Zingaretti: «Sindaco di Roma? Continuo il mio lavoro in Regione»

Nicola Zingaretti dice no. E lo dice per la seconda volta (leggi qui il precedente. Non è disponibile a candidarsi alla carica di sindaco di Roma. Lo ha ribadito di fronte alle domande circolate oggi sempre più insistenti dopo le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano Repubblica. “Leggo da retroscena giornalistici che si penserebbe a me come…

Nicola Zingaretti dice no. E lo dice per la seconda volta (leggi qui il precedente. Non è disponibile a candidarsi alla carica di sindaco di Roma. Lo ha ribadito di fronte alle domande circolate oggi sempre più insistenti dopo le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano Repubblica.

“Leggo da retroscena giornalistici che si penserebbe a me come candidato più forte per il Sindaco a Roma per il centrosinistra. Lo interpreterei anche come il riconoscimento di un lavoro immenso di risanamento e rilancio fatto in questi tre anni alla Regione Lazio. Questo sicuramente è un dato importante. Ma, come ho già detto da tempo, escludo questa ipotesi” ha chiarito ai giornalisti il governatore del Lazio.

Poi arriva il momento delle note scritte. E Zingaretti aggiunge «Chi mi conosce sa quanto le mie riflessioni sul mio ruolo siano tutte esclusivamente dedicate e concentrate a concludere un lavoro durissimo avviato in questa legislatura regionale e che dopo tre anni inizia a dare i suoi frutti. Sono convito peraltro che questo sia il modo più serio per dare il mio contributo al centrosinistra».

L’ipotesi di una candidatura per il Campidoglio è tornata a prendere quota dopo che Repubblica ha scritto che Renzi sta studiando le candidature nelle città più importanti e che su Roma proprio Nicola Zingaretti sarebbe il favorito:

La Capitale rappresenta per il Partito democratico la questione più intricata. “Lì – ragionano ai piano alti di Largo del Nazareno – partiamo battuti. Dobbiamo recuperare”. Molto, ovviamente, dipenderà da chi sarà il candidato del Movimento 5 Stelle. Ma alcuni punti fermi sono stati già piantati. Il primo: “Marchini non sarà mai il candidato del PD”. L’idea lanciata nei giorni scorsi dal ministro della Sanità Lorenzin, dell’Ncd, è stata immediatamente scartata da Palazzo Chigi. “Chi scenderà in campo – è il ragionamento – deve essere romano, preferibilmente un nostro uomo e deve essere un politico”. Ossia, niente esterni. Né Cantone, né Sabella. Né Gabrielli, né alcuno dei “tecnici” di cui si è parlato. A Largo del Nazareno, allora, iniziano a sgranare il rosario dei possibili candidati. C’è il ministro Madia. Ma non è considerata adatta al tipo di battaglia campale nella quale si trasformerà il Campidoglio. C’è il vicepresidente della Camera Giachetti. “Può arrivare al ballottaggio. Ma poi?”.

Nella lista compare un nome che fino ad ora non era mai stato preso in considerazione. Si tratta del presidente della Camera, Laura Boldrini. Un identikit adeguato a fronteggiare i grillini e a ricompattare il fronte sinistro. Ma presenta delle controindicazioni: come spiegare agli elettori che la terza carica dello Stato si dimette per fare il sindaco? E poi: chi prenderebbe il suo posto a Montecitorio? L’attuale ministro delle riforme Maria Elena Boschi o quello dei Beni culturali Dario Franceschini? “Il migliore, in teoria sarebbe Delrio – spiegano ai vertici del Pd – ma non è romano. Il più convincente allora è Nicola Zingaretti“. I riflettori stanno puntando proprio sul presidente della Regione Lazio. Il suo ruolo è una forza e nello stesso tempo una debolezza. Se si iscrivesse alla gara, infatti, si dovrebbe cercare un suo sostituto alla Pisana. Di certo, è la convinzione di Renzi, chi sarà candidato dovrà mettere a punto una sorta di “campagna elettorale all’americana: trasporti, nettezza urbana e periferie. Sulla periferia ci si deve impegnare più che sui quartieri centrali. È lì che si trovano i voti”. La macchina dem si metterà in moto nei primi mesi del prossimo anno. Con un’idea, appunto “molto obamiana”: volontari in tutte le zone della città a illustrare gli obiettivi dem.

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