Se la Speranza è quella che ci aiuta a non morire

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Per molte culture la vita dell'uomo ha un destino segnato fin dalla nascita. I greci collocarono la speranza in fondo al vaso di Pandora. I babilonesi avevano gli oroscopi ed i greco romani cercavano presagi. Noi invece abbiamo il dono della speranza

La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori (Romani 5,5)

Chi di speranza vive… La virtù teologale della speranza è continuamente derisa dalla cultura dominante. Non soltanto in epoca contemporanea. Anche l’età classica ne aveva un concetto assolutamente negativo. Riteneva che addirittura fosse l’ultimo e così il più pericoloso dei mali del mondo, sfuggito dal vaso di Pandora.

Nella logica della cultura greco romana il ragionamento era chiaro: la nostra vita è già determinata. C’è un destino che regola tutte le nostre azioni, qualunque sia la nostra volontà. La madre di Achille, Teti, può inventarsi tutto quello che vuole per salvare il figlio, lo rende invulnerabile tuffandolo nello Stige,  ma la freccia di Paride è lì che lo attende. Inesorabile.

L’oroscopo dei babilonesi

Inutile, dunque, sperare in un futuro migliore:  la nostra vita non è costruita dalle nostre scelte e dalle nostre fatiche ma è invece determinata da forze esterne, dagli astri, dal destino…

I babilonesi avevano inventato un complesso sistema di osservazioni astrali, l’oroscopo. Non per cambiare la propria vita, ma per capire quale sarebbe stato un futuro già scritto e determinato, contro il quale neppure gli dei possono alcunché. E tutta la tradizione greco romana cercava nei presagi, nel volo degli uccelli, nel fegato degli animali, nei fulmini, nei vaticini qualche indizio sulle volontà ineluttabili di forze più grandi di loro.

Ricordate Ugo Foscolo? Anche la Speme, ultima Dea, fugge i sepolcri… nient’altro che un’illusione dunque. E Giacomo Leopardi: all’apparir del vero, tu, misera, cadesti canta in memoria dell’amata Silvia, travolta dalla malattia nella sua giovinezza. Il vero, dunque, è cosa ben diversa dai nostri sogni e dalle nostre illusioni, dalla nostra speranza.

La speranza dei cristiani

Al contrario, tutta la tradizione giudaico cristiana vede nella speranza una virtù. La interpreta come qualcosa che ci aiuta ad essere uomini. Senza la quale, anzi, perdiamo la nostra umanità.

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Che cosa dunque rende la speranza cristiana qualcosa di profondamente diverso dall’accezione classica del termine? Innanzitutto la vita per i cristiani non è determinata dal destino. Ci sono gli interventi provvidenziali di Dio ma siamo stati creati liberi, tanto liberi da poterci staccare dal nostro creatore, ribellandoci alle sue indicazioni. Ecco io pongo davanti a te la via del bene e la via del male: scegliamo di essere buoni o di essere cattivi.

Certo abbiamo tanti condizionamenti ma scegliamo, ci assumiamo responsabilità: non c’è il destino a determinare gli incidenti stradali ma i nostri errori e questo vale per ogni aspetto della nostra vita, per quanto duro e doloroso possa essere. Subiamo certamente i condizionamenti della nostra natura, del Dna, della cultura, dell’educazione, ma abbiamo la certezza che nel cuore dell’uomo Dio ha posto, anzi, ha riversato l’amore.

E’ quel patrimonio di bene che ciascuno di noi possiede che può trasformarci, è quello che nel linguaggio tradizionale era indicato come la grazia, il dono che Dio fa a tutti perché possiamo vincere il male e perciò sperare in un futuro migliore. Ecco il senso della Parola, che ci riempie appunto di speranza nel futuro pur nella consapevolezza di quanto male ci sia.

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti). 

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