E monsignore ‘scomunica’ i social: «Basta con il mercato dell’insulto»

Ambrogio Spreafico ©

Il vescovo Ambrogio Spreafico, intervenendo al Sinodo della Chiesa valdese punta il dito contro gli insulti sui social. "Sono peccati da confessare"

Vade retro insulti anche via social. «Insultare o anche solo condividere sui social un insulto è peccato e deve essere confessato»: lo ha denunciato monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione per il dialogo e l’ecumenismo dei vescovi e vescovo di Frosinone, intervenendo al Sinodo della Chiesa valdese in corso in Piemonte, a Torre Pellice.

Ambrogio Spreafico

«Prendersela con qualcuno è la scelta quotidiana di molti» ha osservato ancora il vescovo sostenendo che il mondo dei social è il «nuovo mercato dell’insulto e della condivisone dello scontro dove gesti e parole rendono sempre più difficile una convivenza pacifica pur nella differenza di ognuno».

«Questo modo di vivere – ha osservato ancora il vescovo Ambrogio Spreafico come riferisce l’agenzia Sir – sta diventando sempre più l’attitudine di donne e uomini che non si ascoltano e non si parlano, e quindi vedono istintivamente in ognuno un possibile rivale o persino un nemico».

Il rischio è quello di essere «fagocitati dall’omologazione di un mondo che ci vorrebbe donne e uomini che sfuggono e rifiutano la diversità che li caratterizza e cercano solo “cloni” con cui vivere la loro povera vita». Proprio per questo, «a volte i social, pur nella loro innegabile positività, favoriscono questo scelte, mentre rendono facili compagni di viaggio della paura e della solitudine».

Da qui l’appello agli “amici” delle Chiese metodiste e valdesi in Italia: «Non possiamo rinunciare a questo impegno, soprattutto oggi, altrimenti saremo fagocitati dall’omologazione di un mondo che ci vorrebbe donne e uomini che sfuggono e rifiutano la diversità che li caratterizza e cercano solo ”cloni” con cui vivere la loro povera vita».

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