Erano le 22.34 del 25 febbraio 2016 quando l’allora vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, non ancora capo politico del Movimento Cinque Stelle, esternò così con un tweet:
“Alfano indagato per abuso d’ufficio. Le nostre forze dell’ordine non possono avere il loro massimo vertice indagato. Si dimetta in 5 minuti”.
Angelino Alfano era il ministro dell’Interno in quel momento.
Naturalmente stavolta Di Maio non ha fatto e non farà mai lo stesso tweet e non chiederà le dimissioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini, leader della Lega.
Tutt’altro: alla ore 10.10 di domenica mattina, intervenendo su Facebook ha detto: “Il nostro codice etico dice che Matteo Salvini non si deve dimettere”.
In politica le situazioni cambiano a seconda dei posti che si occupano, se quelli dell’opposizione, della maggioranza o perfino del governo. Ma nella lunghissima e convulsa giornata di ieri è avvenuto anche dell’altro, riportato dal Corriere della Sera. E cioè che Luigi Di Maio ha incalzato Salvini a decidere, ad autorizzare lo sbarco degli immigrati della Diciotti. Perché non riusciva a tenere più i suoi.
In effetti la base del Movimento Cinque Stelle da tempo chiede che la soluzione umanitaria sia prevalente rispetto alla linea dura. E da quando il presidente della Camera Roberto Fico è uscito allo scoperto, nei pentastellati questa richiesta sta salendo. Di tono e di livello.
E’ probabilmente questo il fronte politico più delicato per il governo gialloverde guidato dal premier Giuseppe Conte e fortemente caratterizzato proprio da Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
La sconfitta diplomatica incassata dall’esecutivo con l’Unione Europea è destinata a lasciare il segno (leggi qui Tajani contro Di Maio: «Con le sue minacce ottiene l’effetto contrario») e tra qualche settimana si capirà se davvero è in arrivo un’altra tempesta finanziaria oppure no.
I sondaggi continuano a registrare un clima da “luna di miele” tra il Paese e l’alleanza Lega-Cinque Stelle. Non si può escludere, quindi, che di fronte alla prossima crisi (dei migranti, finanziaria o su qualunque altro argomento) il Carroccio possa essere tentato dall’idea di elezioni anticipate.
I problemi sarebbero tutti per i Cinque Stelle, perché la sensazione è che Roberto Fico non abbia mai abbandonato l’idea di una maggioranza alternativa con il Pd.
A quel punto la parola andrebbe al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.