Top e Flop, i protagonisti di giovedì 18 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 18 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 18 aprile 2024.

TOP

SARA BATTISTI

Sara Battisti

Una scelta di campo che mette in gioco quel che ci si aspetta da una certa Europa e quello che una certa Europa non ha ancora saputo fare. Scelta che abbia nelle forze progressiste il suo baricentro e nel Partito Democratico uno dei motori portanti. Per difendere e far crescere la parte buona del mondo, non una parte schierata, senza fronzoli. Ci voleva una ispirata, autorevole e coraggiosa Sara Battisti per suonare una carica primeva su quello che davvero dovrebbe appartenere alla mission di chi mette la sua attività politica sotto l’egida di libertà e diritti. E non è un distinguo peloso, quello della consigliera regionale dem, non è una ricetta tra tante. No, Battisti ha fatto in modo che il focus fosse inconfutabile: se si vuole costruire un’Europa dei Diritti non c’è che un campo con cui stare.

Lo scrive nero sui bianco. Mettendo in chiaro che a dettare la linea è la storia. “Due miliardi di persone chiamate al voto nel mondo. 76 Paesi, tra cui gli Stati Uniti d’America. 400 milioni circa è il numero di cittadine e cittadine dei 27 Paesi Europei chiamati alle urne l’8 e 9 giugno. Sono i numeri che disegnano la cornice di un 2024 che è e sarà l’anno più significativo elettoralmente di sempre. Sono numeri rispetto ai quali non possiamo restare indifferenti quando ci interroghiamo e cerchiamo di tradurre la funzione del nostro Partito in questa fase storica”. E le guerre che sono tornate ad ammalare il Vecchio Continente che aveva l’illusione di averle bandite? Nessuno si senta spettatore e basta.

Nessuno si senta spettatore
Rifugiati ucraini a Korczowa (Foto: Bartosz Siedlik © Imagoeconomica)

“In questo momento sono in corso due gravissimi conflitti, quello tra Russia e Ucraina e quello israelo-palestinese. E che stanno determinando una situazione geopolitica di altissima tensione con le annesse ricadute sulle economie degli stati. L’Europa non è estranea a tutto questo e, in vista del rinnovo dei propri organi, si trova alle prese con la gestione di tensioni. Sulle questioni che rappresenteranno il cuore della imminente campagna elettorale. Gestione dei flussi migratori, politiche ambientali, giustizia sociale, scelte economiche, estensione della sfera dei diritti. Serve un messaggio corale, una strategia collegiale. Servono tutti quelli che hanno la libertà nel petto e non sui discorsi facili.

“La risposta non può che essere quella di un’Europa politica capace di rispondere collettivamente alle sfide di questo tempo. Troppo spesso, però, è apparsa come un’istituzione che, sotto il vessillo del rigore a tutti i costi, ha regolato e imposto agli stati regole rigide e svantaggiose per le cittadine e i cittadini. E’ stata proprio questa visione, non sempre rispondente al vero (basti pensare al programma PNRR), ad alimentare la crescita e l’affermazione di movimenti antieuropeisti e conservatori. Ecco perché il Pd che vede Sara Battisti deve essere olimpionico di salto con l’asta e “deve essere capace di andare oltre i confini nazionali”.

I modelli da seguire
Corrado Augias (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Ci sono modelli da seguire: “Per dirla con Corrado Augias, questa proposta deve essere fatta di ‘orizzonti, ideali e prospettive’ che nel tempo abbiamo smarrito. E quell’orizzonte ce lo sta consegnando la storia. Giustizia sociale, lavoro, tutela delle fasce deboli, equità, diritti, ambiente”. E’ una carica sanculotta ma saggia, quella di Battisti. “Dobbiamo assumerci la responsabilità di farcene carico e disegnare quella prospettiva. La semplifico dicendo che in questo momento tutte le forze politiche e sociali progressiste, devono rispondere unitariamente alla battaglia che abbiamo davanti. No alle destre che agiscono secondo la logica del più forte che sovrasta i deboli.

