Matteo Renzi ha consegnato ufficialmente la dichiarazione di guerra al Partito Democratico, che pure ha guidato per due volte come segretario e con il quale è arrivato a Palazzo Chigi.
Ha detto Renzi: “Il nervosismo di alcuni ex colleghi è comprensibile. Noi vogliamo fare ai dem quello che Macron ha fatto ai socialisti. Vogliamo assorbirne il consenso per allargare al centro e alla destra moderata. Il disegno è dichiarato e io penso che nei prossimi tre anni si realizzerà”.
Non c’è bisogno di aggiungere altro.
L’operazione politica che ha portato Macron all’Eliseo è avvenuta a spese della Destra gollista e del Partito Socialista francese. Matteo Renzi vuole fare la stessa cosa, ma ci sono delle differenze.
Intanto la Destra gollista francese in Italia non c’è. Lega e Fratelli d’Italia non concederanno neppure un consigliere circoscrizionale a Italia Viva. Resta Forza Italia e questo spiega il nervosismo di Silvio Berlusconi, specialmente nei confronti di quegli scenari, come quello relativo a Mara Carfagna, che possono indebolire gli “azzurri”.
A questo punto però è Nicola Zingaretti che deve reagire. Chiedendo al Partito Democratico se sono tutti disposti a remare dalla stessa parte. Ma non può farlo se non darà prima un’impostazione di condivisione e partecipazione totale nel Partito, anche nella direzione di quegli ex renziani che hanno deciso di restare. L’area di Luca Lotti e Lorenzo Guerini innanzitutto.
Soprattutto però Nicola Zingaretti deve decidere il da farsi sulle elezioni. Perché restare a logorarsi al Governo, ricevere porte in faccia dai Cinque Stelle, difendere un premier complicato da sostenere come Giuseppe Conte, perdere le regionali e tutto il resto rischia di essere controporducente. Tre anni in queste condizioni rischiano di essere più utili a Matteo Renzi a far crescere il proprio Partito. I gruppi che stanno ora con Renzi sono quelli eletto nel Pd.
Nicola Zingaretti ora deve valutare le due ipotesi. Se avrebbe un respiro politico migliore lavorando su questo Governo e dandogli una personalità oppure se lo avesse staccando la spina, presentandosi alle elezioni, portando in Parlamento gruppi del suo Partito Democratico. E ridimensionando Matteo Renzi sul nascere. La partita vera è questa.