La nomina di Battisi alle Ferrovie va di traverso a Salvini

Perché le nomine alle Ferrovie decise ieri dal ministro Toninelli vanno di traverso al vice premier Salvini. Si tratta di manager interni. La Lega invece voleva piazzare uno dei suoi. Tria ha puntato su nomi che gestiranno le scelte industriali con il ministero dell'Economia. E non con i Partiti

di Claudio ANTONELLI
per LA VERITA’
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Per la seconda volta in meno di una settimana il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ha spiazzato quasi tutti. Prima ha fatto decadere via Facebook, l’intero consiglio di amministrazione di Ferrovie dello Stato, poi ieri ha annunciato la composizione di quello nuovo. (leggi qui Il ministro annuncia: il fiuggino Battisti nuovo Ad di Ferrovie dello Stato)

Bruciando sul tempo le comunicazioni ufficiali che, almeno nell’ ultimo decennio, sono sempre spettate al ministero dell’ Economia.

Il Tesoro è infatti l’azionista di maggioranza di Fs, e per statuto solo due poltrone in cda competono al dicastero guidato da Toninelli.

 

Se nella forma la scelta del grillino confligge con le competenze di Giovanni Tria, nella sostanza a uscire un po’ sconfitti dalla tornata sono palesemente i leghisti.

 

Il Carroccio aveva puntato sull’ idea di inserire al posto del renziano Renato Mazzoncini, Giuseppe Bonomi, uomo del Nord e della Lombardia storicamente legato alla Lega ma anche al mondo di Forza Italia.

È invece andata molto diversamente. Per il vertice la scelta è stata tutta interna. Il neo ad, Gianfranco Battisti, e il nuovo presidente, Gianluigi Vittorio Castelli, sono due uomini del gruppo. In particolare, Battisti è un veterano delle ferrovie, mentre Castelli è un informatico approdato più di recente in azienda.

Più nel dettaglio, il nuovo Ad è amministratore delegato di Fs Sistemi Urbani, la società che promuove e realizza i progetti di valorizzazione delle Fs nelle grandi città e che solo mercoledì scorso ha presentato con il sindaco di Roma, Virginia Raggi la «cura del ferro» per la Capitale.

Battisti ha gestito l’ avvio del servizio dell’Alta velocità a fine 2009: è stato infatti direttore della divisione passeggeri di Trenitalia dal 2009 al 2017. È in Ferrovie da 20 anni e conosce bene la macchina (e i treni). Prima aveva lavorato in Fiat.

Castelli , invece, dal settembre 2016 è direttore centrale Innovazione e Sistemi informativi. Ha alle spalle un lungo curriculum: laureato in fisica a indirizzo cibernetico presso l’Università di Milano, si è fatto le ossa dal 1978 per 18 anni, in Etnoteam, poi diventa ricercatore presso il dipartimento di scienze dell’Informazione, ma nel 1996 si trasferisce a Infostrada, nel 2000 è a capo del software Fiat, poi si sposta a Omnitel e a Vodafone, nel 2006 assume la guida dell’ It di Eni, nel 2015 lascia Eni e fonda, all’interno della Sda Bocconi, il Devo Lab, per poi approdare in Fs.

 

Gli altri consiglieri si chiamano Flavio Nogara, lecchese già nel cda di Trenord, Cristina Pronello, proveniente dal Politecnico di Torino e scelta nel 2016 per guidare l’Agenzia regionale per la mobilità del Piemonte. Il suo nome piaceva a Virginia Raggi come assessore, ma la diretta interessata aveva declinato.

A fare capolino in cda c’ è anche Andrea Mentasti già direttore generale di Sacbo, la società che gestisce l’ aeroporto di Bergamo. Manager stimato anche da Bobo Maroni è apprezzato anche dalla gestione attuale della Lega.

 

La realtà che i due nomi leghisti in consiglio non avranno grande voce in capitolo. Innanzitutto troveranno un forte bilanciamento da parte delle due consigliere che sono state confermate. Si tratta di Wanda Ternau e Francesca Moraci, quest’ ultima proveniente da Anas. Sono state le uniche a dare le dimissioni il giorno prima che Toninelli facesse decadere l’intero cda e il loro ritorno è dovuto alla benedizione ricevuta da Tria.

Godevano di un vantaggio. Palazzo Chigi non le considerava renziane. Semmai la loro nomina in qualche modo è riconducibile al nome di Pier Carlo Padoan. E ciò sta confermando una prassi. Tria non interviene mai a spostare in modo sostanziale pedine messe a punto da suo precedessore.

Una scelta nemmeno troppo starna vista che l’ attuale ministro dell’ Economia è sempre più considerato un elemento di continuità con la componente europeista.

Anche la scelta di nominare due interni al vertice di Fs non è certo da imputare ai grillini, sebbene si siano subito vantati di fare nomine interne e quindi meritocratiche e non politiche.

La realtà è che Tria vuole avere il controllo di quanto accadrà dentro Fs. Sarà lui a gestire l’eventuale passo indietro nel matrimonio con Anas e pure a valutare le dichiarazioni di Toninelli sul trasporto regionale.

Su questo i grillini sono ben consapevoli che Tria non commenterà mai le mosse delle controllate e quindi hanno buon gioco per intestarsi scelte e politicizzarle a proprio favore.

 

Già ieri pomeriggio – a nomine calde – Stefano Buffagni, delegato 5 stelle alle Partecipate, ha subito smontato l’idea di scorporare Trenord da Fs. La cosa che più premeva alla Lega.

Insomma, mentre Tria prosegue nel blindare le poltrone, gli altri partiti proseguono nella campagna elettorale.

 

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