Sette anni fa mandò all’aria il patto del Nazareno per far eleggere Sergio Mattarella presidente della Repubblica. Allora era il potentissimo segretario politico del Partito Democratico. Adesso è nelle condizioni di mandare all’aria perfino gli equilibri che reggono la maggioranza a sostegno di Mario Draghi. E poco importa se al momento è il capo di un partito, Italia Viva, che i sondaggi accreditano di un 2-3%.
Ricordatevi di Sergio
Nell’arena parlamentare Matteo Renzi si muove come nel giardino di casa. Sta dialogando con Matteo Salvini con un triplice obiettivo: favorire l’elezione di un presidente bipartisan, lasciare Mario Draghi a Palazzo Chigi, evitare le elezioni politiche anticipate. Per tutti questi motivi, dalla quarta votazione in poi, i grandi favorito per l’ascesa al Colle saranno Pierferdinando Casini (più gradito a Renzi) e Giuliano Amato (più gradito a Salvini).
Il leader di Italia Viva, tanto per confondere ulteriormente le acque, ha scritto sull’Enews: “I giornali raccontano di grandi discussioni sulle manovre politiche in vista dell’elezione del presidente della Repubblica. In realtà è tutto un grande “Bla Bla Bla” che copre la vera realtà: il capo dello Stato sarà eletto con la maggioranza più ampia possibile, non con due voti di scarto. E per questo vi invito a non dedicare troppa attenzione alle chiacchiere da bar: il Quirinale è una cosa seria e l’elezione si deciderà a gennaio in Parlamento, non a dicembre sui giornali. Pensate all’elezione di Mattarella: fino al giorno prima se l’aspettavano in pochi davvero, no?”.
I segnali di Fontana a Renzi
Contemporaneamente il vicesegretario della Lega Lorenzo Fontana in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, spiegava che “il Carroccio si confronterà per il Quirinale in primo luogo con Matteo Renzi e Italia Viva”. Aggiungendo che il suo Partito punta a un presidente della Repubblica “super partes”: “Il centrodestra si presenterà unito, ma per eleggere un presidente servono consensi più ampi. Bisogna trovare i numeri che non abbiamo. E non abbiamo preclusioni, nel dialogo, nei confronti di nessuno…. Berlusconi fa il suo gioco. Potrebbe essere un buon candidato. Sui 5 Stelle dico che un Partito che ha preso oltre il 30 per cento alle ultime Politiche merita rispetto. Ma sui risultati che ha ottenuto e su un certo modo di fare ho molte più riserve”.
Proseguendo: “Si stanno posizionando le armate. Ma il gioco vero si farà fra un mesetto. Renzi è dotato di un’abilità tattica non indifferente: ha un Partito piccolo, però sa che per il Quirinale i voti non si contano ma si pesano. La partita se la sta giocando al meglio, per i mezzi che ha. È un interlocutore con cui bisogna avere a che fare, se vogliamo centrare l’obiettivo di indicare un Capo dello Stato super partes e garante di tutti. Anzi: Renzi e un’eventuale aggregazione di Centro sono i più vicini a noi, dunque saranno i primi con i quali ci confronteremo”.
Difficile essere più chiari di così. Quando il gioco si fa duro, Matteo Renzi scende in campo.