Top e Flop, i protagonisti di venerdì 3 maggio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 3 maggio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 3 maggio 2024.

TOP

GIANFRANCO ROTONDI

Gianfranco Rotondi (Foto Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

La solitudine d Matteo Salvini è evidente: abbandonato dai big della coalizione, mezzo perculato perfino da Giorgia Meloni a Pescara e totem di sondaggi non proprio lusinghieri, il Capitano è allo stremo. E come tutti quelli allo stremo ha deciso che per le Europee gli conviene fare abili arruolati personaggi polarizzanti come e più del peggiore lui.

Personaggi come il generale Vannacci, che però nella Lega e nel mainstream del centro destra piace come i cavoli a merenda. Uno come Luca Zaia, ascoltatissimo governatore del Veneto, ha già mandato a dire che non lo voterà: “Mi sentirei un traditore a non votare un veneto“. La riprova più netta l’ha data Gianfranco Rotondi con una serie di considerazioni tanto al vetriolo quanto condivisibili.

Scenario da ultra destra “tedesca”

Foto © Imagoeconomica

Si parte con un tweet: “Ho molto apprezzato la lealtà di Salvini verso Meloni e il modo in cui si è ricostruito una immagina di ministro del fare”. Poi il centrista affonda di punta: “Penso però che sbagli a candidare Vannacci, che il giorno dopo fonderà un’ultradestra di stampo tedesco.

Attenzione, Rotondi non è tra quelli che usano le zoppie di Palazzo Chigi per sabotare, ma che le indicano per evitare di finire a fondo con i più esagitati in tolda. Ecco la sua analisi: “Quella di Giorgia Meloni si conferma una leadership solida e duratura con cui la sinistra dovrà imparare a confrontarsi, quando smetterà di baloccarsi col diversivo dell’antifascismo”.

Insomma, il problema non è la premier che sa gestire i suoi scheletri, ma il suo vice che semmai are l’armadio e li scatena. Come? Con personaggi che hanno fatto florilegio a Salvini alla presentazione del suo libro con annesso duetto con Vannacci. Laura Ravetto, poi l’attore Antonio Zequila, noto alle cronache gossippare come “er mutanda” e “grande amico di Matteo”.

I sodali del Capitano
Claudio Durigon

Oppure Mauro Antonini, ex responsabile Casapound del Lazio. E, ovviamente con caratura di ben altro livello, lo stesso Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro. E malignamente ricordato dal Corsera perché “avrebbe voluto eliminare la dedica di un parco pubblico a Falcone e Borsellino, per ripristinare la vecchia: ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce”. Lui ha sempre negato, spiegato che si trattava di un fraintendimento, ma per smorzare le polemiche il sottosegretariato ce lo ha rimesso.

Il senso è un altro però: c’è un centro del centrodestra e c’è una Lega dentro questa Lega kitsch che stanno staccando l’ossigeno a Salvini. E Gianfranco Rotondi di questa eutanasia politica è di certo un lucido assertore. Forse il più lucido di tutti.

Balena saggia.

ALESSANDRO BARBANO

Alessandro Barbano (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

La sera, quando tutti sgattaiolavano a fare l’aperitivo e poi calzavano il casco per sfilare nel traffico e tornarsene a casa, lui si riapriva le pagine del giornale ad una ad una e controllava in maniera certosina ogni articolo, ogni titolo, ogni catenaccio, ogni didascalia. E spesso, al mattino, i redattori si trovavano in edicola un giornale diverso da quello che gli avevano lasciato la sera. Alessandro Barbano è così, maniacale come un giornalista deve essere ed innamorato della parola con le sensazioni, le reazioni ed i sentimenti che sa evoicare se poggiata nella giusta sequenza su un foglio.

Nel gruppo editoriale Caltagirone aveva percorso tutta la carriera. Capo della potentissima Cronaca di Roma, Capo Redattore Centrale, vice Direttore, poi direttore al Mattino. Ed infine la scelta di andare dopo oltre vent’anni. Senza mai smettere di scrivere. Ed appassionare, con la sua non comune capacità di raccontare, spiegare, coinvolgere, anche su temi complessi. Imperdibili i suoi La Gogna, in cui racconta cosa c’è davvero dietro l’inchiesta che ha fatto a pezzi il giudice Palamara. O L’Inganno dove mette in tacca di mira l’Antimafia e ne racconta i suoi usi, abusi e soprusi nel nome di un fantomatico bene. Fondamentale il suo Manuale di Giornalismo.

