Se la lingua italiana è come un panda: in via di estinzione

Giuseppe Coluzzi (Foto: AG IchnusaPapers)

Latina, la lingua italiana come un panda: in via di estinzione, va tutelata. Buona pure la seconda di Coluzzi: dalla statua per Hitler alla tutela della lingua italiana passando per i no vax

Buona pure la seconda. A distanza di due anni esatti Giuseppe Coluzzi ci riprova e supportato stavolta anche da Pina Cochi (Lega), la sua mozione in favore della tutela della lingua italiana passa di nuovo con il voto della maggioranza di centrodestra in Consiglio comunale a Latina.

Era il 23 marzo del 2022, all’epoca dell'”anatra zoppa“, quando Giuseppe Coluzzi (allora in Forza Italia, oggi in FdI) presentò per la prima volta in Aula la sua mozione in favore dell’uso della lingua italiana negli atti dell’amministrazione di piazza del Popolo. Allora passò con 14 voti a favore e 5 astenuti. Ieri l’ha presentata di nuovo, e stavolta è passata con 23 voti a favore del centrodestra e 8 contrari da Pd, Lbc, M5S, Per Latina 2032. 

Proteggiamo la lingua

Giuseppe Coluzzi

La lingua italiana, dunque, va protetta. Come un panda, è in via di estinzione. Anzi, come è stato ribadito più volte ieri dai consiglieri di centrodestra «è attaccata, penetrata, da inglesismi»; d’altronde, è stato sottolineato, «anche altre nazioni, la Francia soprattutto, hanno fatto atti analoghi in difesa del francese, nelle scuole, come anche nella pubblica amministrazione»; per non parlare degli «allarmi della stessa Accademia della Crusca».

Ma all’opposizione – che oggi è la stessa, più o meno, dell’allora maggioranza dell'”anatra zoppa” – non è andata giù: per Maria Grazia Ciolfi (M5S), «nel giorno in cui celebriamo la fondazione dell’Unione europea, dobbiamo riconoscere che in Italia l’inglese si parla ancora troppo poco»; e per Valeria Campagna (Pd) «il vero nemico dell’italiano è il cattivo italiano: impariamo intanto a usare bene i verbi». Ma una cosa soprattutto hanno contestato i consiglieri di minoranza: il fatto che nella mozione di parli di controlli e sanzioni, in caso qualche ufficio “sgarri”, usando termini non della lingua madre. 

Controlli e sanzioni

Ma cosa dice, di preciso, la mozione? Parte dal “DanteDì” e passa poi a ricordare la legge 482/1999. Che all’articolo 1 sancisce che «la lingua ufficiale della Repubblica è l’Italiano». Quindi, «non si vuole sminuire l’importanza delle altre lingue e in particolare dell’inglese, dato che in una società moderna la conoscenza di più lingue è fondamentale. Ma si vuole con chiarezza preservare un patrimonio unico».

D’altronde però, «molti Comuni italiani hanno deliberato l’uso della lingua Italiana negli atti ufficiali. Tra loro spicca Firenze per il quale, con mozione del 2 maggio 2023, si rende necessaria una legislazione che tuteli il nostro patrimonio idiomatico. Tutela sul piano economico, sociale, culturale e professionale». Dunque, «non è più ammissibile che si impongano termini stranieri, la cui corrispondenza italiana esiste, ed è pienamente esaustiva».

Il deliberato (fermo restando che nelle mozioni il termine “delibera” non andrebbe usato, secondo la segreteria generale dell’epoca dell'”anatra zoppa”) impegna infine sindaco e giunta «a dare le dovute disposizioni. Attuino la necessaria vigilanza ed adottino i dovuti provvedimenti in caso di non osservanza affinché negli atti ufficiali del Comune di Latina si utilizzino i termini della lingua italiana».

I vigili della grammatica

E qui scatta il dubbio: attuare la necessaria vigilanza e adottare i dovuti provvedimenti in caso di non osservanza? Sindaco e giunta diventeranno vigili? Emetteranno sanzioni sul mancato o non corretto uso della lingua italiana? 

Sulla bellezza, ma soprattutto sulla proprietà di linguaggio dell’italiano (sono circa 2 milioni i termini della lingua italiana, considerando anche le diverse forme di ciascun nome, articolo, verbo), non si discute. La sua articolazione, e la ricchezza di sinonimi, consente opere letterarie e poetiche che è superfluo qui ricordare. Che vada anche “tutelata”, considerando che una lingua viva si evolve come si evolve la società, è da valutare. 

Chi è Coluzzi

Medico, poi dirigente Asl per quasi una ventina di anni, in politica dal 1985 con la prima elezione in Comune nelle file della Dc: Giuseppe Coluzzi è stato più volte in Consiglio comunale di Latina. Le ultime, nel 2021 (con l'”anatra zoppa“) e l’attuale, dal 2023, prima in Forza Italia, poi in Fratelli d’Italia. È uomo che fa discutere spesso per le sue posizioni. In un passato ormai remoto, il suo nome risultò tra gli iscritti alla massoneria: nulla di biasimevole sia chiaro, la cosa gli procurò però qualche noia perché era un periodo in cui alla massoneria ordinaria se ne affiancava anche una occulta che fu sinonimo di trame oscure.

Esattamente dieci anni fa, nell’aprile 2014, Coluzzi finì agli onori della cronaca nazionale per avere proposto in Consiglio comunale di installare in luogo pubblico a Latina una statua di Adolf Hitler. Ma l’aveva proposta anche per Stalin e Mao: come se i busti degli altri due sanguinari dittatori rendessero più plurale il primo. «Per non dimenticare quello che ha fatto» precisò allora. 

Salterà la consiliatura 2016-2021, quella di Damiano Coletta con i numeri bulgari dei civici e in particolare del super gruppo di Latina Bene Comune. Ma nell’ottobre 2021 sarà rieletto, con Forza Italia.

Non era “no-vax“, ma era senza green pass

Foto: John Still via Imagoeconomica

Quando si era ancora in piena era Covid e di green pass fu tra gli scettici ed al tempo non si vaccinò con i primi antidoti disponibili. Non era “no-vax“, ma era senza green pass e per accedere in Aula consiliare si decise che ogni volta doveva presentare un tampone. Ribadirà poi sempre di non essere “no-vax”, ma di voler attendere vaccini più affidabili (e forse su Astrazeneca non aveva tutti i torti…). Soprattutto, mise in chiaro di non essere contrario alle vaccinazioni. 

Verrà rieletto nel 2023 e nel passaggio da un’anatra zoppa a un Consiglio di centrodestra con numeri bulgari, abbandonerà Forza Italia per aderire a Fratelli d’Italia, il gruppo più numeroso. Ed attento alla tutela della lingua della nazione.

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