gli altri giorni che non è festa, a far bella figura anche nel servizio da cucina.
La cucina. Il tinello. E’ lì che si mangia sempre in più di due ciò che è stato cucinato anche da soli. Dopo aver fatto la spesa al mercato. Passando dal fornaio e poi ancora dal macellaio, il salumiere e il fruttivendolo. Ognuno vende il suo. L’insalata non è nelle buste ma ognuno la prepara da sé.
Non esistono i condimenti da single. E neanche i sofficini. O gli hamburger congelati, le patate precotte. Si ignora l’esistenza futura di un ventaglio di cremose, di pressate, di pasti vegani o per carnivori.
E’ tutto così facile. Nella sua apparente semplicità. Che tuttavia richiede lavoro, dedizione, tempo e cura. Come per gli affetti. Ai quali non si lasciano le briciole di tempo. Ma si dedica la maggior parte del proprio. Si suona il piano. Si leggono i libri e i fumetti. Le storie per ragazzi. Quelle che non dimenticherai. E che magari ti faranno apprezzare anche il lato oscuro delle parole. E la bellezza di farne buon uso per scrivere, scegliendo tra i tanti sinonimi che questa madre lingua ti offre.
Intanto l’acqua bolle, c’è il tempo di cottura per poter raccontare un po’ di sé. E di quel compito risolto un po’ a sorpresa. Poi ci sono le chiacchiere sugli amici, la nostalgia di certi paesaggi lontani. Le risate e il solletico. I dispetti tra sorelle. Le porte che sbattono e i mugugni.
Poi tutto rientra. E’ pronto. Si va a tavola. E’ il momento della condivisione di tante cose. Non tutte buone, certo. Ma sempre fatte con amore. E tanto basterà per sempre.