Il profumo del pranzo che non si respira più (di R. Cacciami)

Il pranzo non è sempre stato uguale. C'è stato un tempo nel quale non esistevano le bustine già confezionate. Ed il pranzo si preparava a mano, intanto si chiacchierava, si leggeva in attesa che fosse pronto... Il profumo di un tempo raccontato da Rita Cacciami

Il cibo nutre. E, se preparato con il cuore, alimenta anche la memoria. A sua volta, anche il ricordo.

Quello del profumo che già nel portone ti faceva intuire che la tavola era apparecchiata. Il piatto fumante attendeva. E tu eri pronto a gustare quelle bontà.

La pasta alla genovese. O quella con le patate, i ceci, le lenticchie o i fagioli. Il pollo al forno con le patate, le cotolette da acquolina in bocca.

Peccato dover perdere tempo a lavarsi le mani colorate di gesso bianco e china nera prima di farne un boccone dietro l’altro.

Martedì brodo, mercoledì polpette, giovedì gnocchi e venerdì pesce. A Natale servito nelle conchiglie. Gli altri giorni che non è festa, a far bella figura anche nel servizio da cucina.

La cucina. Il tinello. E’ lì che si mangia sempre in più di due ciò che è stato cucinato anche da soli. Dopo aver fatto la spesa al mercato. Passando dal fornaio e poi ancora dal macellaio, il salumiere e il fruttivendolo. Ognuno vende il suo. L’insalata non è nelle buste ma ognuno la prepara da sé.

Non esistono i condimenti da single. E neanche i sofficini. O gli hamburger congelati, le patate precotte. Si ignora l’esistenza futura di un ventaglio di cremose, di pressate, di pasti vegani o per carnivori.

E’ tutto così facile. Nella sua apparente semplicità. Che tuttavia richiede lavoro, dedizione, tempo e cura. Come per gli affetti. Ai quali non si lasciano le briciole di tempo. Ma si dedica la maggior parte del proprio. Si suona il piano. Si leggono i libri e i fumetti. Le storie per ragazzi. Quelle che non dimenticherai. E che magari ti faranno apprezzare anche il lato oscuro delle parole. E la bellezza di farne buon uso per scrivere, scegliendo tra i tanti sinonimi che questa madre lingua ti offre.

Intanto l’acqua bolle, c’è il tempo di cottura per poter raccontare un po’ di sé. E di quel compito risolto un po’ a sorpresa. Poi ci sono le chiacchiere sugli amici, la nostalgia di certi paesaggi lontani. Le risate e il solletico. I dispetti tra sorelle. Le porte che sbattono e i mugugni.

Poi tutto rientra. E’ pronto. Si va a tavola. E’ il momento della condivisione di tante cose. Non tutte buone, certo. Ma sempre fatte con amore. E tanto basterà per sempre.

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