Top e Flop, i protagonisti di giovedì 27 luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 27 luglio 2023.

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 27 luglio 2023.

TOP

CHIARA BRAGA – FRANCESCO SILVESTRI

Chiara Braga

Non è raro che in Italia accadano cose con buccia di fuffa e polpa d’acciaio. Sono cose che all’apparenza hanno il tono inconsistente dei destini ineluttabili. E sulle quali, all’improvviso, arriva una sterzata di etica che ne mette in luce sia la negatività che la bravura di chi le ha sconfessate.

Dopo la notizia dell’arrivo di un “aumento di stipendio per i capigruppo della Camera” hanno fatto fede le scelte di Chiara Braga e di Francesco Silvestri. In particolare del secondo, a contare le circostanze. Ma procediamo con ordine. Con una delibera votata all’unanimità dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio e l’astensione dei rappresentanti di Pd, Avs e Iv è successo quello che un po’ si temeva.

Vale a dire che ai presidenti dei nove gruppi parlamentari sarà corrisposta dalla Camera una indennità aggiuntiva. E si tratta di una somma individuata come pari a quella già erogata ai presidenti di commissione. Di quanto parliamo? Di 2.226,92 euro lordi al mese, 1269,34 euro netti.

Da quanto si apprende quell’aumento arriverà, ma ridotto alla metà, anche per i presidenti delle due componenti del gruppo parlamentare Misto. E’ inutile dire che una faccenda del genere, nei mesi bui del reset del Reddito di Cittadinanza e della vita grama in attesa della “ciambella” Pnrr, ha fatto insorgere un po’ tutti. E qualcuno è più che insorto solo su carta (o sul web). Quindi ha detto no all’aumento. La capogruppo del Pd Chiara Braga quei soldi non li vuole, come non li vuole Francesco Silvestri del M5S.

Attenzione, nel caso di quest’ultimo c’è un carico da mille in punto di nobiltà. Perché il suo gruppo quella delibera la ha votata e come, mentre il Pd della Braga aveva detto no a livello sistemico. Vale la pena di ricordarli, certi gesti.

Vale la pena perché non è da essi che l’Italia trarrà linfa economica e serietà di sistema. Ma il bello del fatto che c’è chi dice no, quello resta tutto. A prescindere.

Certi gesti.

FLOP

ALFREDO MANTOVANO

Alfredo Mantovano (Foto © Imagoeconomica)

La posizione di Alfredo Mantovano sulla possibilità che lo tsunami della riforma della Giustizia scalzi via anche un reato antimafia è stata netta. Anche a fare la tara al fatto che il Guardasigilli Nordio quell’ipotesi l’ha sconfessata. Netta al punto da far sospettare che sul caso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio abbia voluto più fare il bodyguard morale della premier Meloni che l’istituzione perfettamente a piombo e fuoco su un tema controverso.

Mantovano era stato chiaro ma non chiarissimo. E sulla scorta di una mezza levata di scudi dopo le recenti affermazioni di Carlo Nordio aveva spiegato una cosa. “Ai parenti delle vittime di mafia – a Salvatore Borsellino e Maria Falcone – dico che modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è un tema in discussione”. Poi l’aveva messa più a fuoco, la cosa, ed aveva spiegato più chiaramente il tutto. “Il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità”.

Ricapitoliamo: da un lato c’è una ipotesi avanzata e poi retrocessa del ministro della Giustizia. Si tratta della possibilità di “rimodulare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa”. Nordio non è nuovo a fughe in avanti rispetto ai “desiderata” della linea ufficiale. Perciò Mantovano è arrivato in soccorso del governo. E ha dato l’impressione di non avere in gran cura il soccorso di un serio impianto procedurale che faccia argine ai sodali con le coppole storte.

“La giurisprudenza sul concorso esterno è consolidata e non c’è bisogno di aprire un altro fronte”. Questo malgrado ci siano “interpretazioni diverse dei giuristi sul tema”. E’ tutto vero: sul tema si dibatte da tempo ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio richiama una sentenza della Cassazione -la 34895 del 2022- che “ha rivisto il concetto stesso di criminalità organizzata”.

Sì, ma perché mantovano ha “sbagliato”? Non lo ha fatto certo nel merito, quanto piuttosto nella forma. Una forma che non ha delineato la necessità di tenere certe leggi in piedi. Quanto piuttosto quella di dare mastice ad un esecutivo in cui ci sono ministri e soluzioni che sembrano prescindere, giusti o sbagliati, dal pensiero unico della leader.

E che piaccia o meno su un tema così delicato, questo non è esattamente il sale della democrazia.

Niente concorso, di colpa.

RICCARDO MASTRANGELI

Riccardo Mastrangeli

Il rischio è che al termine del bagno di realismo ad uscire dalla vasca non sia più l’elefante che vi è entrato ma un più comune topolino. Quella che è nata come metropolitana leggera e poi si è ridimensionato a Brt cioè bus multiplo su gomma ora rischia di trovarsi ridimensionato a navetta elettrica su una corsia preferenziale. È il risultato del tavolo tecnico che precede la discussione finale sul progetto.

La cosa può essere vista in due modi: come sempre dipende dal lato dello stadio dal quale si assiste alla partita. Il primo: una sconfitta per il sindaco Riccardo Mastrangeli che si ritrova con un progetto molto più piccolo di quello che si immaginava. Il secondo: una vittoria per il sindaco Riccardo Mastrangeli che comunque realizza un pezzo di quel cambio di abitudini e mentalità nel trasporto urbano di Frosinone, offrendo un’alternativa all’auto, con un progetto tarato sulla reale dimensione e struttura della sua città

Il nuovo piano non prevede né filobus, né tram, né metropolitane che sfrecciano in superficie. Ma ci sarà un bus elettrico da una trentina di posti che cammina in continuazione su una corsia dedicata a lui nella quale non si potrà parcheggiare e le auto dovranno lasciare libero il passaggio. Un anello che unisce da De Matthaeis, via Aldo Moro, via Marittima, via Don Minzoni, la Sacra Famiglia, via Licino Refice, piazza Pertini, Valle Fioretta, via Marittima. In tutto 4 chilometri sorvegliati dalle telecamere per evitare che le auto occupino quella corsia: salteranno i parcheggi sulla destra a bordo strada.

Efficace o meno, lo dirà la strada. Ridimensionamento o adattamento al reale, questione di punti di vista. Il fallimento vero sarebbe perdere i 2,5 milioni di euro del finanziamento previsto dal Pnrr. Entro la settimana prossima il progetto deve essere approvato. Nel frattempo c’è chi chiede modifiche sul percorso, chi ritiene inutile quel progetto, chi lo ritene addirittura dannoso perché si perderanno i posti auto. Forse il vero limite è proprio l’assenza di una coralità su un tema che dovrebbe unire. E non dividere.

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