Perché al di fuori di quel recinto di probità sociale ci sono sistemi pericolosi: “In Italia questo si sta traducendo con politiche che tagliano servizi per chi sta peggio, soffocano le libertà individuali, limitano gli strumenti democratici. Basti pensare a quanto comunicato dal sindacato Rai, basti pensare alla manganellate date a studenti universitari mobilitati in tutti gli atenei d’Italia. Al premierato, all’autonomia differenziata. Non c’è una possibilità di dialogo con chi vuole rileggere la storia dell’Italia, racchiusa nella potente immagine finale del film di Paola Cortellesi ‘C’è Ancora Domani’. È una scelta di campo stare dalla parte della storia basata sui principi e i valori cardine della nostra Costituzione e dei trattati di pace”. Mettere la Terra ed i suoi sistemi di governo a servizio della felicità umana non è un’utopia, è un dovere.

Gli occhi di Berlinguer che guardano tutti
Enrico Berlinguer a Venezia nel 1980 (Foto: Gorup de Besanez)

Ed un piano. Che già qualcuno mise a terra, ed era un qualcuno Immenso. “‘Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato. E messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La prova per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita’. Chi lo disse? “Sono le parole pronunciate da Enrico Berlinguer nell’ultimo comizio a Padova. A quarant’anni dalla sua scomparsa queste parole risultano attualissime e ci impongono la responsabilità di ereditare quella capacità di farsi interpreti dei bisogni della collettività e metterci al servizio degli stessi. E a capofitto nella polemica di queste ore sulla scelta di un’icona che dovrebbe essere ecumenica e non di bandiera, Battisti rilancia.

Forte: “Per questo è un messaggio forte quello di aver voluto le parole e il volto di Berlinguer sulla nuova tessera del Partito Democratico. Perché l’alternativa a questo vento pericoloso che soffia nel nostro Paese, in Europa e nel mondo, si costruisce casa per casa, strada per strada. Teniamolo bene a mente, poniamoci in ascolto, facciamoci carico delle esigenze e dei problemi di chi vogliamo rappresentare; solo così torneremo ad avere credibilità agli occhi degli elettori e soprattutto agli occhi di chi ha scelto la strada del non voto per esprimere un dissenso”. Difficile dissentire o quanto meno non rifletterci su, anche senza una tessera in tasca.

Enrico di tutti, e Sara lo sa.

FEDERICA MONTARESI

Federica Montaresi (Foto: Andrea Calandra © Imagoeconomica)

Lei è Segretari* Generale dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale e dalla Florida se ne è tornata con uno splendido risultato che fa ben sperare per la Blue Economy. Quella stessa Blue Economy che è stata al centro del Forum sul Mare di Gaeta la settimana scorsa. E Federica Montaresi ha di che andar fiera, per come ha saputo mettere a sistema le nuove rotte “Blu” dell’economia italiana, un bacino che vale 161 miliardi.

Precondizione per un’operazione di successo in tema di crocieristica: sostanziarla dove la crocieristica tocca lo stato dell’arte, per battage e voluni economici. Cioè a Miami. E proprio la città-Mecca del divertimento e del turismo “old age” è stata teatro di un evento che ha dato la cifra della scommessa vinta dalla Montaresi.

La fiera crocieristica al top mondiale
Foto Mistrulli / Imagoeconomica

Evento nell’ambito del quale il porto di Marina di Carrara è stato step del Seatrade cruise global di Miami, questo assieme ai rappresentanti delle maggiori compagnie crocieristiche. Si tratta della fiera crocieristica più importante al mondo e l’Autorità del sistema portuale (Adsp) del Mar Ligure Orientale c’era. Con la Segretaria Montaresi sono stati sul pezzo la collettiva di Assoporti, Cruise Italy, poi il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi. In combo operativa con la Montaresi anche la responsabile settore promozione e marketing, Monica Fiorini.

