Via alla fase due. Nicola Zingaretti archivia la pratica Giunta (leggi qui Tutti gli uomini dello Zingaretti II: ecco la giunta). E apre il fasciclo Maggioranza: dalla prossima settimana inizia il confronto ufficiale con le delegazioni delle tre forze di opposizione. Cerca un equilibrio che gli consenta di governare nonostante l’anatra zoppa: 24 consiglieri con lui e 26 con le opposizioni.
Accordi sotto banco, nemmeno a parlarne. Il governatore brucia ancora una volta tutti e rivela le proprie mosse anticipandole sulla sua pagina Facebook.
Dalla prossima settimana incontrerò tutte le forze politiche di opposizione per aprire un confronto su un’agenda possibile di temi e questioni da affrontare nei prossimi mesi approvando leggi e provvedimenti. Sono assolutamente cosciente della situazione particolare che si è determinata in questa legislatura ed è quindi giusto condividere un’idea di percorso possibile basato su priorità e scelte strategiche per il bene del Lazio. Un’agenda quindi condivisa.
Il Governatore viene da lontano. Sa che l’unico luogo politicamente sicuro è la luce del sole. Perché da un accordo raggiunto in cantina si può tirare dietro chiunque. In qualsiasi momento. Facendogli fare la figura di quello che ha tentato di fare quanta più strada gli riuscisse, aggrappandosi al predellino della Regione. E quando lo lasceranno a piedi dovrà pure dire grazie per i chilometri percorsi.
Allora niente cantina. La discussione si fa nelle Commissioni ed in Aula. L’accordo, se si fa, si raggiunge sui programmi: si annuncia in aula, chi ci sta vota e chi non ci sta lo dice subito. E se ne assume la responsabilità. Dicendo no a Zingaretti ma anche al progetto concreto sottoposto al voto dei Consiglieri.
«Per garantire la massima trasparenza a questo lavoro il luogo naturale del confronto di merito saranno le Commissioni e l’Aula con il protagonismo degli eletti. E’ una sfida complessa – sottolinea Zingaretti – ma paradossalmente anche con grandi potenzialità, perché impone a tutti un passo in avanti nel confronto su temi e questioni delicatissime».
Come farà a governare senza numeri? La risposta è: dove sta scritto che li debba avere. Lo Statuto regionale non prevede il voto di fiducia, come invece avviene per il Premier quando si presenta di fronte a Senato e Camera.
Il Lazio funziona come il Parlamento Europeo nel quale non esistono maggioranze precostituite e questo impone a tutti un confronto molto concreto nel merito dei provvedimenti. Un tempo funzionava così anche in Italia. È stato il tempo in cui il Paese è stato ricostruito ed è arrivato fino alla metà degli anni Novanta.
Nicola Zingaretti sa che non sarà come una passeggiata sui monti Ernici. E lo scrive in quello stesso post su Facebook.
«È un impegno difficile ma, mettendo al centro il rispetto delle idee degli altri e l’interesse generale della Regione, credo che si possa aprire una fase molto positiva per il Lazio. Da parte mia farò di tutto per garantire insieme collegialità e capacità di decisione a difesa del ruolo delle Istituzioni e per il bene dei cittadini”.
In quattordici minuti il post raggiunge i 106 ‘mi piace’. Non sono voti. Ma è un segnale.