Top e Flop, i protagonisti di sabato 5 agosto 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 5 agosto 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 5 agosto 2023.

TOP

VINCENZO DE LUCA

Vincenzo De Luca

Il dramma di quelli che ci capiscono è di vedere le cose prima degli altri. Non si tratta di rabdomanzia: più semplicemente è la vista acuta che si crea con gli anni e l’esperienza. Che – insegnava l’eterno democristiano Fernando D’Amata – è la sommatoria delle fregature che hai preso. Nel caso di Vincenzo De Luca nemmeno c’è stato bisogno dell’esperienza: è bastato un briciolo di buon senso e lucidità. Alle quali ha fatto ricorso mentre intorno a lui l’Italia andava nel panico.

La Campania è terra che con le epidemie ci ha fatti i conti da sempre: come tutti i popoli che hanno un porto aperto agli altri mondi. Colera, peste, tifo, quarantena: Napoli su questo può guardare Venezia negli occhi. Per questo il governatore della Campania, nel pieno caos della pandemia intuisce per primo una cosa: serve uno strumento con cui rendere accessibile la storia sanitaria degli infettati; qualcosa, tipo un documento, in cui si dica “questi signore è stato infettato dal… al… ma oggi è guarito e può accedere tranquillamente nei posti in cui entrano tutti gli altri”.

Ha disposto allora la stampa di una serie di smart card da dare ad ogni cittadino campano. A Palazzo Chigi lo sentono e fanno la stessa cosa. Ma senza card: si chiama Green Pass e te lo devi scaricare on line dal sistema sanitario. Nel frattempo De Luca le card le ha commissionate, a quel punto non servono più: la Corte dei Conti adesso gli chiede una giustificazione.

Pare di sentirlo davanti alla Corte, nel suo lessico posato ed arcaico, dall’effetto violento ancorché dal tono classicheggiante. “Mi comprendano, le Loro Eccellenze. È vero ho peccato. Ho commesso il reato d’eccesso d’intelligenza e scarsezza di burocrazia. Quella burocrazia che erroneamente viene attribuita a noi partenopei per via del celebre ‘facit’ ammuina’. E invece no. Davanti al covid non ci siamo ammuinati ma abbiamo agito. Prima e meglio dello Stato. Semmai è a lui che dovete chiedere il conto per avere capito ed agito dopo di noi”.

Il vero punto nodale però è un altro. Se Vincenzo De Luca decidesse di prendere di petto la situazione. E chiedesse alla Corte: “Scusate, ma cosa vorreste giudicare: la facoltà che è data dalla Costituzione ad un Governatore di regione e cioè di fare delle scelte?” Perché il punto è esattamente questo: la scelta di Vincenzo De Luca si è rivelata dannatamente legittima e giusta al punto che lo Stato fa lo stesso, seppure con una forma diversa. Ed il procedimento avviato dalla Corte sembra voler dire che invece i Governatori di regione stanno lì solo per recepire quello che gli viene disposto con le circolari dello Stato.

Il Federalismo non vale solo al Nord.

MAURO BUSCHINI

Provare a farlo cadere o anche solo traballare politicamente si è dimostrato facile come picchiare un rinoceronte con un piumino da polvere. Mauro Buschini è un politico di grana grossa del Partito Democratico e viene dalla scuola in cui insegnano che per vincere bisogna farsi piccoli, sottili e flessibili come un giunco. Che si abbassa quando passa la piena ma poi torna inesorabilmente al suo posto. Sta qui la sua strategia del silenzio e sta qui il suo permanere dietro alla scrivania anche dopo che le sue parti “avverse” hanno messo in cantiere piani per indebolirlo.

La strategia di Buschini è per certi versi masochista e del tutto incomprensibile ai moderni comunicatori. Per i quali ci si difende prima davanti alle telecamere e poi anche davanti alle Aule di Giustizia. Buschini viene dalla scuola per cui ogni cosa va fatta nella sede giusta. È per questo che ha scelto di affrontare in punto di Diritto il tentativo politico di disarcionare il centrosinistra che rappresenta. Ci ha provato, in tutta legittimità, il centrodestra che oggi governa la Regione Lazio: ritenendo sbagliata la norma che crea gli Egato cioè gli enti chiamati a concentrare la raccolta dei rifiuti in provincia anziché lasciarli ai Comuni.

Al Tar Mauro Buschini ci si è presentato da tecnico uscito temporaneamente dalla politica. E non ha caso ha affidato la difesa ad un professore che fino a poco tempo fa calcava l’Aula della Regione e quella del Senato. Buschini ha deciso di far rappresentare le sue ragioni dal professor Francesco Scalia. Che gli ha dato massa procedurale per farlo. Risultato: mica è tanto sicuro che la Regione abbia ragione, mica è tanto in dubbio la legittimità degli Egato. Sentenza: per ora resta tutto com’è ed a dicembre si entra nella polpa del merito.