I media hanno parlato di “uno spot sulle bellezze della nostra zona”. Il tutto per un porto “che sta rivestendo un importante volano nell’economia della nostra zona e per le nostre aziende del settore. Ha chiosato la Montaresi che ha guidato l’operazione: “Nel corso degli incontri di questi giorni, abbiamo promosso le opportunità già oggi offerte da Marina di Carrara e La Spezia”.

Porti “che riscontrano sempre grande apprezzamento. Nel 2023 gli operatori ci avevano sollecitato perché i progetti in corso venissero velocizzati. E quest’anno abbiamo ottenuto positivi riscontri grazie all’accelerazione impressa allo sviluppo del settore crociere”.

Uno dei settori del futuro che è già presente. Come la Blue Economy.

Frutto di mare.

FLOP

WANDA FERRO

Wanda Ferro (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Da un Sottosegretario all’Interno con delega specifica ci si sarebbe aspettata un’analisi meno “spottona”. Quella e dati più in linea con un trend che in Italia non ha mai seguito l’usta degli Esecutivi. Basti pensare che Bernardo “Binnu” Provenzano venne arrestato dopo un lavoro monumentale svolto con Silvio Berlusconi premier e con uno scatto di tempismo in purezza quando premier era Romano Prodi. Da sole sette ore.

Qual è il senso che Wanda Ferro pare non aver colto nella smania di fare pubblicità all’esecutivo di cui è parte? E’ quello per cui l’azione di magistratura e forze dell’ordine è fisiologicamente indipendente e scollegata dagli input dei governi. Anche perché ci mancherebbe pure che ogni singolo governo non dia input e rotte operative generali alla lotta alla mafia. Ma la Ferro ha preferito calcare la mano sull’azione di questo specifico team a Palazzo Chigi.

Calcare la mano, magari troppo

Perciò pur dicendo cose da scolpire nel bronzo le ha consegnate alla pubblicistica di basso rango di ogni governante che vuole mettersi sul petto medaglie spettanti a terzi. “Il governo Meloni e il ministero dell’Interno guidato dal ministro Matteo Piantedosi hanno dato avvio ad una nuova stagione sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata e della lotta alla mafia”.

Quale “nuova stagione”? Ferro motiva: “Grazie ad azioni incisive che non si limitano a colpire i membri dei sodalizi – come dimostra la cattura di pericolosi latitanti – ma mirano ad incidere direttamente anche sugli interessi economici dei clan”. Una notizia per l’onorevole Ferro: da sempre esecutivi, magistrati e polizie puntano anche la giugulare dei sodali, oltre che degli affiliati. E con risultati che non sono in eziologia con i calendari di legislatura. Per fortuna.

La delega di Piantedosi
Matteo Piantedosi

Questo, secondo Ferro, “dando grande impulso all’attività volta al riutilizzo a fini istituzionali e sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata”. E’ roba lodevolissima e non è roba mai vista, è roba che facciamo da decenni. E a chiosa: “Una materia su cui il ministro ha voluto darmi delega e sulla quale c’è un grande impegno dell’Agenzia nazionale”. Esatto, grande impegno, lo stesso impegno che c’è stato prima dell’onorevole Ferro e che ci sarà dopo di lei. Come si fa nei Paesi civili che hanno mission prescindenti dalla loro temporalità di governo.

“Nel 2023 sono stati in tutto 4.647 i beni confiscati che l’Agenzia ha destinato agli enti locali e a soggetti del terzo settore. Perché potessero essere utilizzati per finalità sociali o istituzionali”. Tutto “con un notevole incremento, pari al 57,74%, rispetto a quanto fatto nell’anno precedente”.

Numeri splendidi ma mal utilizzati, decisamente.

Pubblicità ingannevole.

