Se si vuole fare una cosa e c’è la possibilità di farla, si fa e basta. E se non si fa, nonostante se ne abbia la possibilità, significa che c’è pigrizia, indolenza. Non la si è considerata abbastanza importante.
Andiamo sempre meno a votare. È una tendenza che si sta manifestando non solo in Italia ma in tutto il mondo occidentale, cioè quello che è nato sulle macerie di una guerra che ha distrutto tutto o quasi per colpa delle dittature.
Comprensibile. Ma per nulla condivisibile. Chi dovrebbe votare oggi per la prima volta è nato che c’erano già l’Euro, il 4G, la tv satellitare. Quel diritto è stato costruito invece sul sangue dei loro bisnonni: nessuno glielo ha raccontato, nessuna storia di sopraffazione, occupazione, distruzione, prevaricazione, torture, confini, gli è stata raccontata dalla viva voce dei testimoni.
Non possono sapere. E nemmeno nessuno gli ha proposto di studiarla. L’insegnamento della Storia in questo Paese è stato in larga parte cancellato.
Oggi il Consiglio dei Ministri ha detto che a febbraio, alle Regionali del Lazio e della Lombardia si potrà andare a votare anche il lunedì mattina. Benissimo. Ma è la motivazione ad essere sbagliata. Un tempo si faceva per consentire il voto agli operai che avevano turni particolari.
Oggi è pigrizia, indolenza. Non serve un giorno in più per votare. Serve far capire l’importanza del voto. Che è l’unica arma per non farci finire come i russi o i cinesi: nelle mani di autocrazie. Dove la possibilità di decidere, non c’è. E la libertà non solo di voto, ma anche di andare in giro con o senza velo, nemmeno la immaginano.