Commenti? Nessuno, nell’ambito della strategia del silenzio. Ma è dirompente il primo segno del centrosinistra lasciato sui bastioni del governo di centrodestra. E fa strano che a lasciarlo siano stati due ex prestati ora a fare altro. Forse perché entrambi vengono dalla vecchia scuola della politica.

Tempra resiliente.

FRANCESCO DI COSTANZO

Francesco Di Costanzo (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Il campo su cui lavorare e ragionare è quello di Send, la nuova piattaforma del Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Con essa poi fa massa critica anche PagoPA, concepita “per digitalizzare e semplificare la notificazione a valore legale degli atti amministrativi”. Entrambe sono la prova provata di uno scatto in avanti su direttrici di cui l’Italia ha bisogno come non mai: praticità e digitalizzazione.

Esse infatti rappresentano “una innovazione importante che va nel senso della semplificazione e della sostenibilità”. Chiariamolo subito: il novero delle cose e delle persone che possono fare la differenza per il nostro Paese in regime di Pnrr e di rilancio dopo tre anni terribili è molto meno “mainstream” di quando non si creda.

Quelli che stanno cambiando l’Italia davvero o che ci stanno provando nel concreto non sono persone da un titolo al giorno. E il più delle volte non sono (solo) politici, ma tecnici, manager e praticoni con nicchie sociali e produttive strategiche occupate da tempo. Francesco Di Costanzo, presidente di Fondazione Italia Digitale è un lampante esempio di questo teorema che sta passando un po’ troppo sotto traccia.

Per lui “il digitale, in ogni sua forma, per funzionare bene deve essere innanzitutto popolare, nel senso di conosciuto, fruibile e diffuso”. E proprio da questo punto di vista “Send, il Servizio di Notifiche Digitali, rappresenta al meglio questi principi”.

Insomma, sarebbe ora di aprire il sipario sulla via maestra di un paese che non è fatto solo di ring e gargarismi partitici, ma che ha abili ed arruolati uomini e donne che sanno il fatto loro. E che mettono in pratica quello che, troppo spesso, la politica si limita ad enunciare solo per fare cassa di consensi.

Ciao ciao teoria.

FLOP

IGNAZIO VISCO

Ignazio Visco (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

Su di lui deve aver agito l’effetto dettato dall’arrivo imminente di colui che lo sostituirà. Ignazio Vicsco è e si appresta ad “essere stato” un governatore di Bankitalia controverso. Per alcuni ha fatto il suo dovere in un momento storico in cui fare di più sarebbe stato impossibile anche a Keynes. Per altri lui è (è stato) la prova provata che se a Capo della Banca d’Italia ci metti un tentennatore allora le cose vanno male come per la Legge di Murphy.

A Matteo Renzi, ad esempio, Visco è sempre piaciuto pochissimo, non che il parere dell’ex premier faccia Vangelo, sia chiaro, ma è un segnale. E di recente il governo Meloni ha indicato il 63enne Fabio Panetta, ex uomo forte di Bce. E proprio la politiche della Centrale Europea hanno messo Visco in condizione di essere quanto meno sospettato di “traccheggiamento”.

Sui rialzi dei tassi voluti da Christine Lagarde per lui “c’è rischio di ‘fare troppo’: dobbiamo essere attenti, perché potremmo andare troppo oltre rispetto ai nostri obiettivi. Per Visco Bce ha già ridotto l’entità degli interventi: “Ci siamo spostati da rialzi da 75 punti a 25 e nella lotta all’inflazione penso che stiamo seguendo la strada giusta”.

Tutto o quasi dice il contrario anche perché mancano interventi-sponda. Ma Visco questo non lo dice e parla solo per sua parte. “La risposta sulla durata in cui dobbiamo mantenere i tassi in territorio restrittivo è ‘non troppo a lungo’. E in chiosa: “Non penso che dobbiamo avere una recessione” e l’approccio giusto è quello di valutare volta per volta in base ai dati. Come?

“Stiamo facendo molte analisi quantitative, e non sono d’accordo con chi dice che abbiamo fatto molti errori nel valutare e nel reagire al balzo dell’inflazione. Che lui non sia d’accordo con chi lo critica è giustissimo, ma che chi lo critica non sia d’accordo con lui è sacrosanto. E Visco lo avrebbe dovuto riconoscere.

Visco(so) sui tassi.

Esci dalla versione mobile del sito