È scomodo Alessandro Barbano, al di là dei suoi modi garbati. È ruvido, ben oltre i suoi toni gentili. Dal 2 maggio firma il quotidiano Il Messaggero, lo hanno richiamato a via del Tritone chiedendogli di fare il direttore. E nel suo primo editoriale ha messo le cose in chiaro: quel giornale tornerà a far sentire la sua voce, eserciterà tutto il suo peso, lo farà su Roma e lo farà sul Lazio. Restituendo il peso ed il valore che Il Messaggero ha sempre avuto sui territori.

Stilografica e sciabola.

FLOP

GUIDO CROSETTO

Guido Crosetto (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Al ministro della Difesa che non ama gli eccessi del sovranismo è toccata una grana tecnica in purezza che però rischia di diventare grana grossa. C’è un preambolo: nella faccenda di tipologia e quantità di armi inviate all’Ucraina l’Italia ha scelto di secretare i dati. Noi non lo sappiamo cosa Roma abbia inviato e invii ancora a Kiev. Solo che ogni tanto quei dati se li fanno scappare gli esponenti di paesi amici, paesi che non hanno fatto la scelta un po’ carbonara di tacere ai cittadini la natura delle armi inviate.

Paesi come l’Uk, il cui ministro della Difesa Grant Shapps durante un tour alla fabbrica della MBDA ha vuotato il sacco. “L’Italia ha ceduto all’esercito ucraino i missili Storm Shadow. Il ministro ha sottolineato che anche la Francia e il Regno Unito “hanno fornito a Kiev lo stesso prodotto, ribadendo un’informazione però già nota, a differenza del caso italiano”.

Le parole del ministro Shapps

Lo ha spiegato Il Fatto Quotidiano. E qui si innesca la grana per Crosetto, che aveva spiegato come le armi inviate da Roma a Zelensky fossero rigorosamente difensive. Perché grana? Perché pesano le rassicurazioni sul fatto che “le armi cedute all’Ucraina sarebbero state usate per operazioni difensive. E non per condurre un attacco contro i soldati russi o addirittura all’interno del territorio della Federazione”. Il problema è che gli Storm Shadow non sono sistemi difensivi.

Con una gittata media di 250 chilometri ed un sistema di guida “fire and forget” (spara e dimentica) sono armi offensive allo stato dell’arte. Il Tercom (terrain contour matching) mappa il terreno con un altimetro-radar e il missile segue le curvature del suolo per poi abbattersi su obiettivi precisi. Insomma, è roba per attaccare senza alcuna ombra di dubbio.

Foto: Dario Pignatelli © Imagoeconomica

Le difese aeree non li rilevano e “possono eseguire manovre evasive nelle fasi finali del volo”. Hanno doppia carica: una per bucare anche i bunker più spessi e l’altra per fare spezzatino di tutto ciò che c’è dentro. Una doppia carica che oggi mette una doppia pena nel grosso petto del ministro Crosetto.

Quella di aver mentito e quella di giocare pericolosamente con lo scacchiere di ingaggio della Nato.

Guido io.

ILARIA FONTANA

Ilaria Fontana (Foto Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

«Siamo onorati che la deputata Ilaria Fontana, di cui avevamo perso le tracce in provincia e in Parlamento batta un colpo interessandosi di Ceccano. Ci chiediamo quanti ceccanesi la ricordino per le sue battaglie sull’Ambiente, visto che è parlamentare dal 2018 nel Movimento Cinque Stelle e che addirittura nel febbraio del 2021 è stata nominata Sottosegretario alla Transizione ecologica».

«Con la sua interrogazione, l’onorevole Fontana mette sulla graticola la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Frosinone e Latina affermando quasi “meravigliata” che la stessa abbia “rilasciato prontamente parere favorevole alla variante progettuale senza alcuna prescrizione specifica”».

«Facciamo notare che purtroppo la deputata del M5S è stata male informata. Sarebbe bastato chiedere se non al sindaco almeno agli uffici del Comune di Ceccano: avrebbe avuto subito la risposta. Non c’è stata alcuna “variante” ma “variazioni non sostanziali” al progetto esecutivo, approvate con delibera di Giunta n° 207 dell’8 luglio 2023, previa acquisizione del parere favorevole della Soprintendenza la quale le ha considerate migliorie che non comportano variante sostanziale».

Non serve altro. Ha già detto tutto il sindaco di Ceccano.

Tempo da perdere.

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