NICOLA PORRO

C’è una chiave di lettura che va messa a capoverso di quanto segue. Ed è essenziale per capire come mai, anche al netto dell’articolo 21 della Costituzione e di una specchiata professionalità, magari Nicola Porro ha esagerato. Lo ha fatto nella sua personale crociata contro Roberto Speranza. Prima la key e poi il quadro di contesto. In epoca Covid, cioè quando la distanza tra Covid, paura del Covid e misure anti Covid era cortissima, non erano mancati gli oppositori-scettici.

A cosa? Alle politiche dell’allora ministro della Salute, indicate come liberticide anche al netto della gravità (INDUBBIA) di quel che accadeva. Il fatto è che però quelle opposizioni erano comunque stemperate da un clima generale in cui il virus incombeva. Quindi tutta una serie di personaggi politici, del mainstream e del giornalismo si ponevano domande sull’opportunità di quelle norme. Ma avevano ben chiaro lo scenario di una patologia che faceva stragi.

L’attacco a Speranza

Foto © Paolo Cerroni / Imagoeconomica

Ora che il Covid è finito come pandemia e si è blandamente endemizzato è partita una campagna feroce, profittatrice e un filino ipocrita. E con i toni un po’ pavidi di chi, fugate le remore da pericolo incombente, ha alzato i torni dell’attacco. Incentivando indirettamente anche chi oggi appena arriva Roberto Speranza gli dà “dell’assassino”. Che significa? Che Porro ha tutto il diritto di criticare Speranza sulle audizioni a cui il ministro si è sottoposto, ma non ha il diritto di esagerare.

E di fare rotta politica – ovviamente destrorsa – con ciò sul cui merito lui era stato scettico. Scettico ma non talebano “avvelenato”. Ecco il suo commento: “Sconcertante. Difficile trovare altri modi per definire quanto emerso dalla confessione ai giudici di Roberto Speranza sui vaccini anti-Covid.

“Gli avvocati Antonietta Veneziano e Angelo Di Lorenzo hanno seguito il procedimento giudiziario riguardante l’ex ministro della Salute e Nicola Magrini. Attenzione a quanto segue. (procedimento giudiziario) “che per il piddino si è concluso con una archiviazione”.

Lo slang sprezzante con i “piddini”

Perché usare questo sprezzante slang nel momento stesso in cui si assevera un’archiviazione, e che sarebbe stato fuori luogo anche in caso contrario? Perché la forma di Porro parte sempre dall’assunto che quelli che non piacciono a lui siano solo “robetta” su cui fare lessico salace? Poi il merito tronfio per le tesi di Porro. “Ebbene, Speranza con i pubblici ministeri ammise di essere sempre stato a conoscenza che un quinto degli effetti avversi dei vaccini era grave. L’occorrenza di effetti collaterali è sempre stata minimizzata pubblicamente da esperti e professoroni, se non negati”.

Falso, nessuno ha mai negato la possibilità di effetti collaterali come per tutti i vaccini. Ma tutti eravamo consapevoli che se non ci si inoculava quelli si rischiava di ammalarsi molto più facilmente. Ammalarsi gravemente o morire, in alcuni casi statisticamente molto più alti di quelli oggetto dell’ammissione di Speranza che Porro vorrebbe presentare come uno “scooppone”.

La “catena di montaggio”

Vaccini “sicuri ed efficaci”, il ritornello ministeriale, guai a parlare delle reazioni avverse. (…). “I numeri sono impressionati: il 20 per cento di casi sul totale di quelli segnalati all’Aifa, ossia solo una parte di quelli effettivamente verificatisi. Nonostante ciò, Speranza non rallentò la catena di montaggio delle iniezioni, nemmeno per i più giovani”.

Definire “catena di montaggio” un tentativo sistemico di salvare una Nazione non è molto professionale. Anche al netto di ogni giornalista di essere parziale pur restando obiettivo. Ma in questo caso pare che tra Porro e l’obiettività ci sia stata “reazione avversa”.

Partigiano suo malgrado.

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